- Vespa velutina, è allarme in tutta Europa
- Come agiscono le Vespe velutine?
- Come ci si difende?
- I nidi delle Vespe velutine: cosa sapere
Vespa velutina (o calabrone asiatico), l’apicoltore: “Un flagello, ecco come difendersi”. La mappa dell’espansione
L’apicoltore Fabrizio Zagni (‘Le api di Airole’) lo ha capito quando ancora l’allarme era all’inizio, ormai diversi anni fa. E proprio per questa dedizione, ha sperimentato con gli enti di ricerca – dal Crea di Bologna al Cnr all’università di Pisa – “un metodo che dai test risulta avere un grande successo ma ancora deve essere autorizzato. Servono investimenti importanti per compiere questo passaggio. Io ho brevettato il sistema e lo metto a disposizione per chi voglia svilupparlo. Speriamo in un’attenzione della politica e dell’imprenditoria. Gli apicoltori lo aspettano”.
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Vespa velutina, è allarme in tutta Europa
Come agiscono le Vespe velutine?
Le Vespe velutine “assediano le api, per catturarle al volo e mangiarle. Riescono a volare come gli elicotteri”. In altre parole: una vera azione militare. “Sì, si appostano davanti agli alveari e da luglio a novembre non fanno più uscire le api. Che si paralizzano e non arrivano a passare l’inverno proprio perché sono sfinite e con poche risorse. E fanno un grande danno anche agli insetti”.
Come ci si difende?
“Abbiamo messo a punto un progetto, il metodo Z – spiega l’apicoltore -. Un dispositivo, tipo una macchinetta, cattura le vespe, che vengono trattate con una microdose di biocida. Vengono rilasciate e non uccise. Non muoiono, sono stressate, tornano quindi direttamente nei nidi. E lì distribuiscono questa molecola anche alle altre. Alla fine muoiono tutti gli adulti, il nido non può più fare danni”.
I nidi delle Vespe velutine: cosa sapere
Introvabili perché spesso si nascondono nelle chiome degli alberi. Oppure nei sottotetti, nei muri, dappertutto. Hanno un andamento stagionale, d’inverno vengono poi abbandonati, perché hanno ormai svolto la loro funzione di allevare le regine che si ibernano in balle di fieno o in posti riparati”. Quindi i nidi che vediamo in questa stagione “sono abbandonati. Distruggerli con sistemi tradizionali vuol dire iniettare veleno attraverso delle aste. Ma il problema è che quelli trovati saranno il 20-30% degli esistenti. Gli altri sono nascosti”.