Ferrari 250 LM – L’ultima regina di Le Mans fatta dal Drake
Tutta questa premessa per dire: Ferrari 250 LM. Grazie al cavolo, dirai tu. Che ovviamente non puoi sapere che io ho 10 anni meno di lei e che quindi non ho fatto in tempo a vederla correre. O vincere. Non basta, oltre a non averla mai vista in casa, cosa ancora più grave, quando ero bambino non c’era neanche tra le mie macchinine… Insomma, questa bomba sexy di 60 anni fa, fino a quel martedì 18 agosto del 2009, ore 12:54 (e 22 secondi), per me non era mai esistita.
Nella mia vita, l’ultima Ferrari di Ferrari (Enzo) ad aver vinto a Le Mans, insomma la berlinetta derivata dalla 250 P, entra con un colpo di scena da film: in testacoda. Proprio davanti ai miei occhi, che sono imbambolato di fronte a quella giostra ipnotica che è il cavatappi di Laguna Seca, in California.
Molto rumore per nulla. Per fortuna solo tanto fumo (e polvere) e niente botto: il pilota, graziato e trasfigurato, scopre che dio c’è e non ce l’ha con lui. E anche se l’eclissi non è stata totale, il pubblico applaude lo stesso. C’è pure chi ha avuto la prontezza di scattare qualche foto. Come quella che vedi (che è mia).
Dopo queste presentazioni, immaginati la curiosità con cui ho voluto approfondire la sua conoscenza (della macchina, non del pilota). Di lì a un mese torno in Italia e mi chiudo nello studio di mio padre. Scusa, dico, devo vedere una cosa. E mi metto a spulciare tra gli annuari che furono per amici e collaboratori nel mondo di Ferrari. E così scopro che al suo convegno annuale del 1964 (11 gennaio, che era un sabato), al ristorante Fini di Modena, dopo aver imbottito gli invitati con galantina, polpettone etc (debitamente carburati da Lambrusco Riserva Secco, Spumante Brut e Sassolino Toschi), il Drake distribuisce l’album del millenovecentosessantatre in cui la Rossa in questione viene presentata così: Parigi. Ottobre. Fa la sua comparsa ufficiale al Salone dell’automobile la Berlinetta 250/LeMans, direttamente derivata dalla 250/P. E dopo l’ufficialità dell’annuncio, seguono le istruzioni per l’uso: La nuova Berlinetta 250/LeMans, produzione 1964. La macchina per i clienti che amano le competizioni e che ci sanno fare.
Il segreto di tanto successo? Lo ricorda il campione inglese David Piper, citando Mauro Forghieri: Nello studio e nella successiva messa a punto della Le Mans, che pure nasceva dalla 250 P, non dimenticammo mai di perseguire l’obiettivo di fare una vera GT. Questo grande pregio si trasformava in handicap perché l’auto era diventata, come dire, troppo confortevole, ma aveva anche il grande dono di lasciar fare al pilota tutto quello che voleva; intendo dire che era un mezzo straordinariamente adattabile, andava bene alla Targa Florio come al Nurburgring; cambiavamo i rapporti, ma gli assetti erano sempre quelli, una volta che un pilota imparava la Le Mans non c’erano problemi, non tradiva (Ferrari 250 Le Mans Berlinetta, La Mille Miglia Editrice – 1988).
I numeri fortunati? 12 cilindri a V di 60 gradi, 2.953 poi diventati 3.285,7 cc, sei carburatori doppio corpo verticali, 79 kg di telaio (tubolare a traliccio), 295 km/h di massima. Ma, soprattutto, 1+31. Ovvero gli esemplari costruiti: la numero di telaio 5149 (250 LM) e le altre (275 LM).