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Usare la natura per ridurre le emissioni? Si può anche in fabbrica

A volte è l'ambiente stesso a offrire le risorse per ricavare calore e frescura a impatto zero per le fabbriche. Ecco dove accade già

usare la natura per ridurre le emissioni? si può anche in fabbrica

La migliore alleata per aiutare l’industria a salvaguardare la natura è proprio la natura. Se parliamo di energia pulita è semplice arrivarci, quasi banale citare il sole, l’acqua e il regno vegetale (tramite il gas ricavato da biomasse) come fonte inesauribile di elettricità (ottenuta senza inquinare o compensata in origine) per alimentare le fabbriche.

Il fatto è che la natura può fare molto di più: il calore del sole e le proprietà delle piante sono infatti in grado di fornire eccellenti sistemi di climatizzazione, se integrati con gli edifici sfruttando posizione e materiali ben studiati. E in qualche fabbrica questo avviene già con successo.

La parete solare

Il sole che batte su un edificio generalmente ottiene come risultato di rendere la casa molto calda d’estate, ma questo fenomeno si può sfruttare se la parete è fatta in un certo modo e può convertire quel calore in un flusso d’aria. Esiste un’azienda in Canada, la Conserval Engineering, che ha già brevettato questo principio offrendo il SolarWall come soluzione di edilizia sostenibile e integrata per molte applicazioni.

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Il primo costruttore ad aver adottato questa trovata è Toyota, che da oltre 10 anni ha eretto SolarWall in 5 dei suoi stabilimenti, tra cui quello francese di Valenciennes, primo assoluto in Francia tra gli edifici ad uso industriale.

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Il SolarWall della fabbrica Toyota di Valenciennes

La “parete solare” consiste in un sistema di pannelli, di solito largo alcune decine di metri e altro oltre una, sistemato sul lato che ha la migliore esposizione durante il giorno e in particolare nella stagione fredda. La sua caratteristica è infatti quella di catturare il calore e diffonderlo all’interno dell’edificio. 

Nel caso di Valenciennes, grazie a questo espediente in inverno la temperatura dell’aria nell’edificio arriva “da sola” fino a 9°, dunque l’energia necessaria per per riscaldarla fino ai livelli di comfort risulta ridotta di un buon 25% con un risparmio di emissioni di Co2 stimato 20 tonnellate l’anno.

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Il SolarWall di Goodyear a Napanee, USA

Goodyear ha invece installato i SolarWall in due delle sue fabbriche di pneumatici statunitensi, ultima delle quali a Napanee, in Ontario. Nel suo caso, la stima delle emissioni di CO2 tagliate è di ben 114 tonnellate l’anno mentre il risparmio economico era stimato, prima dei rincari di questo 2022, in oltre 25.000 dollari l’anno.

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La ventilazione naturale del SolarWall

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SolarWall, schema

Non è tutto: il riscaldamento dell’aria e lo sfruttamento intelligente delle correnti calde e fredde genera in modo altrettanto naturale un sistema di ventilazione che favorisce la circolazione e il ricambio dell’aria, senza quasi bisogno di convogliamento forzato. Dunque, anche i sistemi di aerazione a fine anno avranno lavorato e consumato meno.

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Lo stabilimento Rolls-Royce di Goodwood

Le piante come termostato

Vedere un edificio coperto di piante potrebbe far pensare che questo sia abbandonato o poco curato, ma ci sono dei casi in cui la simbiosi con il verde è cercata e sfruttata in modo vantaggioso.

Accade soprattutto in Inghilterra, in stabilimenti e centri tecnici d’eccellenza come quello di Goodwood, sede di Rolls-Royce, e in parte a Woking, dove si è stabilita McLaren, entrambi al centro di aree verdi e costruiti con criteri ambientali molto severi.

Il complesso Rolls-Royce ha un rivestimento in pietra calcarea che garantisce un efficace isolamento e sfrutta la luce solare tramite un sistema di pannelli orientabili a controllo automatico in legno di cedro.

intorno a questi, praticamente per l’intera superficie dei tetti degli edifici, dunque per oltre 30.000 metri quadri, si sviluppa un tappeto di piante che richiedono una limitata manutenzione e fungono da termostato naturale, aiutando a regolare la temperatura nello stabile e anche lo scarico dell’acqua piovana.

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Lo stabilimento Rolls-Royce di Goodwood, vista aerea con lago di raccolta pioggia

Recuperare l’acqua

A proposito della gestione delle piogge, questo è un elemento importante in zone in cui i rovesci sono frequenti oppure, al contrario, rari ma torrenziali e possono generare fenomeni di dissesto idrogeologico. Per questo, ancora a Goodwood, ma anche in altri stabilimenti, come quello messicano di Cuautitlan, di proprietà di Ford, sono stati creati invasi artificiali che raccolgono appunto l’acqua piovana.

Questo ha quasi sempre un doppio scopo: il primo e più immediato è scongiurare alluvioni quando le precipitazioni sono troppo forti o abbondanti, salvaguardando l’integrità del territorio e la sicurezza dell’area stessa e del circondario.

Il secondo è creare una riserva di acqua che possa essere utilizzata nella fabbrica stessa, specialmente  in processi come verniciatura che ne consumano grandi quantità, riducendo il bisogno di attingere agli acquedotti specie dove l’acqua pulita per uso privato scarseggia.

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