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Torino – Il bus senza conducente resta senza passeggeri

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Torino – Il bus senza conducente resta senza passeggeri

Sebbene nel cronoprogramma sembrasse chiaramente un azzardo, in questi giorni i bus a guida autonoma di Torino avrebbero dovuto imbarcare i primi passeggeri. A pieno carico, 14 volontari che avrebbero viaggiato pure gratuitamente sui due chilometri di tracciato sperimentale predisposto nell’area degli ospedali cittadini. Cosa che non accadrà per un po’ di tempo ancora: la coppia di minibus driverless che, secondo l’amministrazione e l’entusiasta stampa locale, avrebbero consegnato a Torino il record della categoria (la prima città italiana ad averli messi in esercizio), dovrà invece macinare ancora molta strada per poter arricchire la sua intelligenza e maturare sempre più raffinati processi decisionali. Un’area di sviluppo della guida autonoma, quella delle reazioni degli shuttle alle infinite situazioni e dinamiche stradali che, ovviamente, non ammette il minimo errore. Per spiegare la frenata del lanciatissimo progetto realizzato con i fondi europei e battezzato “auTOnomo” (piano Horizon 2000, Gtt-gestore, Fondazione Links-coordinatore della sperimentazione, Navya-produttore del mezzo, Ioki, Swarco e 5T partner tecnologici di ricerca e sviluppo, supporter Città di Torino, Città della Salute e della Scienza, Reale Group, TIM, Iren e TTS Italia), sotto la Mole circolano per ora solo velate ipotesi e indiscrezioni. Da prendere con le pinze: per la stampa più vicina all’amministrazione il problema sarebbe dovuto alle macchine in doppia fila, la deplorevole sosta selvaggia che, evidentemente, a Torino non riguarda anche centinaia di furgoni e mezzi commerciali, che operano quotidianamente solo grazie a questo escamotage, persino in regime di tolleranza totale. Secondo alcuni tecnici dell’azienda locale dei trasporti (lo riferisce il Corriere della Sera), il computer di bordo non riesce a prevedere le eventuali macchine in doppia fila o i mezzi che sorpassano i bus all’ultimo. Per questo occorrerebbe dotarli di telecamere da remoto, ma subentrerebbe un problema di privacy.

Tra evoluzione e burocrazia. Terminata la sperimentazione (trimestrale) sul percorso delimitato e inviati i positivi dati al ministero, venendo ora a mancare l’esito dei 90 giorni di collaudo con i passeggeri a bordo, il rischio è quello di perdere i fondi europei: la scadenza per la sperimentazione torinese è fissata a primavera 2023. A mettere i bastoni tra le ruote allo sviluppo dei bus a guida autonoma (come già accaduto nei tentativi precedenti fatti a Milano, Roma, e Merano) è come sempre il rigido protocollo preteso – legittimamente – per lo sviluppo del trasporto pubblico di passeggeri a bordo di mezzi senza autista. Per avvicinarsi ulteriormente alla meta, per superare i problemi di privacy come quelli riscontrati a Torino (dove per evitare determinati ostacoli i sensori dovrebbero poter dialogare con una centrale operativa fissa, depositando montagne di dati, quindi in violazione di quanto predisposto dall’Autorita garante), bisognerebbe adottare una nuova lettura della disciplina legislativa della privacy, modulata via via in relazione alle specifiche esigenze che la sicurezza della guida autonoma postulano dice Enrico Al Mureden, ordinario di Diritto civile all’Università di Bologna e di Product safety, liability and automotive alla Motorvehicle University Emilia-Romagna. Che continua: In termini conclusivi si potrebbe dire che questa vicenda testimonia sempre di più la necessità di un dialogo tra discipline tecniche e discipline legislative; soprattutto, la necessità che queste ultime siano modificate ogni qualvolta possano rappresentare un ostacolo allo sviluppo tecnologico e a quello della sicurezza. Una questione che difficilmente il legislatore riuscirà a stemperare entro la prossima primavera. Nel frattempo, Torino potrà contare su 80 nuovi autisti, quelli che proprio ieri la Gtt ha deciso di assumere, indipendentemente da come finirà la scommessa lanciata con i minibus senza conducente.

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