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The golden age of rally – Stefano Macaluso spiega la filosofia della mostra al Mauto

the golden age of rally – stefano macaluso spiega la filosofia della mostra al mauto

The golden age of rally – Stefano Macaluso spiega la filosofia della mostra al Mauto

Anima della mostra The golden age of rally, organizzata al Mauto di Torino dal 27 ottobre al 2 maggio 2023, nonché creatore, con la madre Monica Mailander e l’intera famiglia, della Fondazione dedicata alla memoria del padre Gino, rallista, imprenditore nel settore dell’alta orologeria e per lungo tempo presidente della Csai, è Stefano Macaluso, curatore anche dell’esposizione. Gli abbiamo chiesto di approfondire le ragioni di questa manifestazione e lo spirito che anima il progetto.

La mostra di Torino è un modo per far conoscere al grande pubblico un patrimonio tecnico-sportivo che ha fatto grande lo sport motoristico e, in particolare, l’Italia, all’epoca leader in quel campo?

Sicuramente dietro la passione collezionistica di mio padre c’era un messaggio, e non soltanto la volontà di accumulare automobili: era quello di voler continuare a far vivere e ricostruire tramite gli oggetti un’epoca, uno spirito, una filosofia. Per lui, ciò che risultava interessante era il superamento dei limiti, la continua ricerca del miglioramento e questo si ritrova nella costante evoluzione e nell’affinamento tecnico delle auto da rally. Per noi, però, c’è anche uno scopo – per così dire – didattico: la voglia di condividere un momento importante della civiltà italiana e internazionale del XX secolo. A nostro parere l’automobile rappresenta un certo tipo di civiltà, industriale, ma anche sociale e sportiva, basata sull’evoluzione tecnica: esponendo queste vetture, vogliamo far conoscere quanto è stato fatto nella seconda parte del secolo scorso da alcuni grandi talenti e spartito con il grande pubblico, che accettava di condividere anche delle situazioni ambientali estreme con i propri protagonisti. Era un mondo esattamente opposto a quello virtuale di oggi, dove i tifosi passavano dodici ore al gelo sul colle del Turini per aspettare le macchine nel cuore della notte.

Dunque, c’è la ricerca di un filo conduttore che lega il periodo che va dalla metà degli anni 60, quando i rally, che pure già esistevano conobbero il primo vero boom, e i primi 90?

la trasmissione di una fase culturale in cui il mondo dell’auto, grazie a giganti come per esempio Alec Issigonis, Ferry Porsche o Pininfarina, diede vita a un momento importante di ricerca tecnica ed estetica che andava al di là del puro fenomeno industriale e che originò anche un processo di aggregazione a livello europeo.

Sembra che sentiate la responsabilità di conservare e trasmettere un patrimonio che volete condividere con un pubblico il più ampio possibile.

lo scopo fondamentale della Fondazione: non a caso, abbiamo collaborazioni anche con le scuole, di vario livello, per far capire l’importanza di un momento storico e insegnare un metodo. Quando riceviamo, per esempio, gli studenti delle scuole di design, chiediamo loro d’ispirarsi a quello che si faceva cinquant’anni fa: e la conservazione del patrimonio va proprio in questa direzione, cioè la valorizzazione di una eredità culturale che sia d’ispirazione alle nuove generazioni.

Avete intenzione di portare questa esposizione anche all’estero, proponendo lo stesso percorso culturale?

Abbiamo un programma che prevede, come prime tappe, l’Olanda e il Belgio; il progetto, che doveva partire nel 2020, è stato rallentato dal Covid, ma ha sempre riscosso molto interesse anche in Paesi come l’Inghilterra, che recentemente ha spesso accolto le nostre vetture a Goodwood. Uno dei desideri della Fondazione è, poi, quello di spostarsi in altri continenti, anche se, trattandosi di auto, i problemi logistici sono facilmente immaginabili.

Nel Mauto di Torino avete trovato un partner ideale?

di sicuro l’istituzione pubblica italiana più importante nel campo dell’automobile, perciò era a priori il partner perfetto; a questo si è aggiunta l’ottima sintonia con il team del museo, a partire dalla direttrice Mariella Mengozzi e dal presidente, l’architetto Benedetto Camerana, entrambi molto ricettivi e collaborativi. Il museo gode di personale molto competente, che segue il restauro delle vetture della propria collezione e che si dedica alla conservazione dei documenti, che è fondamentale.

Prevedete anche degli eventi, durante il periodo di apertura della mostra?

Si terranno quattro conferenze, in cui verranno approfonditi temi specifici, anche attraverso la presenza dei protagonisti del mondo dei rally: un compito in cui ci aiuta Miki Biasion, due volte campione iridato, oggi uno dei più attivi tra i suoi colleghi dell’epoca.

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