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Porsche 924, una controversa "svolta" anteriore

Sullo sfondo ci sono i ruggenti anni Settanta, che scorrono veloci quanto le Porsche 911, autentiche mattatrici su strada e in pista. Le berlinette di Zuffenhausen raggiungono un popolarità assoluta, toccano vette di prestigio e prosperità incredibili, mentre la divisione sportiva gestita da Ferdinand Piëch con polso e pugno di ferro, miete vittime e successi a livello globale. Sembra uno scenario idilliaco quello intrapreso da Porsche, una sorta di età dell’oro durante la quale ci si possono godere le migliori primizie che la vita sa offrire. Invece, dietro alla brillante facciata ci sono delle violente tensioni interne. L’azienda è gestita a conduzione familiare da Ferdinand “Ferry” Porsche e da sua sorella Louise Porsche, sposata con l’avvocato Anton Piëch. I figli di ogni ramo rivestono ruoli primari all’interno della società, ma a un tratto la rivalità tra Ferdinand Alexander Porsche e Ferdinand Piëch mette a soqquadro l’armonia generale, incrinando prepotentemente i rapporti tra consanguinei. Quando la zona di tensione arriva al suo picco, nel 1972, il grande capo Ferry Porsche, in modo salomonico, decide di allontanare tutti i membri della famiglia dalla sua creatura. Quello che per molti appare come un gesto avventato, si rivelerà una scelta quanto mai vincente: in Porsche torna l’unità, senza più gruppi di potere a logorare dall’interno.

Il rischio di un addio all’America

Dopo la grande rivoluzione nell’organigramma, il ruolo di amministratore delegato finisce nella mani di Ernst Fuhrmann, figura di massima autorevolezza e già progettista di successo all’interno di Porsche. Egli prende coscienza immediatamente di una situazione che assomiglia tanto a un uragano, che teme possa abbattersi con troppa violenza sopra le loro teste, perché dagli Stati Uniti arrivano delle voci poco rassicuranti. L’inchiesta-scandalo di Ralph Nader sulla Chevrolet Corvair ha il sentore di una messa al bando delle vetture con motore posteriore nel mercato a stelle e strisce, perché ritenute troppo pericolose in caso di urto frontale. Questa tesi, è stato dimostrato successivamente, non aveva fondamento, ma in quel preciso attimo sotto la scure ci finiscono le auto di importazione, in particolare: Volkswagen Maggiolino e derivati, Porsche 911 e Porsche 914. Perdere quel mercato sarebbe stato eccessivamente gravoso per Porsche, che corre ai ripari sviluppando un nuovo modello di punta con motore anteriore, da affiancare alla 911 e poi sostituirla. Quest’ultima sarebbe stata la 928. Nel frattempo viene avanzato un progetto di cooperazione con Volkswagen per buttare nella mischia una nuova coupé, sempre col motore davanti da 2 litri di cilindrata. Per una serie di complicati cambiamenti di scenario all’interno della casa di Wolfsburg, nel 1974 la prima vettura a motore anteriore di Porsche non è la tanto attesa 928, ma la sorprendente 924, una piccola gran turismo che era destinata a marchiarsi con l’effige di Volkswagen. Più di qualcuno alzerà la voce per il fastidio dato da questa operazione.

Porsche 924

La Porsche 928 non piace subito ai puristi

Alla prima vista della Porsche 928 si scatenano delle discussioni, anche abbastanza accese, sul poter ritenere questo modello una “vera Porsche”. Gli appassionati della casa di Zuffenhausen possono essere dei veri integralisti quando vogliono e, solitamente, non accettano di buon grado le novità, specialmente quando queste si presentano come un sostanziale abbassamento dell’asticella in termini di qualità, prestazioni e soprattutto prestigio. La 924 infrange una serie di dogma inviolabili per il brand tedesco: in primis il già citato motore in posizione anteriore e per di più raffreddato a liquido, poi ci sono delle potenze basse e degli interni dal taglio troppo spartano, per non dire “povero”. La 924 viene considerata come un alieno dal fedele “porschista”, perché non ha nulla a che vedere con ciò a cui loro sono abituati.

C’è dell’oro in quello che non luccica

Le critiche rivolte alla 924 sono per lo più ingenerose, poiché venne costruita con una filosofia molto Porsche, nonostante fosse destinata a essere una Volkswagen. Era un’automobile sportiva a un prezzo non esageratamente elevato e che utilizzava delle parti meccaniche già disponibili e appartenenti al Gruppo di Wolfsburg. Il motore di lancio, infatti, derivava in modo diretto da quello dell’Audi 100. Inoltre, una buona distribuzione dei pesi rendeva la 924 molto accattivante da guidare e questo piacque non poco a una platea di più ampio respiro rispetto ai soliti clienti del marchio. Quest’auto figlia di un’operazione praticamente a costo zero, come progetto e investimento in attrezzature, fu un grande successo di vendite con 121.191 esemplari prodotti in 10 anni, che furono essenziali per rimpinguare notevolmente le casse del costruttore tedesco. Certo, nel suo mercato di riferimento che, inevitabilmente, erano gli Stati Uniti ebbe qualche difficoltà. Le pesanti normative antinquinamento americane, ridussero la potenza del propulsore europeo di ben 10 cavalli, passando da 125 a 115. Le performance furono azzoppate, con una perdita di velocità media di quasi 20 km/h. Oggi, questo modello vive una parziale riscoperta e anche i più refrattari cominciano a considerarla come un membro della famiglia Porsche a tutti gli effetti.

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