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Volvo P 1900 Sport, la svedese d’oltreoceano

Il tentativo della casa scandinava di realizzare un modello pensato quasi esclusivamente per l'esportazione all'estero - di MASSIMO TIBERI

Volvo P 1900 Sport, la svedese d’oltreoceano

Ormai affermatasi in Europa, e non solo, per la qualità dei suoi prodotti, all’inizio degli anni Cinquanta la Volvo guarda con grande attenzione al mercato nordamericano. Nel 1953 Assar Gabrielssonn, presidente e cofondatore della casa svedese assieme a Gustav Larsson, vuole in prima persona studiare e verificare le potenzialità di diffusione delle proprie vetture negli Stati Uniti e, in occasione di un viaggio di lavoro, viene colpito anche dall’apprezzamento della clientela d’Oltreoceano nei confronti delle sportive del Vecchio Continente. Ma ad interessarlo ancor più sono i tentativi di risposta dei costruttori locali e in particolare la carica innovativa di un modello appena lanciato dalla General Motors, la Chevrolet Corvette. Una cabriolet che, al di là delle caratteristiche dinamiche, vanta una prerogativa del tutto fuori del comune all’epoca, la carrozzeria in fibra di vetro. Convinto della necessità di impegnare la casa svedese in un settore fino ad allora trascurato e dell’utilizzo positivo di un materiale adatto alle produzioni in serie limitate, Gabrielssonn sigla un accordo con la specialista californiana Glasspar per la realizzazione delle scocche di un nuovo modello.

La nascita del progetto

Nasce così nel 1954 la P 1900 Sport, con il dichiarato obiettivo di almeno 300 esemplari in prima battuta da commercializzare soprattutto all’estero. Ipotesi che si rivelerà irrealizzabile a fronte dei molti problemi che affliggono da subito un progetto forse troppo in anticipo sui tempi per le potenzialità della Volvo. La debuttante cabriolet scandinava, lunga 4,22 metri, ha tratti massicci e poco originali, offrendo un’impressione di robustezza secondo la filosofia anche estetica del marchio ma poi tradita dalla reale sostanza. Le forme bombate mettono in evidenza classici fari rotondi e una calandra verticale dal disegno anonimo, i paraurti in lamiera con rostri sono sottili e semplici i cerchi ruota. All’interno, c’è spazio a sufficienza per due persone, i rivestimenti dei sedili sono in pelle, la strumentazione ad elementi circolari è ricca con due strumenti principali di fronte al guidatore e ben cinque, dalle dimensioni più piccole, alla destra. Il volante è a tre razze formate da bacchette metalliche con anello per il comando del clacson, la leva del cambio a cloche e la capote in tessuto si ripiega a scomparsa in un vano posteriore.

Le caratteristiche di Volvo P 1900 Sport

La carrozzeria in vetroresina è montata su un telaio tubolare e la meccanica, d’impostazione molto tradizionale, è derivata dalla berlina PV 444, una trazione posteriore con sospensioni anteriori indipendenti e posteriori a ponte rigido, freni a tamburo e sterzo a vite e rullo. Il motore è un quattro cilindri, interamente in ghisa e ad albero a camme laterale, di 1.414 centimetri cubici, accoppiato ad un cambio a soli tre rapporti, con l’unica nota sportiva  dell’adozione di due carburatori monocorpo. La potenza di 70 cavalli, a fronte del peso non indifferente di 920 chili, permette di superare i 150 chilometri orari, ma certo la cabriolet Volvo non si distingue per le prestazioni e la dinamica risente di endemiche torsioni della scocca. In produzione dal 1956, la P 1900 verrà abbandonata l’anno successivo per drastica decisione del neo presidente Gunnar Engellau, dopo meno di 70 esemplari costruiti, la maggior parte  esportati in America. Sarà lungo l’intervallo di tempo prima del lancio di una nuova sportiva del marchio, ma la coupé P 1800 apparsa nel 1961 saprà far dimenticare il passato: riuscita sul piano stilistico, una delle vetture più affidabili di sempre, tanto che un modello del 1966 è nel Guinness dei primati per aver percorso oltre 5 milioni di chilometri. 

FP | * RIPRODUZIONE RISERVATA

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