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Quanto costa mantenere un'auto elettrica?

Un'auto BEV è davvero più economica di una tradizionale? Tra prezzo, manutenzione e costi energetici, ecco la risposta

quanto costa mantenere un'auto elettrica?

Chi scegli di passare a un’auto elettrica lo fa solitamente per un insieme di motivazioni in parte etiche e in parte pratiche: da un parte c’è la crescente coscienza del rispetto ambientale, che vede nell’elettrico una soluzione per ridurre l’inquinamento iniziando dall’aria nei centri urbani, ma non va dimenticato che sulla carta l’elettrico ha anche altri benefici.

Nell’utilizzare una vettura BEV ci sono infatti anche dei vantaggi economici, che tuttavia spesso devono bilanciare un costo iniziale in molti casi più elevato rispetto a quello di un’auto tradizionale equivalente, spesso malgrado gli incentivi. Tuttavia, per il resto è effettivamente meno onerosa. Ecco quanto costa mantenere l’auto elettrica.

Il bollo

Da questo punto di vista, le BEV sono privilegiate, perché attualmente in tutta Italia vige l’esenzione dal pagamento del bollo per i primi 5 anni e addirittura a vita in Piemonte e Lombardia.

Per tutte le altre la situazione rimane comunque molto favorevole anche dopo: dal 6° anno dalla data di immatricolazione, infatti, i proprietari sono tenuti a pagare un importo pari al 25% di quello che sarebbe l’importo totale totale calcolato sulla tariffa più favorevole, quella riservata alla classe più virtuosa ossia Euro 6 moltiplicato per i kW a libretto.

Da qui deriva un ulteriore vantaggio: il particolare sistema di calcolo della potenza fa sì che il dato riportato a libretto non sia quello della potenza massima o “di picco”, ma quello della potenza erogabile in continuo, secondo uno specifico regolamento omologativo, che è sempre parecchio più bassa.

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Per fare un esempio, su una Ford Mustang Mach-E Extended Range che dichiara 294 CV, ossia 216 kW di potenza, la potenza a libretto è di soli 100 kW, sui quali dal 6° anno si pagherebbero, ad esempio nel Lazio, 1/4 della cifre che risulta moltiplicando la tariffa Euro 6 di 2,84 euro al kW x 100 kW, quindi fatti i conti 71 euro.

Dunque, un’auto con prestazioni elevate, che se andasse a benzina sarebbe addirittura soggetta a superbollo, se la cava con meno di quanto richiesto per una Hyundai i10 a benzina da 49 kW per la quale tocca pagare 140 euro senza sconti.

Già che ci siamo, restando in Casa Hyundai, una Kona o una Ioniq da 88 a 150 kW hanno un valore omologato di 26 o 28 kW, mentre la nuovissima Ioniq 5 va da 42 a 76 kW a fronte di potenze massime tra 125 a 225 kW. Per la Fiat 500e siamo invece a 43 kW contro 87 di picco.

Il tutto, senza contare altri vantaggi come gli accessi e i parcheggi gratuiti nelle ZTL ecc…

Il tagliando

Più semplice la meccanica, più semplice il tagliando: su un’elettrica restano soggetti a controllo dei liquidi di servizio, i freni, le gomme ecc, ma per quanto riguarda il gruppo propulsore, le verifiche si limitano più che altro allo stato della batteria e del suo sistema di raffreddamento o di controllo della temperatura, mentre scompaiono cinghie di distribuzione, iniettori  ecc.. che sui motori endotermici originano i conti più salati.

Con questo, anche sulle elettriche la manutenzione c’è: molto spesso si legge sui forum di utenti scandalizzati per aver pagato (a puro scopo esemplificativo) un tagliando per Renault Zoe o modelli analoghi dai 90 ai 120 euro, convinti che sull’elettrica quel costo si annullasse quasi del tutto, ma un normale controllo di liquidi e filtro abitacolo ha comunque quelle tariffe.

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Secondo quanto dichiara Fiat, ad esempio, la Fiat 500e consente un risparmio sul singolo tagliando di circa il 35%, in effetti se il costo di un tagliando ordinario per una 500 con motore endotermico si aggira sui 150 euro, l’elettrica se la cava con un centinaio. Anche perché, essendo più semplici da controllare, richiedono meno ore di manodopera.

Gli intervalli dei tagliandi vanno da 15.000 a 30.000 km, ma si consigliai sempre per chi percorre meno di 20.000 km in un anno, di passare in officina ogni 12 mesi.

Va però considerato che un’elettrica mantiene costi inferiori sui tagliandi normalmente più impegnativi, quelli cioè dei 40-60-100.000 km in cui le altre auto iniziano a fare io conti con distribuzione, freni e via dicendo, anche se alcune come ad esempio Smart EQ prevedono la sostituzione della batteria di servizio a 12V ogni 3 anni.

Inoltre, se guidata correttamente, un’elettrica consuma pochissimo i freni grazie alla funzione di recupero energetico che assolve gran parte della loro sua funzione, specie in presenza di sistemi “one pedal” con cui ci si ferma mollando soltanto il gas. Alcuni utenti delle prime BEV oggi si vantano addirittura di non aver dovuto cambiare le pastiglie per 7-8 anni.

La manutenzione

C’è ben poco che si può fare da soli, a parte rabboccare il liquido lavavetri e tenere sotto controllo gomme e pastiglie dei freni e per chi proprio ci tiene, cambiare da sé il filtro aria abitacolo.

