Mustafà aveva un sogno: «Quando avrò braccia e gambe nuove, guiderò una macchina per girare l’Italia assieme alla mia famiglia. Farò l’università e diventerò un medico per aiutare soprattutto chi ne ha bisogno», aveva raccontato. Un anno dopo quel sogno rischia di non diventare realtà. Perché il bambino siriano di 7 anni, nato senza braccia e gambe e diventato famoso in tutto il mondo per una foto che ha vinto il premio Siena International Photo Awards, forse le protesi tecnologiche che medici e ricercatori italiani stavano progettando per lui non le avrà mai.
DA SIENA A BUDRIO – La sua famiglia, dopo essere stata ospitata prima a Siena (dove è stata avviata anche una raccolta di denaro che ha superato i 100 mila euro) e poi a Budrio, in provincia di Bologna dove si trova il Centro protesi dell’Inail, un’eccellenza europea, ha deciso di interrompere le cure sul bambino e ha lasciato l’Italia per trasferirsi in Germania dove si trovano alcuni parenti. Mustafà con il padre, la madre e due sorelline era fuggito dalla guerra in Siria voluta dal regime di Assad (la mamma lo ha partorito senza arti dopo essere stata vittima di un attacco chimico con il gas nervino) e sembrava che in Italia avesse trovato la felicità. Ma a gennaio è arrivata inattesa la decisione di partire. E questo nonostante le assicurazioni che al Centro Inail di Budrio le protesi erano in fase di progettazione. Il padre del bambino, Munzir, rimasto senza una gamba per l’esplosione di una bomba, ha già ricevuto una protesi tecnologica del Centro che gli consente di camminare senza stampelle.
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INTERROTTA LA SCUOLA – Mustafà e i suoi erano ospiti dei servizi sociali della Regione e della città metropolitana di Bologna e del Comune di Budrio. Prima di raggiungere la cittadina emiliana, la famiglia era stata ospitata dal Comune e dalla Caritas di Siena e Mustafà era stato sottoposto a un’operazione al policlinico Le Scotte per una malformazione all’addome. Tre ore di intervento eseguito dall’equipe diretta dai professori Mario Messina e Francesco Molinaro. A Budrio, come già accaduto in Toscana, Mustafà e le sue sorelline Sajida, 5 anni e mezzo e Nura 3, avevano iniziato la scuola. «I bambini apprendono velocemente, hanno una grande curiosità», avevano raccontato le insegnanti. «E Mustafà ha un’intelligenza pratica straordinaria, una forza e un coraggio da leone e un’allegria travolgente». Sia in paese sia al centro protesi stanno aspettando che ritorni, pronti ad accoglierlo e a ricominciare il cammino. Ma nessuno sa quando e nemmeno se succederà.
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