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Dakar | Il debutto di Missoni Jr: "L'emozione di chi corona un sogno"

Tra gli azzurri al via della Dakar 2023, anche un nome altisonante capace di rievocare il fascino degli Anni ’80 quando la corsa più folle al mondo era frequentata da vip, cantanti e attori famosi. Grande appassionato di viaggi e di motociclette, Ottavio Missoni jr, primogenito di Vittorio Missoni, è al debutto di quella pazza corsa di avventurieri che ha segnato la storia di tutti gli amanti del deserto e dei grandi spazi sconfinati.

Lo abbiamo incontrato al Sea Camp, il bivacco della Dakar sul Mar Rosso. Inutile dire che nella colorata e polverosa carovana del rally, Ottavio si distingue per eleganza. La livrea della moto e soprattutto della tuta ricorda i fasti della leggendaria Paris-Dakar quando gli avventurieri partirono dal Trocadero ancora ragazzi e tornarono uomini. Ambassador e tester del marchio varesino “Lucky Explorer” di MV Agusta, Ottavio Missoni insieme a Cesare Zacchetti correranno infatti con i colori che richiamano le livree delle mitiche Cagiva Elefant con cui Edi Orioli trionfò due volte nel 1990 e 1994.

Da dove nasce la passione per le moto e il fuoristrada?

“Sicuramente da papà. Sin da piccolo abbiamo viaggiato alla scoperta di paesi lontani e mi ha trasmesso la passione per l’avventura e le due ruote. Sono cresciuto sulle passarelle e allo stesso modo ci ritagliavamo il tempo per andare in moto. Ricordo che ha corso il Rally dei Faraoni e gli sarebbe piaciuto fare la Dakar”.

Cosa rappresenta per lei questa pazza corsa?

“Da sempre l’ho vista come un viaggio. Un’avventura. Ed è con questa filosofia che voglio affrontarla. Alla sera non guarderò neanche la classifica, altrimenti da sportivo è inevitabile che si inneschi la competizione. L’obiettivo è finirla. Un tempo la Dakar richiamava vip e cantanti”.

Cosa è cambiato?

“Quando si correva ancora in Africa il fascino era fortissimo. La Dakar era sinonimo di avventura: lasciare le comodità e sfidare i propri limiti in una folle corsa dove potevi veramente perderti nel deserto. Adesso è una competizione vera e propria. Gli atleti sono monitorati h24 e non rischiano di perdersi, ma il livello è talmente alto che richiede una preparazione importante sul piano fisico e tecnico”.

Ottavio Missoni

Photo by: Maria Guidotti

Come concilia sport e lavoro?

“E’ un fino lavoro di pianificazione. Non tanto i 20 giorni a gennaio quanto ritagliarsi del tempo durante l’anno per allenarsi”.

Alto 2 metri e un passato da cestita, con quali criteri ha scelto la moto?

“Ho scelto la Honda perché è un buon compromesso per la mia altezza considerate le geometrie della moto, le prestazioni e l’affidabilità. Corro nel Rsmoto Racing Team perché mi fido di Simone (Agazzi) e del suo staff”.

Indossa la mitica livrea Lucky Explorer che inequivocabilmente riporta alla memoria le imprese di Edi Orioli…

“L’idea nasce dall’amico e socio in Deus Filippo Bassoli, marketing manager di MV Agusta. Entrambi amiamo l’avventura su due ruote. MV sta creando questo brand di abbigliamento tecnico per motociclisti, avventurieri ed esploratori. Insieme a Cesare Zacchetti lo stiamo testando proprio in questa gara. Manca solo un giorno al via”.

Che atmosfera si respira al Sea Camp?

“C’è l’emozione di chi corona un sogno. Questi giorni al bivacco con le verifiche tecniche e amministrative hanno stemperato l’ansia della partenza e le tante domande, tra cui quella ricorrente: ‘sarò pronto?’. La risposta, per adesso, è: ‘Chi lo sa…’, intanto si inganna il tempo tra i racconti e gli aneddoti colorati di chi ha già partecipato”.

La Dakar è un po’ come il mal d’Africa…

“Me lo dicono tutti. Intanto penso a finirla. L’idea è ‘one shot’, ma poi chissà. A casa sanno che amo l’avventura. Pensa che con la mia fidanzata siamo andati in Mongolia con una Fiat Panda. Mai dire mai”.

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