Quanto dura una giacca da moto?
Una giacca di marca ti dura una vita! In quanti hanno sentito almeno un amico pronunciare questa frase o in quanti lo hanno mai pensato? È qualcosa che molti motociclisti dicono spesso, soprattutto quando si parla di giacche in pelle. È infatti vero che capita di vedere sui passi di montagna appassionati con moto recenti ma con addosso stupendi capi in cuoio che magari hanno più di vent’anni, con l’inconfondibile patina del tempo ma in condizioni ancora perfette. E non necessariamente in pelle, d’altro canto le giacche da turismo o enduro anni ’80 e ’90 con colori sgargianti sono in questo ultimo lustro tornate di gran moda.
La giacca da moto non scade, questo è chiaro. Ciascun capo da moto vero e proprio, chiamato anche dispositivo di protezione individuale, è ‘certificato’, fa quindi riferimento ad una determinata omologazione che ne attesta la capacità protettiva, ma non ne determina in alcun modo una scadenza od un limite di utilizzo consigliato. La certificazione viene validata da un ente certificatore europeo che ne garantisce l’armonizzazione alle norme di riferimento esistenti al momento della vendita del prodotto.
Altro tema delicato è la sostituzione delle protezioni in seguito ad un impatto particolarmente forte. Interviene ancora Spidi: “Dopo un urto non si è in grado di stabilire se in quel punto il protettore abbia mantenuto le caratteristiche richieste dalla norma, in questo caso sarà necessario intervenire sostituendo le protezioni in questione.”
La perdita del colore non è necessariamente solo una questione estetica. Un consumo visibile può essere anche indicatore della perdita di proprietà del tessuto, quali ad esempio la resistenza al taglio o all’abrasione: in casi limite è meglio sostituire il capo.
Discorso a parte quando siano visibile una vera e propria usura, quali scuciture, abrasioni, danni alle zip o a bottoni. In queste situazioni, a detta di Spidi, il capo andrà certamente cambiato.
Un approfondimento lo meritano le giacche impermeabili. Ma prima di tutto spieghiamo come queste giacche facciano ad esserlo, impermeabili. Per tenere fuori efficacemente l’acqua, un capo deve integrare una membrana. La famigerata membrana presenta milioni di minuscoli fori, sufficientemente piccoli da tenere all’esterno le gocce d’acqua, anche le più piccole, ma sufficientemente larghi da far passare le molecole di vapore generate dalla condensa del calore corporeo.
Nessuna membrana è al 100% impermeabile: qualsiasi materiale, anche il più pregiato, dopo una prolungata esposizione a pioggia forte inizierà a far penetrare qualche goccia. Questo perché una membrana è sempre di fatto un compromesso tra impermeabilità e traspirazione, altrimenti non sarebbe una membrana. Alcuni prodotti prediligono l’una, altri prediligono l’altra. Per non far passare alcuna goccia d’acqua basterebbe un banalissimo foglio di plastica, che però avrebbe traspirazione pari a zero e quindi ci si ritroverebbe comunque bagnati a causa del sudore.
Rispetto il mantenimento di una giacca impermeabile ci viene ancora in aiuto Pietro Zanetti di Spidi. “Una cattiva manutenzione compromette velocemente questi materiali, ad esempio se lascio i miei capi bagnati all’interno di un bauletto per un anno, quando andrò a tirarli fuori c’è un forte rischio che trovi superfici che incollate. Inoltre, le cuciture vengono sigillate con dei nastri incollati a caldo, (operazione chiamata ‘nastratura’, serve ad impedire che l’acqua passi dai fori delle cuciture), se ad esempio si lasciano in un bauletto al sole di agosto si possono creare le condizioni per un allentamento di questo incollaggi, compromettendo l’impermeabilità di tutto il capo.”
In sintesi , un capo impermeabile richiede accortezze che uno non impermeabile non richiede, per via del livello di sofisticazione e quindi di complessità aggiuntivo dato dalla presenza della membrana.