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Ricarica auto elettrica, come si fa, quanto costa

Dalle modalità ai costi, ecco tutto ciò che serve sapere sulla ricarica della propria auto elettrica

ricarica auto elettrica, come si fa, quanto costa

Quella relativa alla ricarica delle auto elettriche è una delle voci più importanti nella lista delle cose da considerare per chi ha deciso di affrontare l’acquisto di una BEV o anche soltanto di una ibrida plug-in (PHEV), che esprime al massimo la propria utilità ed efficienza soltanto se sfruttata a dovere nella parte elettrica.

Il rifornimento di una batteria è tuttavia un processo molto più complesso rispetto a quello del tradizionale carburante: le performance della ricarica possono variare molto, così come i costi, e influenzano in modo rilevante la nostra capacità di utilizzare al meglio l’auto.

Ricarica auto elettrica, le cose da sapere

Quanto tempo dura la carica della batteria dell’auto elettrica 

La durata della ricarica dipende da 4 fattori fondamentali:

  • la potenza della sorgente, ossia dell’impianto da cui attingiamo energia,
  • la potenza del caricatore di bordo dell’auto,
  • la capacità della batteria
  • l’energia effettivamente disponibile

A questo potremmo aggiungere anche la strategia di ricarica del sistema di gestione energetica dell’auto, a cui accenneremo alla fine del capitolo.

L’impianto sorgente ha infatti un valore di potenza massima, che può andare da 3,3 kW nel caso di impianti domestici semplici fino a 6 e oltre, mentre per le colonnine si va da 7,4 a 11 o 22 in corrente alternata e da 50 kW in su in corrente continua. Questi sono i kW che l’impianto è teoricamente in grado di erogare in un’ora.

Il caricatore di bordo ha il compito di trasformare la corrente alternata degli impianti a bassa potenza in corrente continua, poiché la carica effettiva della batteria avviene sempre con corrente continua. Anche il caricatore ha una sua potenza massima che allo stesso modo va da 3,7 a 22 kW.

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Se l’impianto sorgente è ad alta potenza ed eroga direttamente corrente continua, questa non passa per il caricatore ma va direttamente alla batteria realizzando la cosiddetta ricarica rapida o “Fast Charge”. Anche in questo caso, tuttavia, ci sono limiti nella capacità di immagazzinamento della batteria, che può essere in grado di assorbire potenze massime da 50 kW fino a 100, 150, 250 fino a 350 kW per i sistemi più moderni.

Questo non significa che non si possa usare una sorgente molto potente per una batteria con minore capacità di assorbimento, ma che la potenza effettiva della carica sarà ovviamente quella del dispositivo meno potente.

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Questo principio vale per tutti i tipi di ricarica, iniziando da quella in corrente alternata. Per fare un esempio, se abbiamo un impianto da 11 kW ma un caricatore di bordo da appena 3,7, la ricarica non potrà avvenire a una potenza maggiore di 3,7. Viceversa, se il caricatore è più capace ma l’impianto eroga meno potenza, sarà quest’ultimo a determinare il ritmo della ricarica.

Questa premessa è necessaria per arrivare al capire quanto tempo dura una ricarica: capito qual è la potenza, occorre confrontare questo dato con la capienza della batteria. Una batteria da 50 kWh caricata a casa a 3,3 kW, che sono circa 3 reali, richiederà 50/3 ore per essere caricata completamente, quindi circa 16-17 ore. Se fosse già carica per metà, basterebbero in teoria 8 ore.

Abbiamo detto che è una stima teorica, perché può capitare che un impianto non eroghi costantemente la potenza massima di cui è accreditato, perché magari in quel momento la rete elettrica è molto sfruttata e quindi lavora con capacità ridotta, allungando i tempi effettivi.

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A questo si aggiunge l’elemento variabile della strategia di ricarica: le ricariche in corrente continua, che sono le più veloci ma anche le più stressanti per gli elementi della batteria, è previsto che questa non venga caricata interamente ma soltanto fino all’80% della capacità.

