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Elettriche cinesi – Dalla Germania un coro di no ai dazi europei

elettriche cinesi – dalla germania un coro di no ai dazi europei

Elettriche cinesi – Dalla Germania un coro di no ai dazi europei

L’industria automobilistica tedesca è assolutamente contraria all’imposizione di dazi più elevati sulle importazioni di elettriche prodotte in Cina: negli ultimi giorni, importanti manager hanno avvertito dei loro effetti controproducenti e, in particolare, delle possibili ritorsioni commerciali di Pechino.

Un coro di no. “Rischi di spararti sui piedi”, ha affermato l’amministratore delegato della BMW, Oliver Zipse, evidentemenre preoccupato di eventuali conseguenze per la presenza in Cina, dove il gruppo produce le Mini elettriche e la BMW iX3 e genera oltre un terzo delle vendite. “Non pensiamo che il nostro settore abbia bisogno di protezionismo”, ha quindi avvertito l’ad. Non solo: per Zipse, l’introduzione di dazi “mette a rischio” il vantaggio industriale per i costruttori di operare su base globale e perfino gli obiettivi di riduzione delle emissioni e le politiche ambientali dell’Unione, considerate anche le dipendenze “bilaterali sia sul prodotto finale, sia su componenti e materie prime”. “Non ci sarà una sola auto nell’Unione senza componenti provenienti dalla Cina”, ha sottolineato Zipse, secondo cui “non c’è Green Deal in Europa senza risorse cinesi”.

“No al protezionismo”. Di effetti controproducenti hanno parlato anche il responsabile del marchio Volkswagen, Thomas Schäfer (“Con i dazi c’è sempre il rischio di una sorta di ritorsione”) e il numero uno della Mercedes, Ola Källenius: “Non bisogna aumentare le tariffe. Io sono contrario ai dazi e penso che si debba fare l’opposto, ovvero ridurli”, ha spiegato il mamnager in un’intervista al Financial Times. “Le aziende cinesi che desiderano esportare in Europa rappresentano uno sviluppo naturale della concorrenza e devono essere affrontate con prodotti e tecnologie migliori e maggiore agilità. Questa è l’economia di mercato. Lasciamo che la concorrenza si esprima”. Del resto, non è stato stato il settore a chiedere l’indagine anti-dumping avviata da Bruxelles: “Come aziende, non chiediamo protezione e credo che le migliori società cinesi non la chiedano. Vogliono competere nel mondo come tutti gli altri. Se crediamo che il protezionismo sia ciò che ci garantisce il successo a lungo termine, credo che la storia ci dica che non è così”.

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