Motori

"Popular e accessibile a tutti: ecco i segreti dei successi Citroen"

Con una quota di mercato del 4,5%, da inizio anno, Citroën in Italia ha dalla sua i numeri. I volumi sfiorano 38.000 registrazioni, salgono del 25%, 5 volte maggiore della crescita del mercato. Il solo mese di maggio, nonostante uno scenario di mercato generale in contrazione, il marchio ha visto una crescita del 30% rispetto allo stesso mese del 2023. Con Alessandro Musumeci, direttore marketing del brand, una laurea in ingegneria meccanica e decenni di esperienza nell’automotive, abbiamo fatto il punto e analizzato le chiavi del successo di Citroën.

Cosa significa vendere un’auto oggi?

“Vuol dire capire i bisogni di mobilità delle persone e le esigenze. Vendere auto oggi è più complesso perché richiede più formazione. E noi abbiamo puntato molto sulla formazione dei venditori, per scardinare eventuali loro dubbi o barriere, e creare maggiore entrusiamo e ingaggio con la rete vendita”.

Citroen

Quali sono le principali difficoltà adesso?

“Viviamo in un momento di forte transizione nell’automobile; acquisto, possesso, utilizzo, leasing, noleggio, sharing, tutto è in evoluzione e poi sui segmenti c’è confusione. Oggi per esempio la Tesla non possiamo definirla Premium perché poi ha un bacino di clientela molto più trasversale; la Ami viene utilizzata dai quattordicenni ma poi c’è chi la preferisce alla moto ai mezzi pubblici ma ci sono anche gli adulti. Non c’è più una targetizzazione su un segmento ma su una tecnologia”.

Che altro?

“Poi c’è il mondo dei social, bisogna monitorare certi trend, noi siamo in Italia su Tik Tok perché è uno dei social che sta andando di più tra i giovani. Bisogna sapere andare dove c’è il tuo pubblico, quindi non solo mezzi tradizionali ma anche i social, come Twitch, per avvicinarsi a un target con un’età più bassa”.

Quest’anno ricorre il centenario di Citroen in Italia. Un secolo di storia.

“Abbiamo voluto celebrarlo nel migliore dei modi, con iniziative sul territorio, coi concessionari, alcuni altrettanto storici, e stiamo preparando attività specifiche speciali di lancio a Milano, perché tutto partì nel 1924 quando Andrè Citroen arrivò in Italia e comprò da Nicola Romeo, patron Alfa, questo grande terreno vicino a via Gattamelata dove poi è sorta la prima filiale e dove oggi ci sono tutti i brand del gruppo Stellantis”.

Un legame stretto con il nostro Paese.

“Sì, basti pensare alle icone disegnate da Flaminio Bertoni, a Walter Becchia che ha fatto il motore della 2CV. L’Italia poi è il secondo mercato dopo la Francia.”

Oggi è cambiato il mondo.

“Oggi c’è un mercato molto più aperto e molto più globale in cui si affacciano tantissimi brand anche nuovi e sconosciuti con poche radici sul nostro territorio e quindi è ancora più importante per noi rimarcare la forza dei 100 anni, il nostro heritage legato sì alle auto storiche ma che poi significa soprattutto rassicurazione per il cliente”.

Se dovesse definire il marchio Citroën?

“Un brand popular, nel senso di popolare, conosciuto, accessibile a tutti. Un brand che vive di quattro valori: il comfort; la sostenibilità; la semplicità e l’audacia nelle innovazioni”.

La vostra principale sfida è la democratizzazione dell’auto. Che significa?

“Le faccio l’esempio proprio della 2CV che ha reso accessibile l’automobile a chi non ce l’aveva. Come allora, oggi questo ci serve per l’elettrico, perché ci troviamo di nuovo in quella che viene chiamata la transizione energetica. Questa transizione può essere più o meno lunga, più o meno vincolante negli obiettivi che vengono dati o meno dall’Europa, ma di sicuro è una transizione dove oggi l’elettrico è per pochi e quindi noi vogliamo che sia per molti. Ed ecco che qui arriviamo a quello che abbiamo chiamato l’elettrico sociale Citroen, ovvero rendere possibile con la nuova E-C3 il fatto che l’elettrico sia accessibile a tutti perché viene offerta a 49 euro al mese, zero anticipo, con gli incentivi, quindi una delle prime barriere verso l’elettrico, cioè il prezzo, viene abbattuta”.

