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Fast X mette la saga Fast & Furious in pericolo

Partiamo da un presupposto: il fatto che Fast X si intitoli così e non FasTen Your Seatbelts è uno spreco e un crimine contro l’umanità. Partiamo da un secondo presupposto: Fast & Furious è bello, bellissimo. È la vera grande epica pop contemporanea, l’unico cineuniverso che è riuscito a tenere il passo anche economico del Marvel Cinematic Universe, è uno straordinario racconto corale popolato di personaggi memorabili nella loro archetipicità, ed è anche un prezioso caso di blockbuster che ha un’idea di cinema forte e che mette al centro di tutto il modo in cui si raccontano le cose, più che le cose stesse. È culto dell’immagine in movimento, roba che a livello puramente tecnico esplora territori che solo Tom Cruise, se rimaniamo su questi budget. Racconta storie grossissime di personaggi altrettanto enormi che fanno quindi cose che a dei corpi umani non sarebbero permesse – ma loro sono post-umani, una fusione quasi cronenberghiana tra uomo e macchina (intesa come autoveicolo), ma con la voglia di spaccare tutto di un Pacific Rim. Lo dico perché non vorrei sembrasse che mi avvicino a questa recensione da un punto di vista neutrale se non addirittura negativo in partenza.

Partiamo da un terzo presupposto, tanto la saga è massimalista e anche qui possiamo permetterci di sbracare. Esistono due Fast & Furious: una saga di film di macchine lunga quattro episodi che inizia tra le strade di Los Angeles e si conclude nei tunnel clandestini che collegano Stati Uniti e Messico, e una saga di spie internazionali con i supergadget che usano spesso le macchine per compiere le loro missioni. In un certo senso Fast & Furious il famigerato squalo l’ha già saltato nel momento in cui Vin Diesel e Paul Walker hanno cominciato a trasportare in giro per le strade di Rio una cassaforte grossa così in Fast Five, e anche volendo stirare l’incredulità il più possibile l’ha saltato insieme a Michelle Rodriguez in questa esatta sequenza:

Prima di partire per davvero, un ultimo presupposto: Fast & Furious ha cominciato a flirtare con la comicità fin dal secondo film con l’ingresso in scena di Tyrese Gibson, ed è sempre da Fast Five che le storie della Famiglia comprendono anche almeno un paio di giullari e cinque o sei momenti di pura scemenza. Tutti questi presupposti per dire che sapevo già tutto, eppure Fast X è riuscito lo stesso a deludermi. Niente di drammatico o irreversibile, soprattutto considerando che si tratta del primo capitolo di quella che potrebbe addirittura diventare una trilogia conclusiva, e quindi almeno dal punto di vista narrativo ogni giudizio va sospeso fino a che non sapremo come andranno a finire le cose. Ma per la prima volta da quando sono salito definitivamente a bordo del Treno della Famiglia con Fast Five, mi sono trovato a pensare a più riprese e alternativamente “così è troppo!” e “così è troppo poco!” e sempre nei momenti peggiori: per dire, la prima non l’ho mai pensata durante una sequenza d’azione, sempre per colpa di un dialogo o di una svolta narrativa.

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fast x

Il fatto che Fast & Furious lavori per accumulo da almeno sei capitoli mette ogni nuovo film di fronte alla sempre più imbarazzante sfida di dover superare il predecessore almeno in qualcosa. Forse obnubilata dai meme, la produzione ha deciso che per Fast X questo “qualcosa” sarebbe dovuto essere quello che potremmo definire il marvelismo, quella tendenza cioè a buttare tutto in vacca, a condire ogni istante con una battuta fuori posto e autoconsapevole e che proprio per questo dovrebbe fare ancora più ridere, ma che alla lunga risulta stucchevole e fastidiosa. Ormai in Fast & Furious è rimasto pochissimo che non faccia almeno sorridere: anche le scene di inseguimento più pericolose sono costellate di freddure brillanti e di momenti di overacting che a lungo andare sgonfiano un po’ quella che dovrebbe essere l’epicità del momento.

Una parte del problema è senza dubbio legata alla crescita smisurata della Famiglia. Vin Diesel ormai è una figura salvifica, un guru che riesce a portare dalla sua parte chiunque gli si pari davanti, in un modo o nell’altro. Fast & Furious ha passato gli ultimi anni a introdurre villain su villain salvo poi trasformarli in alleati più o meno riluttanti della squadra Toretto, e ormai questa modalità è talmente codificata che si arriva a darla per scontata ignorando ogni possibile naturale percorso di crescita e cambiamento di un personaggio. Caso clamoroso in Fast X è quello di John Cena, introdotto nel film precedente come “il fratello cattivo di Dom” e diventato nel corso di un film uno zio amorevole e un po’ buffo che sembra uscito da una sitcom anni Novanta.

