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Targhe fantasma a Napoli su 1.500 auto di lusso: coinvolta tutta l'Italia

S’infittisce il mistero delle targhe fantasma a Napoli, con diverse novità a complicare un quadro già confuso: la prima è che sono coinvolti 1.500 automobilisti residenti in tutta Italia, non solo all’ombra del Vesuvio. Il rebus (di cui Quattroruote di ottobre s’è già occupato a pagina 163) nasce nel 2022, quando 1.500 persone comprano altrettante auto usate di lusso (con prezzi tra i 50 mila e i 100 mila euro) da privati, talvolta da concessionarie. Non si tratta di mezzi “normali”, ma provenienti da mercati esteri su cui i consumatori hanno puntato, con un’operazione perfettamente lecita che consente spesso di fare buoni affari grazie al mercato parallelo. Ebbene, per gli aspetti burocratici i venditori si affidano a un’agenzia di pratiche auto di Volla (nella provincia del capoluogo), che rilascia targhe e carte di circolazione vere, con l’ok della Motorizzazione locale. Per un anno, tutto fila liscio coi proprietari che circolano tranquillamente. Nel 2023, però, la sorpresa, con la retromarcia della Motorizzazione: questa blocca le 1.500 targhe in quanto la pratica d’immatricolazione in Italia era falsa. I mezzi incriminati non possono circolare, restando intrappolati nei box: per i loro titolari, un patrimonio gettato alle ortiche.

Magia: ora c’è, ora non c’è. È un rompicapo, anche perché non si tratta di veicoli di provenienza illecita o rubati. Le pratiche sono state svolte dall’agenzia di Volla, che disponeva di targhe e libretti: il fatto è che quell’agenzia era stata chiusa a fine 2020, come specifica il ministero delle Infrastrutture con la nota 147810/2023, “in base alla Determina della Città Metropolitana di Napoli numero 8322 del 15 dicembre 2020”. Scompare e compare quasi fossimo nel gioco delle tre carte. Le indagini ruotano attorno a un quesito: possibile che nessuno se ne sia avveduto  immediatamente? Comunque, la Motorizzazione di Napoli interviene nel 2023, bloccando le placche. “La storia non sta in piedi e rappresenta un caso unico in Italia. La Motorizzazione locale inizialmente non si è accorta dell’accaduto, consentendo ai proprietari delle vetture di stipulare l’assicurazione RCA obbligatoria e polizze facoltative con il Furto e incendio, e permettendo di pagare alle Regioni il bollo (la tassa di proprietà)”, ci dice Giuseppe Guarino, segretario nazionale studi di consulenza Unasca. Che aggiunge come la matassa si sia ingarbugliata ancora di più, perché “in alcuni casi il secondo proprietario privato ha rivenduto il veicolo a una terza persona”.

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Paralisi. Per ora, i titolari delle 1.500 euro restano proprietari di vetture “lucchettate”, senza via d’uscita. Se l’auto fosse stata immatricolata originariamente in Italia, per la nuova targa basterebbe cancellare quella vecchia e presentare una seconda volta i documenti originali. Qui però siamo in presenza di veicoli “battezzati” da Motorizzazioni estere, che non ristampano i documenti di un veicolo immatricolato altrove. E la targa andrebbe cancellata anche presso il Pra, dopo l’ok di un giudice. Risultato: il blocco permane nel sistema informatico del ministero delle Infrastrutture. Nelle scorse settimane, le vittime hanno allora cercato una soluzione, annullando in autotutela la consegna delle targhe false, così da farsi consegnare quelle nuove, ma la Motorizzazione di Napoli s’è opposta.

Diversi filoni. A difendere gli automobilisti sono più legali. Particolarmente attivo l’avvocato Angelo Pisani, capo del comitato vittime delle targhe fantasma, che ci ha spiegato come tramite ricorsi contro le i venditori intenda ottenere due rimborsi: il prezzo dell’auto più il risarcimento dei danni, perché gli acquirenti non hanno potuto circolare e svolgere le abituali mansioni quotidiane, sobbarcandosi in compenso spese per assicurazioni, bolli e garage. S’è poi rivolto al Tribunale di Napoli affinché questo smentisca la Motorizzazione locale, ammetta la ritargatura e consenta alle auto di circolare. Infine, tramite procedimento alla Procura della Repubblica, il legale punta all’indennizzo da parte della stessa Motorizzazione, rea a suo dire di aver omesso i controlli in origine. Ma i proprietari potrebbero essere accusati di qualche illecito? Stando all’avvocato, no: “I titolari di quelle auto hanno effettuato acquisti in perfetta buona fede. Non si può parlare di incauto acquisto (articolo 712 del Codice penale), perché il prezzo della vettura rispettava le quotazioni di mercato per i mezzi provenienti da mercati esteri, non suscitando sospetti”.

Opposizione al Tar. A dare sostegno alle vittime il deputato Francesco Emilio Borrelli (Alleanza Verdi e Sinistra), il quale ci dà notizia che alcuni truffati hanno appena presentato un ricorso alla prima sezione del Tar della Campania contro il no della Motorizzazione dell’annullamento delle targhe in autotutela, così da ottenere nuove immatricolazioni. Come ci ha detto il politico partenopeo, inoltre, “la magistratura dovrebbe intervenire per ripagare i truffati dei danni subiti, e far luce sul modo di operare della Motorizzazione”. Chissà: una via d’uscita potrebbe arrivare dalla Motorizzazione locale di Napoli e da quella centrale di Roma, che dovrebbero coinvolgere le Case auto affinché si facciano carico di emettere, se la documentazione estera fosse stata distrutta, quella supplementare e complementare. Si otterrebbero nuove targhe e le auto sarebbero libere di circolare. Ma questo sarebbe un epilogo sin troppo facile per un mistero così intricato.

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