test Renault Austral e tech
Ibrido alla francese
Per conoscere più a fondo la Renault Austral dopo il primo contatto, ho deciso di sottoporla alla prova consumi di Red. Del resto, di un SUV ibrido l’efficienza interessa eccome, anche se carrozzeria alta e ruote grandi fanno a pugni con il contenimento dei consumi. Ibrido, dunque: quello di Renault è di tipo full e vanta un’architettura molto particolare, diversa da tutte le altre presenti sul mercato. In pratica, il motore endotermico a benzina (chen non è più il 1.600cc quattro cilindri aspirato, bensì un più efficiente 1.2 turbo 3 cilindri) è abbinato a due motori elettrici e al cambio automatico privo di frizione e sincronizzatori.
Si tratta di un 4 marce elettroattuato e se vi state chiedendo come il sistema possa funzionare, la risposta è che lo spunto a vettura ferma si compie sempre e solo tramite il motore elettrico principale. Solo dopo il 1.200 a benzina viene avviato dalla seconda unità elettrica e portato al regime esatto per innestare senza contraccolpi la seconda marcia. Nelle fasi di rilascio, il motore elettrico principale rigenera l’energia che viene accumulata nella batteria da 1,2 kwh di capacità.
Spazio in abbondanza
Lunga 4,51 m, larga 1,84 e alta 1,65, dimensioni dunque non XXL, la Austral si dimostra molto ospitale all’interno. Lo spazio, come sempre accade su auto di segmento C (e D), è ottimo per quattro adulti, qui anche fino ai 190 cm di altezza; è discreto per il terzo passeggero posteriore, più che altro perché, inevitabilmente, ci si “scontra” a livello delle spalle. Il bagagliaio? Varia a seconda della motorizzazione scelta: sulla mild hybrid la capacità minima è di 500 litri, sulla full hybrid invece è di 430. Volendo, in entrambi i casi, la seconda fila può scorrere in avanti regalando qualche litro in più.
Renault Austral E-Tech Full Hybrid 200, come va e quanto consuma
A proposito di capienza, ci sono diversi vani utili per svuotare le tasche: nella parte bassa della plancia due portabicchieri, accanto a due prese USB di tipo C e ad una 12 V. Il tunnel centrale è celato da un elemento scorrevole a forma di cloche di aereo e su cui è posizionata la piastra di ricarica a induzione.
Qualità di alto livello
Per il resto, mi ha convinto la qualità: i materiali sono scelti con cura (non solo nelle zone più in vista, e questa non è cosa comune), le finiture sono curate e l’assemblaggio è preciso. Inoltre, condivido al 100% la scelta di tenere al di fuori del touchscreen i comandi del climatizzatore, che si trovano alla base del display. A proposito di scelte condivisibili, eccone altre due: la prima è la posizione verticale del grande schermo centrale. La seconda è l’adozione del sistema operativo Android Automotive, che non è Android Auto: quello c’è (insieme ad Apple CarPlay) ed è la piattaforma che permette di replicare il proprio telefono nello schermo dell’auto. No, Android Automotive è appunto il sistema operativo alla base dell’infotainment e, fra i suoi tanti pregi, quelli che spiccano (secondo me) sono l’immediatezza di Google Maps e le app familiari agli utenti Android.