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Il risultato di questo sovraffollamento di personaggi larger than life, come dicevano i Backstreet Boys, è che arrivati al decimo capitolo scrivere una sceneggiatura che dia risalto a tutti è diventata una sfida impossibile. Il film tenta un’altra volta la strada del dividere la Famiglia in sottogruppi così da poter seguire due o tre direttrici narrative contemporaneamente e giocare a farle incrociare nei momenti decisivi. Così facendo, però, mette in evidenza tutte le contraddizioni di scrittura che si sono accumulate nel corso dei film. C’è il gruppo della commedia brillante e un po’ meta-, composto da Roman, Tej, Ramsey e Han. C’è il duetto tra John Cena e il figlio di Dom, che assomiglia un po’ a una versione per famiglie di Terminator 2. Ci sono Michelle Rodriguez e Charlize Theron chiuse in uno spazio limitato e claustrofobico, che si danno tante mazzate ma non rinunciano a punzecchiarsi con le battutine e lo humor nero. E poi ci sono tutte le scene che coinvolgono Vin Diesel, l’unico che prende ancora mortalmente sul serio tutto il franchise, e che purtroppo sta cominciando a risultare quasi ridicolo o comunque un po’ fuori posto: si comporta come un santone che predica ogni volta che apre bocca, ma si ritrova circondato da gente che sembra uscita da una serie TV ridanciana. In questo modo Fast X fa sempre più fatica a mantenere quell’aria da tragedia e fine di mondo che dovrebbe accompagnarsi all’esistenza di un cattivo cattivissimo che non vuole solo uccidere Dom e la sua famiglia, ma farlo soffrire molto prima della fine.

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E che cattivo! Senza dubbio il punto più alto del film. Jason Momoa è grosso e minaccioso quanto lo erano Dwayne Johnson e John Cena, ma la sua interpretazione è più in territorio Jim Carrey sadico. Il suo Dante Reyes è uno squilibrato completo che fa molto spesso cose a caso e che mi sento di poter dire che sia in gran parte improvvisato, o comunque merito dello stesso Momoa: in una sceneggiatura pesata con il misurino come quella di Fast X mi viene difficile pensare che il personaggio di Momoa sia stato tratteggiato con tanto dettaglio e soprattutto con tanta anarchia. Ecco, l’anarchia: è quello che davvero manca a questo film, e credo che la colpa, prima ancora che della sceneggiatura e dei suoi scarti di tono, sia della persona che ha preso il posto di Justin Lin dietro la macchina da presa. Louis Leterrier è un bravo ragazzo (non so, non lo conosco in realtà, magari percuote i bambini con i cuccioli di foca), ma non ha una grande personalità cinematografica. Di lui si ricorda Transporter 2, un film sorretto in gran parte da Jason Statham, e Now You See Me, uno heist movie pieno di swag e di inquadrature fighissime ma non necessariamente passato alla storia per le sue scene d’azione.

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E così, in mano a Louis Leterrier Fast X si trasforma in un altro, ennesimo film di cose che esplodono in mezzo alla confusione. Viene naturale identificare Fast & Furious con la velocità, le cose che si muovono più rapidamente di quanto il tuo occhio possa seguirle. Ma la verità è che i F&F di Justin Lin (e anche il 7e l’8, girati da altra gente che però si è messa d’impegno a imitare calligraficamente lo stile di Lin) funzionavano e trovavano la loro bellezza anche nella capacità di rallentare un minimo quando serviva, di tirare un’inquadratura un po’ più a lungo di quello che le regole del montaggio frenetico a tutti i costi impongono. Leterrier invece a queste regole si piega, e nell’incapacità di comporre inquadrature memorabili sceglie quindi di mandare tutto in vacca, di riprendere tutto troppo da vicino, e di far montare tutto quanto a un poveraccio (Dylan Highsmith, che è della Famiglia dai tempi del sesto) al quale è stato dato un solo ordine: “Ci deve essere uno stacco ogni 0,87 secondi almeno. Abbiamo in ostaggio la tua famiglia”.

Fast X è il film peggio girato della saga, una saga che finora è stata caratterizzata dall’essere girata molto bene. Quando la creatività di un tempo riesce comunque a venire a galla – per esempio nella prima grande scena spaccatutto, che coinvolge una bomba, i carabinieri e il Vaticano – ci si può anche passare sopra, e infatti il meglio del film è concentrato nella prima ora. Quando però c’è da chiudere alla grande con il Classico Finalone che da sempre caratterizza Fast & Furious, Fast X dimostra tutta la sua carenza di idee, riciclando spunti dai film precedenti e inscenando un inseguimento-con-esplosioni-e-lanciarazzi che sì, è più che dignitoso, ma in una classifica dei migliori finali della saga potrebbe piazzarsi molto in basso, se non all’ultimo posto.

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Vi chiederete “ma la Famiglia?”. Quella c’è, se amate Fast & Furious per i personaggi comunque troverete modo per essere felici. E intendiamoci, è comunque un film nel quale a un certo punto esplode una bomba in Vaticano: se mi sto lamentando è solo per troppo amore. Amore per questi tamarri senza costrutto con una fedina penale infinita e svariati omicidi sul groppone, ma ai quali comunque sono arrivato a volere bene, perché loro per primi si vogliono bene. Amore per questa storia piena di intrighi internazionali e cybercriminali potenti come una superpotenza che non ha più alcun senso da almeno quattro capitoli ma che sta comunque, miracolosamente, mantenendo una sua coerenza e una sua mitologia. Amore per della gente che crede che spendere milioni di dollari per scaraventare una macchina giù da un aereo o attaccarci due elicotteri sia il modo giusto di fare cinema, cioè farci vedere cose che altrimenti nella nostra grigia noiosa esistenza non vedremmo mai. Amore per questa odissea che più diventa grossa più si sganghera e perde il contatto con la realtà. Amore per una storia pensata per gente come me che preferisce i rally ai tinelli. Tanto, tantissimo amore pericolosamente scalfito da questo Fast X, il primo film della saga che mi ha fatto ridere più di quanto mi abbia intrattenuto. Nulla è ancora perduto, ma c’è da correggere la rotta prima che sia tardi.

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