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La sicurezza stradale passiva in Italia è un problema

L'insieme dei dispositivi in grado di ridurre le conseguenze negative dell'impatto di un veicolo contro un ostacolo fisso va migliorato

La sicurezza stradale passiva in Italia è un problema

L’approvazione del nuovo Codice della Strada si muove in una direzione ben precisa: inasprire le sanzioni per chi si rende protagonista di comportamenti scorretti alla guida del proprio veicolo sulla strada. Ma siamo sicuri che l’aumento incessante di sinistri stradali, con conseguenti vittime e feriti, sia da attribuire solo ed esclusivamente alla condotta di guida delle persone? La risposta è evidentemente no, perchè c’è un altro fattore altrettanto rilevante che spesso non viene preso in considerazione, ovvero la sempre più carente sicurezza stradale passiva dovuta a infrastrutture poco attenzionate.

Alcuni dati

I numeri diramati dall’Istat relativi allo scorso anno parlano chiaro: la fuoriuscita o sbandamento del veicolo ha rappresentato la seconda tipologia di incidenti a veicoli isolati, con 12.994 casi e 516 decessi, mentre le morti legate all’urto contro ostacoli fissi presenti all’interno o all’esterno della carreggiata sono state 399 sul totale dei 10.326 impatti. Altro dato interessante: le tratte urbane sono state le più colpite dai sinistri stradali, con 121.818 incidenti rispetto agli 8.375 di autostrade e raccordi.

Due aspetti complementari

Possibile che con questi numeri si possa anche solamente pensare di centrare l’obiettivo di zero vittime in strada prefissato dalla UE? Una domanda dalla risposta scontata. Per questo bisogna fare in modo che i comportamenti dei conducenti migliorino al pari delle infrastrutture di sicurezza stradale passiva: occorre che anche l’insieme dei dispositivi in grado di ridurre le conseguenze dell’impatto di un veicolo contro un ostacolo fisso faccia infatti un passo avanti in termini di innovazione, un pensiero condiviso anche da Roberto Impero, CEO di SMA Road Safety e membro dell’International Road Federation oltre che dell’Organizzazione Mondiale della Strada.

Sottovalutare il pericolo

“Ancora molti ostacoli fissi, come le cuspidi stradali, i piloni in galleria, i pali segnaletici sono sprovvisti di apposito attenuatore d’urto, così come i filari di alberi che costeggiano le strade spesso non sono protetti da adeguate barriere laterali. Lo stesso guardrail può trasformarsi in un’arma letale in caso di incidente: la parte terminale di tale barriera, se non protetta da apposito terminale, durante l’impatto, si trasforma in una lancia che penetra nell’abitacolo. Da cittadino e automobilista è inaccettabile che alcuni ostacoli, nonostante sia chiara la loro reale pericolosità, siano ancora oggi sprovvisti di adeguate protezioni – lamenta Impero – Lo stesso ISTAT rileva che il 10% degli incidenti più tragici avviene sulle nostre strade proprio per sbandamento del veicolo contro ostacoli stradali, non adeguatamente protetti. Siamo quindi di fronte a una sottovalutazione del pericolo da nord a sud”.

Il tema dei costi

Oltre che gravi danni per le persone, una conseguenza ovvia, il problema della sicurezza stradale passiva inefficiente comporta anche costi elevatissimi per l’intero Paese: si parla in media di oltre un milione e mezzo di euro ogni decesso. Il paragone con l’investimento medio necessario alle amministrazioni per la progettazione e l’installazione di sistemi di sicurezza stradale passiva non regge: migliorare l’insieme di questi dispositivi compenserebbe sicuramente la spesa causata dal numero sempre più elevato di incidenti stradali con vittime che nulla hanno a che vedere con i comportamenti scorretti di chi guida.

Obiettivo zero vittime

“Da anni mi batto in prima persona per far comprendere l’importanza di una sicurezza stradale passiva e preventiva, tema che oggi, con ‘Vision Zero’ della UE assume ancora di più un peso specifico – conclude Impero – Occorre avere uno sguardo orientato al futuro: per fortuna le nuove strade vengono realizzate ponendo oggi attenzione anche agli ostacoli da proteggere, ma nel nostro Paese sono davvero tante le tratte vetuste, piene di pericoli che con cadenza periodica mietono vittime. Il costo della mortalità stradale incide per lo 0,9% sul PIL nazionale, un’enormità rispetto a quanto costerebbe adottare i dispositivi salvavita a protezione dei punti pericolosi. Le vite umane dovrebbero valere molto di più di qualsiasi investimento economico: l’alibi della mancanza di budget non regge più. È necessaria una mappatura puntuale delle nostre strade per identificare i punti pericolosi e metterli una volta per tutte in sicurezza. Non è solo una questione etica, è un obbligo di legge“.

FP | Andrea Trezza RIPRODUZIONE RISERVATA

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