La C3 cambia completamente faccia, sfida ambiziosa e a tratti rischiosa.

“Il design cambia molto rispetto alle versioni precedenti e quando hai un best seller che cambia così tanto ci si chiede: ma non è che state un po’ rischiando? Oggi sicuramente passare da forme tondeggianti e linee morbide a un SUV da linee muscolose più verticali e un’auto più alta, da una parte è una scelta audace e dall’altra è una scelta che va nella direzione del cliente”.

La gente ancora non si fida dell’elettrico.

“Vero, e proprio per questo l’offerta che noi proponiamo non è quella di sposarsi con l’elettrico, ma di aderire a questo mondo in modo graduale, con un leasing grazie al quale dopo tre anni il cliente può decidere se confermare l’auto, cambiarla, o tornare al pensiero di prima. Sull’elettrico lavoriamo da tempo, abbiamo fatto la formazione alla rete, attività stampa e di comunicazione proprio perché vogliamo estendere l’elettrico a tutti quanti”.

Come combattere l’ansia di ricarica?

“La ricarica è chiaramente un problema rispetto a chi è abituato ad andare dal benzinaio e rifornirsi in due secondi. Anche qui abbiamo delle soluzioni. La prima è la wallbox per la ricarica domestica sempre inclusa in ogni offerta dell’elettrico, perché la ricarica più semplice è quella che fai a casa quando arrivi nel box. Per chi non ha il box, abbiamo stretto accordi speciali con Free2move Charge, compagnia partecipata da Stellantis, e poi abbiamo presentato un’applicazione che si chiama E-Routes e che è in pratica un navigatore speciale dedicato alle vetture elettriche che dialoga con la batteria. E così il guidatore può programmare e progettare il proprio viaggio in base alle proprie necessità impostando l’autonomia di arrivo, scegliendo dove fermarsi a ricaricare, se ricaricare alle colonnine veloci o meno, e via dicendo”.

Quali altri armi in dotazione ha la nuova C3?

“Il comfort. Le faccio solo l’esempio delle sospensioni Citroen Advanced comfort, quelle con gli smorzatori idraulici che danno il cosiddetto effetto tappeto volante e che rendono le asperità della strada meno importanti e attutiscono gli urti soprattutto quando la strada non è regolare. Queste sospensioni normalmente noi le abbiamo nella gamma medio-alta C4, C5, C5X, ma ci saranno anche nella nuova C3 ed è una cosa che nessun competitor nello stesso segmento si può permettere”.

“Un’altra cosa che è cambiata tantissimo e dove c’è il grande salto rispetto anche alla versione precedente di C3 è la composizione della gamma: due soli livelli YOU, il livello base e MAX, quello full optional. Il tutto per semplificare la scelta del cliente tanto che abbiamo dato vita a quello che abbiamo chiamato il “non configuratore” che aiuta anche gli stessi venditori che prima impiegavano fino a 40 minuti per configurare la vettura e ora ne impiegano massimo 8”.

Un altro focus per voi importante sono i giovani.

“Ci siamo avvicinati molto ai giovani e lo stiamo ancora facendo con Ami che è presente nei centri delle città in modo impressionante. Stiamo parlando di un veicolo semplice, accessibile a tutti, elettrico, ovviamente, ma anche essenziale e senza i vari fronzoli che alla gente magari interessano meno. Stiamo andando tutt’ora nelle scuole a parlare di mobilità sostenibile coi giovani, insieme a esperti del settore, docenti, patrocini dei ministeri. E poi stare vicini ai giovani significa anche condividere in maniera empatica le problematiche dei nostri giorni come il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo e quindi noi abbiamo avviato un progetto sociale molto interessante da un paio d’anni dove andiamo nelle scuole con delle associazioni no profit a parlare e a sensibilizzare i ragazzi delle superiori.

Ma come è nata l’idea?

“Ci siamo resi conto che la Ami all’inizio veniva letteralmente bullizzata per le sue forme poco convenzionali. È stata paragonata a una scatola di tonno, a un tostapane, a un ferro da stiro. E da lì insomma è nata l’idea”.

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