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Gli italiani amano sempre di più l’auto privata. Pochi spostamenti a piedi e in autobus

L’auto personale rimane il mezzo di spostamento preferito dagli italiani e se durante la pandemia si era assistito a un cambio di abitudini, alcune anche virtuose, ora è tutto finito. Gli spostamenti a piedi sono diminuiti, l’utilizzo dell’automobile è aumentato e i mezzi pubblici continuano a non rappresentare una vera alternativa, anche a causa di un parco circolante vecchio e poco “smart”. In altre parole, a proposito di trasporto pubblico locale, sostenibilità e infrastrutture, l’Italia rimane lontana dagli standard europei. È questo quello che emerge dal “Rapporto sulla mobilità, gli stili e i comportamenti di mobilità degli italiani” stilato dall’Isfort, l’Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti, in collaborazione con il Cnel e con il supporto scientifico delle associazioni del Tpl, Agens e Asstra. Dopo l’esplosione del 2020 la mobilità pedonale è tornata sui livelli pre-Covid: gli spostamenti a piedi nel 2021 sono scesi al 22,7% del totale – oltre sei punti in meno rispetto al 2020 – e nel primo semestre del 2022 sono scesi di un altro 19,7%. L’auto, invece, è in costante ascesa. Se il suo utilizzo nel 2020 era sceso al 59%, oggi siamo ritornati al 65%, senza contare che nel 2021 il parco circolante ha continuato sia a lievitare che a invecchiare. L’età media delle vetture degli italiani è salita da 11,8 a 12,2 anni, mentre la loro quantità è appena sotto i 40 milioni, con un tasso di motorizzazione salito a 67,2 veicoli ogni 100 abitanti (era il 66,6 nel 2020). Così il tasso di motorizzazione dell’Italia rimane uno dei più alti in Europa ma ci sono in giro oltre undici milioni di veicoli che non superano le norme Euro 3. La situazione più allarmante, tuttavia, è quella del trasporto pubblico locale. Per la fine del 2022 il comparto stima una riduzione dei passeggeri del 21% rispetto al 2019 e per la fine del 2023 si prevede un volume della domanda del -12% rispetto allo scenario pre-Covid. Il parco autobus adibito a servizio Tpl totalizza quasi 50.000 veicoli di cui il 14,6% non assicurato e quindi presumibilmente non circolante. Inoltre il settore ha un ritardo strutturale nel processo di ringiovanimento dei mezzi. In Italia l’età media degli autobus è circa tre anni più alta della media europea, anche se negli ultimi anni è stata avviata una significativa accelerazione nel rinnovo del parco mezzi. Le imprese del settore, però, faticano a uscire dalla crisi anche a causa dell’incremento dei costi operativi. Infine, la percezione negativa dei cittadini non aiuta: scarsa frequenza delle corse, inaffidabilità degli orari e a livello psicologico persiste ancora la paura dei contagi.

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