Unione Europea – Raggiunto l’accordo: stop alle endotermiche nel 2035, ma gli e-fuel avranno un futuro
Ora l’adozione. L’accordo è di natura politica e ha un carattere provvisorio poiché, ai sensi dei regolamenti sul funzionamento dell’Unione europea, qualsiasi intesa raggiunta nel corso dei negoziati del cosiddetto Trilogo deve essere adottata formalmente dal Consiglio e dal Parlamento europei. Si tratta comunque di un passaggio da considerarsi del tutto scontato alla luce anche di quanto avvenuto nei mesi scorsi in seno ai due massimi organi legislativi del blocco comunitario.
I termini principali. L’intesa non si discosta a grandi linee da quanto già concordato e prevede un obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 del 55% per le auto nuove e del 50% per i furgoni entro il 2030 (rispetto ai livelli del 2021) e un taglio del 100% per entrambe le tipologie di veicoli entro il 2035. Sarà inoltre mantenuto fino al 2030 il meccanismo di incentivazione Zlev: se un costruttore soddisfa determinati parametri di riferimento per la vendita di veicoli a zero e basse emissioni, può essere ricompensato con obiettivi meno severi. Tuttavia, nell’accordo è stato deciso di aumentare il benchmark al 25% per le auto e al 17% per i furgoni.
Valutazioni intermedia. Via libera anche a un’altra proposta richiesta a gran voce dal settore automobilistico. Infatti, l’accordo include una “clausola di revisione”, ossia un tappa intermerdia nel percorso verso la scadenza del 2035: nel 2026 la Commissione europea dovrà valutare i progressi del percorso di raggiungimento degli obiettivi e, in caso, rivedere i target “tenendo conto degli sviluppi tecnologici, anche per quanto riguarda le tecnologie ibride plug-in e l’importanza di una transizione fattibile e socialmente equa verso le emissioni zero”.
Le deroghe e il rafforzamento. Infine, l’accordo include anche le deroghe (ribattezzate “salva-Motor Valley”) a favore dei produttori di nicchia (massimo 10 mila unità prodotte l’anno, per esempio Ferrari e Lamborghini) fino al 2035, nonché un rafforzamento di altre disposizione, tra cui il taglio del limite all’emissione di crediti a favore dei costruttori per le “eco-innovazioni che riducono in modo verificabile le emissioni di CO2 su strada”: la soglia, attualmente fissata a 7 g/km all’anno, scende a 4 g/km dal 2030 al 2034. Inoltre, è stato deciso che la Commissione europea sviluppi entro il 2025 una metodologia comune a tutti i Paesi Ue per valutare l’intero ciclo di vita delle emissioni di CO2 delle autovetture e dei furgoni immessi sul mercato, nonché dei carburanti e dell’energia consumati.
La reazione dei costruttori. Ovviamente, l’esito delle trattative del Trilogo è stato immediatamente oggetto di commenti da parte dell’Acea. L’associazione europea dei costruttori sollecita i responsabili politici europei accelerare le iniziative per “implementare le condizioni abilitanti per una mobilità a emissioni zero”. Il presidente Oliver Zipse sottolinea come la decisione sia “di vasta portata e senza precedenti” e renda la Ue “la prima e unica regione al mondo a diventare completamente elettrica” e avverte: “Non bisogna commettere errori, l’industria automobilistica europea è all’altezza della sfida di fornire auto e furgoni a emissioni zero, ma ora vogliano vedere le condizioni quadro essenziali per raggiungere questo obiettivo riflesse nelle politiche dell’Ue”. In particolare, il manager tedesco chiede “abbondanza di energia rinnovabile, una rete infrastrutturale di ricarica privata e pubblica capillare e accesso alle materie prime”. “Ora dobbiamo lavorare insieme su politiche che garantiscano l’accesso alle materie prime necessarie per la mobilità elettrica, rendano le auto elettriche prodotti per il mercato di massa a prezzi accessibili, mitighino le conseguenze negative sull’occupazione e consentano ai cittadini europei di caricare il proprio veicolo elettrico in modo rapido e semplice”, aggiunge il direttore generale Sigrid de Vries, prendendo atto dei riferimenti al possibile ruolo degli e-fuel: “Riteniamo che l’apertura tecnologica rimanga essenziale per mantenere l’agilità per rispondere alle diverse esigenze e per adattarsi alle mutevoli circostanze. Come dimostra l’attuale crisi energetica, la diversificazione è essenziale per migliorare la resilienza dell’Europa”.