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Azioni Ferrari: entrano nell'Eurostoxx e scatta il buy?

Il quadro non è cambiato molto. Tutti a urlare contro inflazione e recessione ma la prima è al ribasso e la recessione non si vede ancora. E’ come un concerto in cui i musicisti suonano sempre lo stesso ritornello e il direttore d’orchestra non riesce a farli smettere. Vediamo il ritornello, anche se i lettori lo conoscono a menadito.

Negli Stati Uniti il settore dei servizi continua a mostrare segni positivi di crescita. L’indice rilasciato oggi dall’Institute for Supply Management (ISM) ha evidenziato un valore di 54,5 punti, sostenuto da un aumento delle nuove ordinazioni, in crescita rispetto ai 52,7 punti del mese di luglio. Questo dato sottolinea una certa robustezza del trend economico in atto, almeno per quanto riguarda il comparto in questione.

La posizione della Federal Reserve è improntata alla cautela. Susan Collins, presidente della filiale di Boston, ha sottolineato l’importanza di una gestione paziente dei tassi d’interesse. La sua preoccupazione principale riguarda l’inflazione, e sostiene che sarà necessario ulteriore tempo e dati concreti per convincerla del fatto che sia effettivamente sotto controllo. Una visione che si sposa con le sue aspettative di una possibile frenata economica nel prossimo futuro.

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In attesa della riunione del comitato di politica monetaria prevista per il 19 e 20 settembre, la Federal Reserve presenterà alle 20 il suo “Livre Beige”. Questo documento offre un’analisi dell’andamento economico del paese, fornendo indicazioni preziose ai membri del comitato. Secondo l’analisi del “Fed Watch” del CME Group, vi è una probabilità del 93% che il tasso d’interesse della Fed rimarrà invariato, situandosi tra il 5,25% e il 5,5%. Le previsioni per novembre indicano una probabilità del 60,3% che il tasso rimanga stabile, in calo rispetto al 71,8% stimato solo un mese fa.

Abbiamo già scritto che la priorità è l’inflazione e che a forza di essere la priorità si arriva alla recessione, di cui tutti parlano come l’araba fenicia ma di cui nessuno ancora intravvede le corna. Ricordo che questa “cosa” è durata 10 anni per tutti gli anni 90 e abbiamo assistito al più grande bull market che la storia aveva visto fino a quel momento. Molti dicono che non sarà come allora perché la storia si ripete ma mai uguale a sé stessa e quindi è possibile che la recessione non la vedremo mai e che l’economia cresca di più dell’inflazione.

Stiamo a vedere.

Nell’area dell’Eurozona gli ultimi dati di luglio arrivati oggi mostrano che le vendite al dettaglio continueranno a diminuire nel corso dell’anno a causa degli effetti del progressivo restringimento della politica monetaria che impattano sui consumatori. In Germania la situazione appare ancora più complessa che nel resto d’Europa. Gli ordini industriali tedeschi hanno subito infatti una brusca caduta dell’11,7% nel mese di luglio, un calo ben superiore al 4,3% atteso dagli analisti.

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Questi dati, giungendo subito dopo una contrazione nel settore dei servizi USA, intensificano le pressioni sulla Banca Centrale Europea (BCE) alla vigilia della sua prossima decisione monetaria, prevista per il 14 settembre. Klaas Knot, membro del consiglio dei governatori della BCE, in una recente intervista a Bloomberg ha fatto notare come gli investitori che scommettono sul mantenimento invariato dei tassi d’interesse da parte della BCE nella prossima riunione potrebbero sottovalutare la reale probabilità di un rialzo. Della serie alla BCE vige l’antico motto “muro o non muro un passo avanti”. Vediamo ora una azione che attira la nostra attenzione.

AZIONI FERRARI: Ferrari infatti ha vissuto un anno stellare. La casa automobilistica ha registrato un impressionante aumento del 42% nel valore delle sue azioni dall’inizio dell’anno. Questa crescita ha spinto le azioni ad avvicinarsi nuovamente al loro record di 300 euro raggiunto a luglio, sette volte il loro valore al momento dell’introduzione in borsa nel gennaio 2016. Tale performance ha portato a una valutazione di Ferrari intorno ai 54 miliardi di euro, ovvero circa 41 milioni di euro per ogni auto venduta l’anno precedente, per un totale di 13.221 auto.

Osservando i risultati di Ferrari, ci si rende conto dell’incredibile potere di determinazione dei prezzi dell’azienda. Nel primo semestre, sono state vendute 6.959 auto, registrando un aumento del 3,8% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, ciò che è davvero notevole è che il fatturato è cresciuto del 17,2% (o del 15% a parità di condizioni), raggiungendo i 2,9 miliardi di euro. Il profitto operativo ha fatto un balzo del 30,5%, attestandosi a 822 milioni, con un margine operativo del 28,3%, in crescita rispetto al 25,4% dell’anno precedente. Il risultato netto è cresciuto del 29%, raggiungendo i 631 milioni di euro. Ancora più sorprendenti sono stati i risultati del secondo trimestre, con un margine operativo che ha sfiorato il 30%, nonostante un calo dei volumi di vendita del 2%.

In una recente conferenza sugli utili, tenutasi il 2 agosto, Benedetto Vigna, CEO di Ferrari, ha sottolineato le “eccezionali performance nella personalizzazione”. Questi programmi permettono ai clienti di personalizzare le loro auto, un servizio che ha registrato un’enorme popolarità. Questo, insieme alle serie limitate altamente redditizie, ha ulteriormente rafforzato la posizione di Ferrari sul mercato. Secondo gli analisti di Bloomberg Intelligence, l’Ebitda (l’utile prima di interessi, tasse, ammortamenti e svalutazioni) per auto venduta ha raggiunto un record di 173.000 euro nel secondo trimestre.

Con queste cifre eccezionali alle spalle, Ferrari ha rivisto al rialzo le sue previsioni per l’intero anno. Ora si aspetta un fatturato di 5,8 miliardi di euro, rispetto ai precedenti 5,7 miliardi previsti, e un margine operativo superiore al 26%, leggermente in aumento rispetto alle precedenti stime. Sebbene questa revisione possa sembrare prudente, considerando un margine operativo superiore al 28% nel primo semestre, Ferrari si trova in una posizione robusta. Un ulteriore segnale della solidità dell’azienda è il fatto che il suo libro degli ordini è già pieno fino al 2025.

L’inclusione nel paniere Eurostoxx ovviamente non aveva bisogno della sua ufficializzazione ieri e bastava già qualche settimana or sono se non mese fare qualche semplice calcolo. Quindi è probabile che parte del momentum che nel corso della scorsa primavera l’azione Ferrari ha dimostrato derivi da questa situazione. Ma è anche vero che le azioni Ferrari sono tornate esattamente dove erano prima cioè al maggio del 2023 e questo è un fatto che non può non essere preso in considerazione ovvero in altre parole è come dire che sono tornate alla base della scala.

Avevamo cercato come indipendente di Borsa di comprare le azioni Ferrari al superamento dei massimi ma a questo punto conviene cercare di prendere sul fondo della congestione in cui sono inserite. Francamente una congestione come questa che si è espansa talmente in orizzontale difficilmente viene rotta al ribasso.

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