La potenza viene automaticamente ridotta nell’ultima fase della ricarica, e se la batteria era molto scarica anche la parte inziale è più lenta, per poi raggiungere la massima potenza tra il 20% e il 60%. Per questo, le Case stesse provvedono a indicare un tempo di ricarica che in questo caso non corrisponde semplicemente alla capacità della batteria divisa per la potenza  massima.

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Quanto costa ricaricare la batteria dell’auto elettrica

La ricarica da colonnina pubblica è la più facile da monitorare: il costo è infatti indicato nelle tariffe, che possono essere a tempo o a kW di energia caricata, a cui però bisogna aggiungere anche gli eventuali costi di abbonamento o costi aggiuntivi per usufruire del servizio.

Attualmente, la maggior parte delle società energetiche applicano tariffe che vanno da 0,40 a 0,45 euro al kW per le ricariche a bassa potenza (fino a 11 kW) e da 0,50 a 0,60 euro/kW per quelle da 22 kW, salendo a 0,79 per le ricariche ad alta potenza. In alcuni casi sono free,  in altri sono vincolate ad abbonamenti annuali o mensili che offrono tariffe ridotte ma con un limite di kW ricaricati nell’arco di un mese, oltre i quali si pagano tariffe piene.

In sintesi, un’auto elettrica con una batteria da 50 kWh può costare da poco meno di 20 a 30 euro di pura energia per le ricariche “lente” e un po’ più di 30 euro per quelle veloci, considerando però che  la ricarica fast non riempie più dell’80% della batteria, quindi 40 kWh in questo caso.

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Come funziona la ricarica da presa domestica 

Le auto elettriche e plug-in sono fornite nella maggior parte dei casi di almeno due cavi per la ricarica, uno dei quali termina con la classica spina da inserire in una presa domestica. Questa è la forma più semplice di ricarica e la meno performante, specie se l’impianto è lo stesso che fornisce energia al resto della casa ed ha la potenza di base

In questo caso, bisogna sincerarsi che non ci siano apparecchi o elettrodomestici come forniti, lavatrici o climatizzatori in funzione, perché è facile superare i limite dell’impianto e far scattare il limitatore di potenza.

Per questo a chi intende acquistare un’auto elettrica o PHEV, si consiglia di richiedere l’aumento di potenza o prevedendo direttamente un secondo contatore dedicato soltanto al box-garage di casa. Quest’ultima operazione è però meno conveniente perché origina una seconda utenza classificata come non domestica (“altri utilizzi”) e raddoppia i costi fissi che sono una parte consistente della bolletta.

Se la batteria dell’auto non è molto grande, cosa che senz’altro vale per la maggioranza delle ibride plug-in, quasi tutte sotto i 15 kWh, e/o l’assorbimento domestico non particolarmente elevato, si riesce a cavarsela anche con un impianto standard.

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Diversamente, l’aumento di potenza si può fare semplicemente facendo domanda al proprio fornitore di energia, che può alzarla che soltanto di mezzo kW, anche se si consiglia di portare la potenza almeno a 4,5 se non a 6 kW per essere al sicuro da rischi.

Questo ha un costo una tantum di circa 200 euro, anche se da luglio 2021 a dicembre 2023 è possibile farlo gratuitamente a determinate condizioni. Quanto al costo dell’energia dovrebbe rimanere lo stesso ma come sempre le condizioni possono cambiare a seconda del tipo di contratto.

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Quanto costa ricaricare la batteria dell’auto elettrica a casa 

A casa, il costo varia in base al contratto: calcolando un costo compreso tra 0,25 e 0,30 euro per kW (al netto dei recenti rincari), con un impianto che eroga 3,3 kW (3 di potenza impegnata + il 10% di tolleranza prima che il contatore scatti per superamento limiti) ma che di fatto non ne fornirà sempre 3 esatti in quanto c’è anche l’utenza domestica da coprire, la stessa batteria da 50 kWh sarebbe ricaricata in 17/18 ore al costo di 12-15 euro, senza contare però eventuali altre spese in bolletta da spalmare anche su questo.

