Il Messico è visto dai costruttori cinesi come una potenziale porta d'ingresso principale per fare breccia nel ricchissimo mercato automobilistico americano. Ecco perché
Il Messico, settimo produttore mondiale di autovetture (3,5 milioni di unità all'anno), un settore dell'automotive alimentato da oltre un milioni di lavoratori che vale il 3,6% del pil nazionale e il 18% di quello manifatturiero, si sta trasformando in una piccola grande potenza globale dell'automotive. Certo, da anni questo Paese è in prima linea quando si tratta di costruire veicoli per conto di affermati marchi internazionali. La grande differenza rispetto al passato, tuttavia, riguarda i clienti di Città del Messico: non più soltanto colossi automobilistici statunitensi ed europei ma anche – e soprattutto – i loro rivali cinesi.
Se, infatti, i primi sono sempre stati tradizionalmente ben felici di installare qui stabilimenti e fabbriche, per costruire ed esportare veicoli a costi ridotti nel resto del pianeta, i secondi considerano il Messico una (potenziale) porta d'ingresso principale per fare breccia nel ricchissimo mercato automobilistico americano. Detto altrimenti, la Cina sta affinando un sofisticato gioco di sponde per eludere barriere commerciali, dazi e sanzioni Usa fino ad arrivare, presumibilmente, a vendere le proprie vetture sotto il naso della Casa Bianca.
La Cina e la sponda messicana
L'intenzione delle aziende con sede a Pechino? Aprire stabilimenti di assemblaggio nel cortile di casa degli Usa, sia per conquistare i mercati dell'America Latina che per, soprattutto, lanciare l'assalto a quello statunitense. Nel 2023, in Messico le vendite di auto cinesi sono schizzate alle stelle, passando dal 6,5% del 2022 al 9,4%, e rappresentando 129.329 unità sulle 1.361.433 complessive presenti nel Paese. Soltanto quattro anni prima i marchi cinesi occupavano appena il 2,6% della torta messicana. Allo stesso tempo i brand europei hanno perso 2,7 punti percentuali, mentre quelli coreani hanno limitato i danni ad un solo punto percentuale.
Le auto del Dragone e le preoccupazioni di Washington
Nonostante le tariffe imposte da Washington sull'esportazione degli EV made in China nel mercato americano – tariffe quadruplicate per proteggere il settore americano – Washington è seriamente preoccupata del ruolo che sta consolidando la Cina all'interno della nazione messicana. “Siamo preoccupati per il modo in cui la Cina si sta preparando a inondare gli Stati Uniti e i mercati globali con automobili, in particolare veicoli elettrici, sostenuti da massicci sussidi, da una lunga localizzazione e da altre politiche discriminatorie. Stiamo tutti prestando attenzione al fatto che ci sono industrie cinesi, aziende statali, che stanno acquistando terreni, creando strutture per farlo”, ha dichiarato la rappresentante commerciale degli Stati Uniti Katherine Tai. Peccato che gli Usa non possono imporre dazi alle auto costruite in Messico. Tutta colpa del NAFTA, l'Accordo nordamericano per il libero scambio, che tutela il libero mercato tra Stati Uniti, Messico e Canada.