Il leader della Lega attacca l'UE: "Decisione contro le industrie e i lavoratori italiani ed europei, a tutto vantaggio delle imprese e degli interessi cinesi"
L’ok dell’Europarlamento allo stop alla vendita di nuovi veicoli a benzina e diesel a partire dal 2035 nel Vecchio continente ha già scatenato le prime reazioni anche nel mondo della politica italiana. E in prima fila, come spesso accade, c’è il leader della Lega Matteo Salvini, che nell’attuale maggioranza di governo ricopre l’incarico di ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Come accaduto anche nelle settimane scorse, Salvini non ha nascosto il proprio disappunto per questa norma, che dopo il voto favorevole del Parlamento UE si avvicina all’approvazione definitiva.
“Decisione folle e sconcertante, contro le industrie e i lavoratori italiani ed europei, a tutto vantaggio delle imprese e degli interessi cinesi. Ideologia, ignoranza o malafede?”, ha lamentato il ministro sul proprio profilo Facebook ufficiale. Come detto, non è la prima volta che Salvini si scaglia contro questo provvedimento: solo alla fine di gennaio il leader della Lega aveva ribadito come, a suo avviso, “mettere fuori legge gli automezzi a combustione interna dal 2035 è un suicidio che danneggia l’industria europea e italiana e che avvantaggia solo quella cinese, mi domando se dopo il Qatargate magari a Bruxelles non emerga un Chinagate”. Non solo: il ministro aveva paragonato la nuova normativa all’azione di legarsi mani e piedi all’industria cinese, per effetto di “scelte economiche assolutamente suicide”.
Stop benzina diesel 2035, il Parlamento UE vota a favore
In termini di iter istituzionale, il nuovo regolamento dovrà passare dalle mani del Consiglio Europeo, a cui spetta la parola finale. Allo stato attuale, la norma prevede che solamente i produttori di veicoli a basso volume, ovvero quelli che costruiscono da 1.000 a 10.000 auto nuove o da 1.000 a 22.000 nuovi furgoni all’anno: secondo la legge approvata, potranno ottenere un’esenzione dalle regole fino alla fine del 2035, mentre coloro che immatricolano meno di 1.000 nuovi veicoli all’anno continueranno ad essere esentati anche per alcuni anni successivi. La strada ormai sembra essere tracciata quindi, nonostante le voci fuori dal coro non siano poche.