Vettel e Ricciardo dicono addio alla F1. Ma i loro ritiri non potrebbero essere più diversi
La scelta di Vettel, per quanto indubbiamente sofferta, è incontrovertibilmente sua. L’incompatibilità della sua attenzione all’ambiente con un mondo tutto meno che ecosostenibile, in barba ai proclami degli ultimi anni, si è fatta insopportabile. E più forte del suo amore per la parte più genuina della F1, la lotta in pista, che accomuna i tempi moderni a quelle ere analogiche con cui Sebastian sente una certa affinità.
Che non sia semplice congedarsi dalla F1 per Vettel lo si capisce dalla sottile malinconia intuibile nella gratitudine che Sebastian sta mostrando verso un mondo che è pronto a lasciare. Con il suo nuovo look da tennista anni Ottanta, si è goduto le sue ultime corse con l’entusiasmo di un novellino, assaporando ogni sorpasso, ogni curva percorsa con la sua AMR22, certo non degna del talento che ha saputo mostrare in F1 all’apice della sua carriera. Vettel, però, è pronto a congedarsi dalla F1 con la serenità di chi ha scelto di porre fine al proprio percorso.
Con il passare del tempo, il problema non si è risolto. Anzi, è peggiorato, fino a coprire le mancanze della stessa McLaren nel 2022. E il divorzio dalla scuderia di Woking è diventato inevitabile. Ma le motivazioni di questo addio – le prestazioni sottotono, frutto delle sue difficoltà nell’adattarsi a una nuova realtà – sono le stesse per cui non è riuscito a trovare una collocazione per il 2023. L’unica opzione per aggrapparsi alla F1 resta il ruolo da terzo pilota, forse proprio – ironia della sorte – dal team da cui è fuggito per iniziare la sua peregrinazione verso una consacrazione che non è mai arrivata.
In collaborazione con Automoto.it