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Seat Mò 125 Performance, l’elettrico da Guinness

seat mò 125 performance, l’elettrico da guinness

Seat Mò 125 Performance, l’elettrico da Guinness

Le ciliegie, è risaputo, fanno uno strano effetto; quando inizi a mangiale, una tira l’altra. Tuttavia non sono le uniche a dare assuefazione, ci sono passatempi e attività alle quali diventa difficile resistere dopo averle provate la prima volta. Molte di queste sono vietate dalla legge, ma ce ne sono anche altre apparentemente più tranquille, come andare a caccia di record. Per le referenze è sufficiente chiedere a Valerio Boni, il nostro collaboratore che superata la soglia dei 60 ha cominciato a sfogliare il database del Guinness World Records alla ricerca di primati da strappare a chi li aveva già conquistati, considerando due elementi chiave: guida di veicoli a due ruote, e sulla distanza di 24 ore.

Anche il motore è gradito, ma non necessariamente alimentato a benzina o a miscela. Dopo avere spostato più in alto l’asticella dei chilometri percorsi in un giorno in sella a una minimoto e a una moto da fuoristrada convenzionali, è infatti arrivato il primo a emissioni zero. Tra il 6 e il 7 ottobre scorsi sul circuito spagnolo di Zuera ha infatti portato da 918 a 1.158 il numero dei km percorsi in 24 ore da uno scooter elettrico, un SEAT MÓ 125 per la precisione.

 

In realtà l’idea originale era quella di ritoccare il primato della categoria moto elettriche con un veicolo dalle caratteristiche prettamente urbane. Il record aveva già subito due assalti, l’ultimo nel settembre 2021, che avevano portato prima a circa 700 e poi a poco più di 900 il chilometraggio. In entrambi i casi erano state utilizzati modelli prestazionalmente assimilabili a moto dalle caratteristiche sportive, ma con distanze non certo irresistibili. Il secondo tentativo in particolare non dava l’impressione di avere sfruttato tutte le potenzialità al 100 per cento. L’egiziano Ali Abdo aveva infatti scelto di usare una Energica ricaricabile in 40 minuti su un percorso che definire ideale può apparire riduttivo. Ha infatti avuto a disposizione una strada di 4 km a New Alamein City chiusa al traffico per l’occasione da percorrere nei due sensi senza limiti di velocità, quindi anche a 200 all’ora visto che la moto lo consente.

Una media di poco superiore ai 38 km/h, quindi attaccabile con relativa facilità, a patto di rinunciare a una notte di sonno. Partita la ricerca dei possibili veicoli da utilizzare, tenendo conto dell’autonomia dichiarata e dei tempi (sempre dichiarati) di ricarica, più che le classiche moto alimentate a batteria sono stati gli scooter, in particolare quelli di ultima generazione a catturare l’attenzione. Almeno in teoria, i modelli con le batterie estraibili potrebbero azzerare il problema, riducendo le soste ai box alle semplici operazioni di sostituzione, con tempi paragonabili o addirittura inferiori a quelli di un classico pieno di benzina.

Per potere passare al passo successivo, all’organizzazione del tentativo utilizzando questa soluzione, bisognava solo avere la certezza che le regole del Guinness World Records non escludessero questa opportunità. Un’email ufficiale del GWR, contenente le linee guida da rispettare rigorosamente per ottenere l’omologazione, ha non solo confermato che la sostituzione degli accumulatori può rimpiazzare la classica ricarica, ma ha comunicato l’istituzione di una nuova categoria riservata proprio agli scooter (la definizione ufficiale è “Greatest distance on an electric scooter in 24 hours – individual”), stabilendo in 918 km la soglia da superare, vale a dire la distanza percorsa dall’egiziano.

 

A questo punto non restava che cercare il partner ideale, un costruttore in grado di mettere a disposizione due scooter (uno di riserva da utilizzare in caso di problemi di qualunque natura, che il Guinness autorizza a utilizzare dopo i primi 15 minuti impiegati per cercare di risolvere l’inconveniente) e almeno tre batterie da sostituire a rotazione. Partner che è stato trovato nella SEAT, la Casa automobilistica di Barcellona che con entusiasmo ha sposato il progetto trasmesso dalla filiale italiana. L’unico ostacolo, se così può essere chiamato, era rappresentato dalla scarsa fiducia riposta nella possibilità di poter puntare al record individuale.

L’organizzazione è stata così inizialmente canalizzata verso il primato a squadre, per il quale il limite da superare era peraltro più abbordabile: 656,8 km. Un’ulteriore divergenza di opinioni riguardava la scelta del circuito, che Valerio avrebbe preferito il più possibile vicino al percorso scelto da Ali Abdo, mentre dalla Spagna si stavano muovendo prima nella direzione di una pista stradale, come quella di Calafat, e in seguito sui kartodromi, con una preferenza per quello di Zuera, a poca distanza da Saragozza, che da anni ospita le gare internazionali di endurance in Vespa.

Una 24 ore è sempre una prova particolare, e in questo caso sono due, legate da un filo, anzi dai cavi del modello scelto per affrontare la doppia maratona; di serie ma arricchito da una serie di prese d’aria strategiche per ridurre il rischio di surriscaldamento di motore, inverter e batteria. L’avventura dei cinque giovani piloti molto veloci (Judit Florensa, giornalista della tv spagnola, Jordi Gené, Cristian Marín Noguera, Miquel Viñola Pañella e Ivo Viscasillas Peñalver) ha preso il via alle 10.15, in anticipo rispetto all’orario previsto, sotto l’occhio attento di un giudice del Guinness, invitato per l’occasione. Tutto procede per il meglio, ad andatura sostenuta e con cambi di guida rapidi, inferiori ai due minuti. Il superamento del limite fissato è poco più di una formalità e dalle 21 in poi ogni giro contribuisce a complicare la vita a chi in seguito vorrà cercare di andare oltre. E dovrà partire dai 1.430 km, che peraltro rappresentano un limite assoluto, superiore a tutti quelli tentati fino a oggi con veicoli elettrici a due ruote, e non omologabili perché effettuati su strade aperte al traffico o comunque senza un’omologazione ufficiale.

“Proprio come è successo con i tentativi in minimoto e con la moto da enduro – dice Valerio Boni – il nervosismo si è dissolto appena il cronometro ha iniziato il  lungo conto alla rovescia. Avevo preparato una tabella di marcia per arrivare a raggiungere i 918 km in 20 ore, e diviso la prova in quattro blocchi. Il programma prevedeva di girare circa 6 – 8 secondi più lentamente dei ragazzi, con cambi veloci e pause più lunghe ogni sei ore. E tutto è filato come previsto, poiché allo stop delle 6 del mattino mancavano solo tre giri per superare quota 918 km. La notte è stata lunga, ma non ci sono stati problemi di visibilità o di altra natura, e con il ritorno della luce non è stato difficile superare i 1.000 km che mi ero prefissato e raggiungere i 1.158, che sono il nuovo record individuale per uno scooter elettrico e allo stesso tempo la percorrenza più lunga anche per una moto elettrica. Certo, poter cambiare le batterie ha rappresentato un vantaggio, ma parte di questo è stato assorbito dal tracciato del circuito con 13 curve vere, con due staccate importanti e un solo rettilineo sul quale sfruttare la velocità massima, non quella assoluta di 95 km/h della modalità Sport, ma i circa 80 del programma City”.

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