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Prova Ineos Grenadier Quartermaster - Un lavoratore instancabile

Considerare i pick-up come alternativa country chic ai SUV è una prassi diffusa, che in Italia è talvolta alimentata anche da una certa malizia fiscale, dato che si tratta pur sempre di autocarri con omologazione N1 e dunque con le relative agevolazioni. Attenzione però a fare bene i propri conti con l’Ineos Grenadier Quartermaster: al di là dell’essere un veicolo esclusivo e raffinato, questo è un vero mezzo da lavoro. Facendo un paragone, potete immaginarlo come un cavallo da tiro. Volendo con lui potrete magari fare una passeggiata tra i campi ma certo non correre il Palio di Siena né pensare di darvi al dressage. E questa, che sia ben chiaro, non è assolutamente una critica, ma una semplice constatazione di fatto: il Quartermaster fa tremendamente bene il suo mestiere, come lascia intendere anche la votazione.

prova ineos grenadier quartermaster - un lavoratore instancabile

Ineos Grenadier Quartermaster Trialmaster

I dati tecnici salienti del Grenadier Quartermaster

Metafore equine a parte, basta un rapido colpo d’occhio per intuire di che pasta sia fatto l’Ineos Grenadier Quartermaster. Ha infatti una linea massiccia e squadrata e le sue lamiere sono taglia XXL. Questo Ineos è lungo 544 cm, largo 194 e alto 202 e nel suo cassone si può sistemare senza difficoltà un classico europallet, quello che di base è 80 cm x 120. Per risparmiare all’acquirente il fastidio di dover fare la patente C, quella dei camion, la portata –  che varia a seconda dell’allestimento – è limitata a un massimo di 835 kg, anche se da un punto di vista tecnico il Quartermaster potrebbe trasportare molto di più. Volete un’altra misura della sua prestanza? La ribaltina regge senza fare una piega la bellezza di 225 kg.

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interni Ineos Grenadier Quartermaster Trialmaster

Sua Altezza

Scorrendo la scheda tecnica ci sono però altri valori che fanno strabuzzare gli occhi. La capacità di guado è per esempio di 80 cm, mentre l’altezza minima da terra è di 26,4 cm. Dando un’occhiata sotto il pick-up si notano il robusto telaio a longheroni e traverse di vecchia scuola e massicci assali rigidi forniti dalla italianissima Carraro. Per chi non lo sapesse quest’azienda fornisce di solito componenti a mezzi agricoli e da cantiere… Dal canto loro, le sospensioni contano su molle progressive Eibach e garantiscono un’escursione di 58,5 mm alle ruote. Ok, direi che è il caso di smetterla di dare i numeri e di issarsi letteralmente a bordo, dato che gli ottimi sedili non sono subito a portata di natica.

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console centrale Ineos Grenadier Quartermaster Trialmaster

Il trionfo dell’analogico

Una volta al volante le sorprese continuano. L’abitacolo è infatti dominato da una console centrale piena zeppa di comandi fisici, in perfetto stile aeronautico. Levette, manopole e pulsanti vari sono così grandi e ben distanziati che si potrebbero quasi usare anche con addosso i guantoni da boxe.

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tetti safari Ineos Grenadier Quartermaster Trialmaster

E non è finita, perché sul tetto c’è un pannello di comandi supplementari, predisposti per eventuali accessori elettrici, come i fari di profondità, per cui il Grenadier Quartermaster risulta già pre-cablato. Certo, a meno di essere stati da bambini imbattibili campioncini di Memory, non è immediato trovare al primo colpo quel che serve in questa giungla di comandi, ma l’insieme fa una scena esagerata e alla lunga si dimostra anche pratico. L’ormai immancabile touchscreen centrale dà un tocco digitale e moderno a un ambiente analogico e fa anche da strumentazione, visto che davanti agli occhi del pilota c’è solo un cruscottino che raccoglie una serie di spie.

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comandi Ineos Grenadier Quartermaster Trialmaster

Complimenti per la trasmissione

Riconoscete la leva del cambio che c’è sul mobiletto centrale? Probabilmente l’avrete già vista su qualche altro modello. È infatti quella tipica del cambio automatico ZF a otto marce che fa da spalla al tre litri turbodiesel BMW. Entrambi godono qui di una messa a punto specifica, perché stavolta non si chiede loro di macinare chilometri sulle autobahn, bensì di destreggiarsi in passaggi impervi nel fuoristrada. A completare il reparto trasmissione dell’allestimento Fieldmaster ci sono marce ridotte e il differenziale centrale bloccabile. L’ancor più specialistica versione Trialmaster aggiunge a tutto questo anche il bloccaggio dei differenziali anteriori e posteriori. Dove hanno pescato questi nomi? presto detto: nel catalogo delle leggendarie giacche da moto Belstaff, altro marchio della galassia Ineos.

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Il suo habitat è nel fango

Ma come va alla fine dei conti il Quartermaster? Alla grandissima, almeno se lo si tiene lontano dall’asfalto. Fuoristrada gli unici grattacapi possono essere causati dagli ingombri e dall’ampio diametro di sterzata, che è pari a ben 14,5 metri. Il pick-up Ineos si inerpica ovunque e supera come se niente fosse pietre smosse, solchi profondi, pozze di fango e pendenze di ogni genere, anche laterali. Il tutto senza nemmeno sfruttare – nella stragrande maggioranza dei casi – blocchi e ridotte. Non oso immaginare cosa potrebbe fare sfruttando l’intero potenziale tecnico di cui dispone. D’altronde, con una coppia di 550 Nm costanti tra i 1.250 e i 3.000 giri e il cambio rapportato sul corto, è normale che abbia doti da grande scalatore. A proposito del cambio, la centralina che lo governa tende tenere il motore abbastanza su di giri. Per avere una maggiore scorrevolezza su strada e ridurre la rumorosità può essere vincente selezionare le marce manualmente.

prova ineos grenadier quartermaster - un lavoratore instancabile

Lo sterzo a circolazione di sfere ha a sua volta un’impostazione fuoristradistica e filtra bene i colpi più duri, senza trasmettere reazioni alle mani del pilota. Il rovescio della medaglia è rappresentato da una scarsa precisione nella guida tra le curve su asfalto. Più che dare ordini perentori alle ruote, il volante pare suggerire loro bonariamente la linea da seguire. Non c’è dunque spazio per alcuna velleità sportiva, anche perché le gomme tassellate non aiutano a disegnare le traiettorie in modo rigoroso e accentuano la sensazione che la frenata sia più modulabile che potente.

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