Ferrari, il retroscena sul Gp Austria Leclerc girava lontano dal limite
L’inversione di tendenza c’è stata su un tracciato dalle caratteristiche diverse rispetto a Montreal. A reagire è stato lo stesso gruppo tecnico che ha progettato la SF-23, a conferma che la monoposto nata sotto la precedente gestione di Binotto non è un bidone ma neanche un missile, guardando al ritmo di Verstappen. E alla rimonta di Perez (da quindicesimo a terzo), la battaglia con Perez sarà anche stata bella come ha detto il presidente Elkann, ma lo spagnolo si è dovuto arrendere. Se il messicano uscirà dal torpore sarà molto difficile toglierli il secondo gradino del podio, al netto di episodi.
L’obiettivo non è lo squadrone blu, che ha sviluppato la macchina con il contagocce perché è talmente forte da non averne bisogno, ma restare davanti a Mercedes e Aston Martin, tenere sotto controllo la crescita della McLaren (bene Norris con gli aggiornamenti, arriveranno anche per Piastri). Nell’analisi della corsa austriaca emergono indicatori interessanti: la Ferrari ha girato lontana dal limite, soprattutto quella di Leclerc. Per una scelta precisa, conservativa, che privilegiava l’ottimizzazione del nuovo pacchetto aerodinamico (ala anteriore e fondo) a discapito della prestazione massima. Per portare a casa il podio.
Sulla pista inglese saranno introdotte altre due novità aerodinamiche, a Maranello c’è fiducia per un esame ancora più severo di quello dell’Austria. Per i curvoni veloci d’appoggio, che la Rossa soffre in particolar modo. I punti interrogativi non sono pochi: dall’adattamento alle nuove gomme Pirelli (progettate per l’incremento delle prestazioni delle monoposto), alle comunicazioni fra muretto e piloti, al Red Bull Ring Leclerc si è preso una penalità nelle qualifiche alla Sprint Race. A Silverstone è nato il Mondiale di F1, lì può rinascere la Ferrari. Forse.