Benzina, automotive e consumi: ecco la posta in palio
Per questo mai come adesso la politica deve fare la sua parte. I tavoli ministeriali sull’automotive convocati dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso sono sicuramente un segnale positivo. Così come le affermazioni del presidente del Consiglio Giorgia Meloni sullo stop alla vendita di benzina e diesel dal 2035 in Europa (“Irragionevole e profondamente lesivo per il nostro sistema produttivo”) denotano quantomeno che vi sia un’attenzione sul tema. Ma va anche tenuto bene a mente che l’aumento dei prezzi dei carburanti non è un problema che attiene solo al consenso e alle tasche degli italiani, ma impatta anche sull’economia (Pmi e eccellenze industriali italiane nella filiera automotive su tutte).
Basti pensare che l’88% dei prodotti alimentari che arrivano sugli scaffali di negozi e supermercati viaggiano su strada. “Ora che i carburanti sono tornati a prezzi più contenuti, le poche risorse che abbiamo vanno usate per interventi più mirati. Lo sconto sulle accise è molto costoso. Ora è tempo di investire sulla crescita”, ha affermato il ministro Lollobrigida. I petrolieri dicono che la speculazione c’entra poco e che è colpa delle accise, le associazioni dei consumatori sostengono invece che vadano fatti maggiori controlli. L’esecutivo – per ora – ha scelto di puntare il dito contro gli sciacalli delle pompe. Scelte politiche, per carità. Il tempo si incaricherà di giudicarle miopi o lungimiranti. D’altronde il governo è in carica da nemmeno tre mesi e si è trovato a varara una manovra economica in pochissimi giorni nel mezzo di una congiuntura economica gravata dai prezzi delle bollette alle stelle. Ieri c’è stato un Cdm proprio sul tema, a dimostrazione che il problema è sicuramente sul tavolo. Ma sia chiara una cosa: buona parte della crescita del nostro paese – non solo quella occupazionale ma anche industriale e dell’intero settore produttivo – passa dall’automotive. Ed è lì che occorre una visione a lungo raggio e a lungo termine per non rischiare di perdere un altro treno.