Allarme di Federauto: senza proroga cadono i benefici del credito d’imposta
del 13% sul 2021, 24mila veicoli in meno rispetto all’anno precedente,
Manca all’appello il rinnovo dei crediti d’imposta, «una misura che esiste da diversi anni – ricorda Artusi – proprio a sostegno degli investimenti in beni strumentali tradizionali e innovativi». Ma non solo, «il Governo – aggiunge Federauto – non ha neppure previsto la proroga dei termini di consegna peri beni già ordinati e confermati, con il versamento dell’anticipo del 20%, nonostante i gravissimi ritardi che la crisi di disponibilità delle materie prime e dei semiconduttori sta causando alle filiere produttive e distributive».
Al problema del credito d’imposta si aggiunge poi la questione degli Ecobonus, con il nuovo piano di aiuti operativo dal 10 gennaio scorso. Di fatto gli incentivi per l’acquisto di veicoli commerciali «utilizzati nella logistica urbana e regionale», spiega Federauto, presentano gli stessi vincoli attuativi della versione 2022, vincoli «che hanno reso quasi del tutto inutilizzate le risorse a disposizione l’anno scorso».
Per il comparto dei veicoli commerciali il piano incentivi prevede una misura – da 4mila a 6mila euro di aiuti – soltanto nel caso si acquisti un veicolo commerciale full electric (Bev) a fronte della rottamazione, obbligatoria, di un mezzo tradizionale. «L’anno scorso – spiega Artusi – è stato utilizzato solo il 10% dello stanziamento pari a 10 milioni». Non è stato introdotto alcun correttivo dunque la misura è destinata a rimanere al palo anche quest’anno.
La richiesta dunque dei dealer di commerciali e truck è duplice: da un lato modificare l’Ecobonus destinato ai veicoli commerciali, «liberando finalmente risorse che altrimenti sono destinate a restare inutilizzate a danno di tutti». E poi, soprattutto, risolvere la questione dei crediti d’imposta: «Ci auguriamo – conclude il vicepresidente di Federauto – che il ministero delle Imprese raccolga questo appello e si impegni, in fase di conversione del decreto Milleproroghe, ad apportare le modifiche necessarie, allungando i termini almeno di sei mesi, per evitare che le imprese vadano in difficoltà per una banale scadenza formale».