16089548_small (2) (1)
Le cosiddette “pompe bianche” sono distributori indipendenti che spesso offrono benzina e gasolio a prezzi più bassi. Sono dette anche stazioni di rifornimento “no logo” ed esistono in Italia da diversi anni. Ce ne sono in Italia 7.700 – i distributori sono 22mila in tutto. Svincolate da un sistema monopolistico di acquisto, offrono prezzi tendenzialmente più bassi. Le loro spese sono alleggerite anche dai costi onerosi legati a marketing e comunicazione pubblicitaria oltre che alla filiera distributiva. Non applicano quindi offerte e promozioni, campagne pubblicitarie, premi e bollini.
Le “pompe bianche” riescono in alcuni casi a diversificare le proprie forniture grazie alla loro rete di rapporti. Spesso e volentieri le stesse non applicano una tariffa maggiore per il prodotto servito. Devono comunque rispettare gli standard qualitativi delle altre stazioni, sono sottoposte anche queste a controlli in fase di produzione e distribuzione. La convenienza dei prezzi dipende quasi esclusivamente dall’accorciamento della filiera distributiva.
Al Corriere della Sera il Presidente della Figisc, la Federazione italiana gestori impianti stradali carburanti di Confcommercio, ha detto: “Si indaghi sui carburanti importati illegalmente che rappresentano il 30% del totale. Qui lo stato perde 13 miliardi di euro”. In un’audizione in commissione parlamentare di inchiesta sulle mafie il direttore uscente dell’Agenzia delle Dogane, Marcello Minenna aveva segnalato: “Sul tema delle accise sono stati fatti controlli sulle frodi carburanti, fondamentalmente collegabili al fenomeno delle pompe bianche”. Il comandante generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Zafarana, nella stessa audizione: “Si tratta principalmente di settori della logistica petrolifera e di distributori senza logo, cioè pompe bianche, attraverso cui le organizzazioni criminali realizzano le condotte evasive che consentono di immettere sul mercato carburante a prezzi fortemente concorrenziali”.
Il decreto approvato martedì scorso prevedeva che i distributori esponessero accanto al proprio prezzo di vendita quello della media nazionale pubblicato ogni giorno dal ministero delle Imprese e del Made in Italy. Per scongiurare presunte speculazioni. Altre modifiche introdotte ieri: la proroga della non tassabilità dei buoni benzina fino a 200 euro ceduti dai datori di lavoro privati ai dipendenti e una norma per il rimborso spese dei pendolari con i mezzi pubblici. Le associazioni di categoria hanno annunciato ieri uno sciopero per i prossimi 25 e 26 gennaio contro “un esecutivo a caccia di risorse per coprire le proprie responsabilità politiche”.