Perché immettere sulle strade nuovi veicoli quando è possibile estendere la loro vita utile grazie all’elettrico? L’idea, tanto semplice quanto efficace, ha preso piede quando ancora l’elettrico rappresentava una nicchia, non certo una necessità impellente ed obbligata per ridurre le emissioni climalteranti dei mezzi di trasporto. Oggi, alla luce di una crescente consapevolezza nell’utilizzo delle risorse che il nostro pianeta ci mette a disposizione, il concetto del retrofit elettrico assume un significato più profondo, una connotazione più nobile. Quella dell’auto che entra nell’economia circolare, diventandone protagonista.
Quando l’economia circola su ruote
Cosa si intenda per “economia circolare” è presto detto: è il passaggio – epocale – tra due diversi modelli di produzione. Quello tradizionale si basa sul tipico schema “estrai, produci, utilizza e butta via”, consolidatosi negli ultimi 150 anni dando per scontata la disponibilità di grandi quantità di materiali ed energia reperibili facilmente e a basso prezzo. Quello verso cui il mondo si sta dirigendo, invece, è un modello di produzione e consumo che implica un rapporto più responsabile: condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo. Il vantaggio di questa transizione è la riduzione dei rifiuti al minimo, sostituendo solamente le componenti che non funzionano più. Applicare l’economia circolare ai mezzi di trasporto significa estendere la vita stessa di mezzi già circolanti, attraverso il ricondizionamento di alcune parti meccaniche soggette a usura. I vecchi e inquinanti motori a scoppio lasciano il posto ad efficienti powertrain elettrici. E la storia può continuare a zero emissioni locali.
Retrofit elettrico: come funziona?
Retrofit elettrico
I retrofit “ufficiali”
Ricambi sostenibili a prezzi convenienti: la rete Stellantis già oggi mette a disposizione dei propri partner dei pezzi di ricambio “rigenerati”, certificando attraverso l’etichetta SUSTAINera che la loro produzione richieda fino alll’80% in meno di materie prime e fino al 50% in meno di energia rispetto a un pezzo equivalente senza contenuto riciclato.
Duplice, infine, è la proposta di Renault: già alla fine del 2020, il colosso francese aveva annunciato il progetto RE-FACTORY, volto a trasformare lo stabilimento di Flins nel primo stabilimento europeo ad economia circolare dedicato alla mobilità con obiettivo di bilancio CO2 negativo per il 2030. Uno dei 4 centri dell’impianto francese, battezzato RE-TROFIT, si occuperà di prolungare la durata di vita dei veicoli e dei loro utilizzi, ricondizionando i veicoli usati anche attraverso la conversione dei powertrain da termici ad elettrici. La casa della losanga punta a conquistare anche i proprietari delle iconiche utilitarie Renault divenute d’epoca con l’annunci della commercializzazione di kit di retrofit elettrico per i modelli Renault 4, Renault 5 e Twingo di prima generazione. I kit, realizzati in collaborazione con l’azienda francese R-FIT ed esposti in anteprima alla recente edizione di Rétromobile, consistono nell’eliminare il motore termico e il serbatoio del veicolo sostituendoli con un motore elettrico e una batteria capace di garantire un’autonomia di circa 80 km. Quanto costa convertire un’auto termica in un’elettrica? Per la Renault 4 con R-FIT sono necessari 17.900 euro, compresa l’installazione ed esclusi eventuali bonus e incentivi.