Quanto si consuma a ricaricare la batteria dell’auto elettrica

Il rapporto tra l’energia consumata e quella immagazzinata nella batteria è teoricamente pari a 1, perché tanta energia assorbiamo dalla sorgente tanta dovremmo, a rigore, ritrovarne nella batteria. In realtà all’atto pratico il travaso di corrente elettrica include piccole “perdite” che possono provocare una marginale differenza tra il conto dell’energia spesa e quella effettivamente acquisita.

Queste sono dovute a dispersione termica, ossia calore generato dal passaggio dell’elettricità nei cavi o “effetto Joule”, e al processo di trasformazione della corrente da alternata a continua, che però impattano in modo minimale (circa l’1-2%).

Possono però intervenire anche inefficienze nell’impianto, che come accade per una pompa o un serbatoio può soffrire di usura o anzianità, un’eccessiva lunghezza dei cavi (quelli standard sono sempre sotto i 7 metri) o ancora di ossidazione dei contatti, e quindi trasmettere in modo non impeccabile l’energia. In questo caso, la differenza può salire ed essere riscontrata più facilmente.

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Come funziona la ricarica con impianto fotovoltaico 

Con il boom delle energie rinnovabili si sono diffuse le soluzioni domestiche per la generazione di energia tramite pannelli solari. Questi di solito assicurano una percentuale del fabbisogno dell’abitazione, anche fino al 100% se il consumo è particolarmente basso o controllato, e sono spesso scelti proprio in funzione della necessità di caricare un’auto elettrica.

La capacità di un impianto a pannelli solari dipende da alcuni fattori tra cui il materiale, la superficie e l’esposizione, e naturalmente dalla latitudine, dal clima e dal meteo. In condizioni diciamo così ideali, un pannello con una potenza nominale di 250 W può produrre da 1 a 1,5 kW di energia al giorno.

Ora, per un’auto elettrica che abbia una batteria da 50 kWh, questo significherebbe aver bisogno nel migliore dei casi di 30-35 pannelli solari. Naturalmente all’atto pratico non è così in quanto questo calcolo sarebbe veritiero se ci fosse la necessità di caricare completamente l’auto tutti i giorni.

In realtà le statistiche dicono che la percorrenza media giornaliera di un’elettrica usata per tragitti casa-lavoro quotidiani spesso non supera i 50 km, e considerando che un’auto con 50 kWh di batteria dispone di un’autonomia tra i 250 e i 300 km, occorrerebbe una carica completa soltanto ogni 4-6 giorni, o più verosimilmente un rabbocco parziale da meno di 10 kW al giorno, che potrebbero essere forniti da 7-8 pannelli solari.

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Quanto ai costi, in media si aggirano sui 1.500 euro per kW più l’Iva che però è del 10%. Un impianto fotovoltaico con capacità di 3 kW installato ha un costo indicativo di 5-6.000 euro, circa il doppio se si sceglie un sistema completo di dispositivo di accumulo, ossia di una batteria in grado di conservare l’energia che non viene utilizzata subito con capacità di 3 kW.

Naturalmente ci sono incentivi e agevolazioni che se non fanno risparmiare subito comunque consentono di recuperare buona parte dell’investimento negli anni a venire.

Gli impianti del primo tipo sono collegati alla rete elettrica, in modo da poter immettere l’energia prodotta e non sfruttata per la ricarica o la rete di casa e ottenerne un vantaggio in bolletta. Questo significa che se si ricarica l’auto di notte non si sfrutterà l’energia autoprodotta, ma si potrà compensare del tutto o in parte quella assorbita con quella che è stata erogata.

Fotogallery: Il prezzo della ricarica delle auto elettriche

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