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L’autostima si rafforza sui social, ma cresce l’ansia da notifiche

l’autostima si rafforza sui social, ma cresce l’ansia da notifiche

L’autostima si rafforza sui social, ma cresce l’ansia da notifiche

Impersonare un avatar del mondo virtuale aumenta l’autostima. Ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), in collaborazione con colleghi della Sapienza, Università di Roma, e della Fondazione Ospedale Santa Lucia, hanno provato a misurare le dinamiche della crescita personale, prendendo a prestito tecniche diagnostiche tipiche della riabilitazione clinica e della terapia del dolore. C’erano già stati studi condotti negli anni passati che avevano evidenziato come le caratteristiche fisiche dei personaggi virtuali interpretati per gioco possono influenzare le percezioni dei soggetti che li impersonano, come accade nel teatro, nella performance in genere, e nello psicodramma moreniano. Attenti però al rovescio della medaglia, nel ricorso smodato alla tecnologia si nascondono insidie. Ad esempio l’ossessione da social media, la dipendenza da Instagram, facebook, e l’assillo a controllare continuamente messaggi nuovi in arrivo su WhatsApp, sono atteggiamenti che possono portare assuefazione negli adolescenti, rendendo meno sensibili le aree neurali della gratificazione e della motivazione. Lo suggerisce uno studio pubblicato su Jama Pediatrics e condotto dalla University of North Carolina a Chapel Hill. Gli esperti hanno studiato per tre anni di seguito il cervello di adolescenti di 12 anni con la risonanza magnetica. I risultati di questo studio suggeriscono che i comportamenti di controllo dei social media all’inizio dell’adolescenza potrebbero essere associati a cambiamenti nella sensibilità alla gratificazione o alla disapprovazione, rendendoli più insicuri, suscettibili, vulnerabili, troppo legati al giudizio del prossimo o al contrario poco inclini al contraddittorio. Un altro studio, avviato quest’ultimo da ricercatori inglesi della De Montfort University Leicester rivela, che i bambini di dieci anni perdono una notte di sonno a settimana rimanendo svegli per utilizzare i social media. La ricerca suggerisce che il 12,5% dei bimbi si sveglia volontariamente per controllare le notifiche sul cellulare. “L’assillo, il timore di essere estromessi, amplificato dai social media – ha spiegato l’autore, John Shaw, durante un intervento al British Science Festival – sta influenzando in maniera negativa il sonno dei giovanissimi nell’epoca della pubertà”. Leggi anche: dialoghi virtuali per superare la timidezza Alla fine si rischia di cadere in un loop: chi è ansioso si rivolge ancora di più sui social media”. TikTok si rivela il media più coinvolgente nei confronti dei bambini studiati, con il 90% che ha sottolineato di aver utilizzato l’app di notte. Snapchat è al secondo posto con l’84%, mentre poco più della metà del campione consulta Instagram.

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