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Il cofano di un’auto elettrica infatti spesso è addirittura inaccessibile in quanto metterci le mani senza essere debitamente attrezzati e istruiti sarebbe anche più pericoloso che armeggiare con un motore a scoppio, viste le elevate tensioni elettriche. Le parti più a rischi sono protette da condotti di colore arancio e soltanto il personale specializzato nelle officine è abilitato a intervenirci.

Le gomme

Il cambio gomme segue le regole degli altri veicoli, inclusa la convenienza del treno di gomme invernali.

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Anche se i produttori offrono sempre più prodotti specifici per elettriche, queste non hanno quasi mai costi maggiori a parità di modello e misura, salvo che l’auto monti una misura particolare come accade con BMW i3 o Volkswagen ID.3, che hanno pneumatici molto stretti su cerchi di grande diametro. Qui le estive costano da 110 a 170 euro secondo marca e qualità, le invernali invece vanno dai 150 ai 200 euro l’una.

La garanzia sulla batteria

Un’elettrica moderna è coperta sull’elemento-chiave, ossia la batteria, per non meno di 8 anni o 160.000 km che qualche costruttore già ha elevato a 200.000 o più, mentre altri annunciano (come Fisker per Ocean) una copertura di 10 anni grazie all’evoluzione della tecnologia degli accumulatori e della gestione energetica. Ma cosa comprende?

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Questa garanzia copre non soltanto i guasti, ma l’efficienza della batteria stessa: significa che la Casa garantisce la conservazione di un livello minimo di performance, calcolate sulla capacità, ed è di solito del 70% di quella nominale. In pratica, si assicura che nel corso di 8 anni o 160-200.000 km la batteria non perderà più del 30% della sua capacità di immagazzinare energia, un limite oltre il quale la batteria non è più utilizzabile su un’auto.

Se questo si verifica prima del tempo, allora si ha diritto alla sostituzione in garanzia, però attenzione: ci sono casi in cui il decadimento o il guasto possono essere attribuiti a un uso non corretto dell’auto e della ricarica. Se l’intervento non è coperto il costo a carico del cliente diventa salatissimo.

La sostituzione della batteria

La batteria rappresenta una percentuale importante del peso di un’auto elettrica, ma soprattutto, è in assoluto l’elemento più costoso, quindi se dovesse rendersi necessario sostituirla, in molti casi potrebbe valere la pena di considerare di cambiare direttamente l’auto. Anche perché i costi variano a seconda della tecnologia, e dei volumi produttivi.

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Per una piccola come una smart EQ, con batteria da 17,8 kWh, infatti, il costo della sostituzione Iva inclusa supera gli 11.000 euro, mentre Nissan per quella della Leaf da ben 40 kWh ne chiede meno di 9.000. Per modelli più costosi e sofisticati come le Tesla, (che però hanno anche capacità molto superiori), si va da 15.000 a oltre 20.000 mentre per cambiare quella da 80 kWh Mercedes EQC occorrono 40.000 euro.

Anche in questo, tuttavia, l’evoluzione corre, tanto che molte case sono già al lavoro per proporre la possibilità di riparare o sostituire a costi più ragionevoli soltanto il modulo o addirittura la singola cella in cui si trova l’elemento guasto.

L’assicurazione

Il minor costo assicurativo è stato, nei primissimi anni della corsa all’elettrica, un eccellente argomento a favore delle elettriche: sulla sola RCA il risparmio arrivava infatti anche al 40-50% rispetto a una vettura tradizionale, per una serie di ragioni che andavano dall’assenza di combustibile a bordo, che in teoria rende le auto a batteria meno a rischio incendi, alla valutazione media della tipologia di cliente identificato come maturo, attento e coscienzioso, dunque con incidentalità molto ridotta.

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Anche i limiti di autonomia e ricarica hanno giocato a favore, visto che alle elettriche si attribuiscono in media percorrenze inferiori e anche qui, rischi ridotti. Oggi, con il crescere della loro diffusione, i costi si stanno lentamente riavvicinando.

Attenzione, uno dei parametri è anche qui la potenza a libretto, come per il bollo, che può però generare differenze curiose.  Una Fiat 500e con potenza a libretto di 43 kW può infatti rischiare di pagare anche il 20% in più di una Ioniq che ne dichiara meno di 30.

Qual è la miglior assicurazione per auto elettriche

I parametri sono moltissimi, come per le auto tradizionali, e uno dei più importanti rimane la zona. A fare confronti tra città come Milano, Roma e Napoli o Bari, anche qui si vedrà inevitabilmente aumentarne la richiesta man man oche si procede verso sud. In generale, nella moltitudine di offerte, quelle più competitive continuano ad essere quelle online come Verti (ex-DirectLine), Linear, Quixa, Allianz Direct (ex-GenialLoyd).

Una piccola auto ad uso prevalentemente urbano come una Smart EQ o una Dacia Spring in una città come Milano può infatti spuntare un premio RC annuo da meno di 200 euro, che possono salire da 250 o 300 nelle altre città. Con cifre leggermente superiori alcuni offrono in aggiunta anche assistenza stradale e addirittura mini-kasko. Quello che può cambiare e va valutato bene, sono  i massimali assicurati per i danni a terzi, su cui ci sono politiche differenti da una compagnia all’altra.

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