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Tesla, una fuga di dati in Germania mette accusa la guida assistita

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Tesla, una fuga di dati in Germania mette accusa la guida assistita

Un whistleblower viola la privacy dei dati di clienti, dipendenti e partner commerciali Tesla e riporta al centro dell’attenzione la spina nel fianco del produttore americano di auto elettriche: il suo sistema di guida assistita. La fuga di dati, 100 gigabyte, è avvenuta in Germania e l’ha rivelata il quotidiano Handelsblatt. «Il mio Autopilot mi ha quasi ucciso», è una delle frasi dei clienti. L’azienda ha parlato di furto e di un’azione legale contro l’ex dipendente sospettato.

Da tempo il cosiddetto Autopilot – si chiama così ma è un più ordinario livello 2 di guida assistita – e la sua versione più costosa, il Full self-driving (optional da 6mila e 15mila dollari), sono sotto il tiro delle autorità negli Stati Uniti. Un processo chiuso in California a fine aprile, in realtà, ha dato ragione al costruttore su un caso del 2019: la proprietaria ha perso soprattutto perché usava la guida assistita in città, cosa che Tesla invita a non fare.

Ma l’Autopilot e il Fsd sono sotto indagine da parte del Dipartimento di Giustizia Usa (da febbraio) e di recente il segretario ai Trasporti è stato molto severo: secondo Pete Buttigieg la casa di Austin non dovrebbe usare il termine Autopilot perché le sue auto non possono guidare da sole.

Eppure nelle scorse settimane il ceo, Elon Musk,ha rilanciato: la prossima Tesla, funzionerà «quasi interamente in modalità autonoma». La scommessa è tenere alto l’hype. A fine aprile Li Yunfei, portavoce di BYD, ormai la rivale numero uno di Tesla, non ha usato mezzi termini quando ha spiegato: «Pensiamo che la tecnologia di guida autonoma completamente indipendente dagli esseri umani sia molto, molto lontana e praticamente impossibile». Per il rischio di incidenti, soprattutto.

In realtà le polemiche sull’Autopilot vanno avanti dal 2016, quando Tesla produsse il video di una Model X che poi il direttore del programma Autopilot ha dichiarato essere falso. Tutto questo non sembra avere pesato sul successo della casa di Austin. «L’acquisto di auto come la Tesla – commenta Gianluca Di Loreto, partner di Bain & Company responsabile per l’Automotive practice in Italia – non è razionale. Non è l’auto con cui devo fare il tragitto casa-lavoro. È un acquisto iconico. Oltre che a posto con la coscienza, perché l’auto non ha emissioni, il cliente si sente cool perché ha un prodotto che molti altri non hanno. Non è paragonabile ad avere una Ferrari ma è bello solo perché è Tesla. Come funzioni interessa fino a un certo punto. E che il prodotto mantenga tutte le promesse è un dettaglio che arriva dopo».

In Borsa lo scorso anno il titolo ha perso il 65% dai massimi di fine 2021 essenzialmente per l’assalto di Musk a Twitter. Nel 2023 è in positivo del 77%, a dispetto dell’annuncio di Musk di sacrificare i margini per spingere sui volumi. Tesla vale tuttora meno della metà del top storico a 1,2 trilioni di dollari ma i 600 miliardi attuali sono pur sempre dieci volte i 69 miliardi del Gruppo Volkswagen e 5 volte la capitalizzazione di Porsche. Quanto alle vendite l’andamento storico mostra una crescita esponenziale. Model Y è stata la numero uno mondiale nel primo trimestre 2023, prima auto a batteria di sempre. Ancora nel primo trimestre è stato toccato il record a quota 423mila (+36% anno su anno) anche se l’incremento sui mesi precedenti è stato solo del 4% , con un eccesso di produzione. Nonostante la rivoluzione dei tagli ai listini, che pure hanno spinto Model Y al vertice.

«In Tesla – prosegue Di Loreto – non considerano il mercato dell’auto come lo hanno sempre considerato gli altri. Guardano al prodotto come un qualcosa che ha una sua evoluzione di costo e di prezzo a prescindere dalla dinamica della domanda. Non si può dire, però, che questa strategia non fosse attesa. Durante l’ultimo Investor Day è stato ampiamente esposto come nei prossimi anni i costi saranno tagliati del 50% lavorando su tutte le componenti, dal powertrain alla batteria fino alle materie prime».

Quindi, cadute sull’Autopilot a parte, ancora un passo avanti? «Tesla – conclude Di Loreto – è stata la prima a fare accordi per assicurarsi forniture dirette dalle miniere di litio e non solo. Tutti i concorrenti sono dei follower. Tanto che le novità forti sul prodotto auto elettrica sono il focus sul software e sul ripensare la value chain in un modo diverso. Ovvero fare tutto ciò che serve a produrre e vendere un servizio auto, dal procurarsi le materie prime agli abbonamenti per le colonnine. La novità? Anche il modello Tesla comincia a confrontarsi con la complessità, dalla produzione all’assistenza».

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