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Perché il futuro dell'auto Ue passa da una cena con Macron

Parigi chiama a raccolta l'industria per un confronto alla luce delle nuove politiche protezionistiche Usa. Ora serve un'Europa forte

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Occasioni come questa non capitano certo tutti i giorni. Un invito a cena all’Eliseo, con Emmanuel Macron, è un’occasione di un certo pregio. A molti piacerebbe sedere alla stessa tavola del presidente francese e condividere con lui del buon cibo e magari un bel calice di vino.

Freniamo però agli entusiasmi, perché un episodio del genere è anche la testimonianza di quanto la questione sia seria. In fondo, Parigi non ha mai nascosto le paure legate all’Inflation Reduction Act (IRA), la legge statunitense che premia, fra le altre cose, le auto elettriche “made in Usa”, con incentivi all’acquisto e alla produzione.

L’appuntamento è fissato quindi per stasera. E i commensali saranno i dirigenti di grandi aziende Ue. Obiettivo di Macron è convincerli a non cadere nella tentazione di delocalizzare la produzione Oltreoceano, per mantenere e continuare invece a investire qui da noi, in Europa.

Una sveglia per l’Europa?

Da costruttori come Volvo e BMW, a realtà quali Solvay, Air Liquide, Astrazeneca, Ericsson e Orange: in tanti – secondo la Reuters – saranno ospitati e per così dire, “corteggiati”, dal presidente transalpino. Non sappiamo però quali carte giocherà la Francia. Maggiori dettagli, forse, nelle prossime ore.

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Possiamo però ricordare che Parigi, attraverso soprattutto il suo ministro delle Finanze, Bruno Le Maire, spinge per una sorta di sovranismo europeo dell’auto elettrica, da lanciare anche attraverso uno “European Buy Act”.

Forse Parigi aggiornerà sul piano e prometterà passi avanti in cambio di un impegno sul “made in Ue”? Intanto, fra le stanze dell’Eliseo, riecheggiano le parole di allarme di un funzionario, riportate sempre dall’agenzia di stampa britannica, che puntano il dito contro il protezionismo americano:

“Abbiamo difficoltà con le aziende che iniziano a considerare la possibilità di delocalizzare la produzione o di effettuare investimenti futuri al di fuori dell’Europa”.

La situazione, come rimarcato a più riprese, merita la massima attenzione a livello comunitario. L’auspicio quindi è che l’apparente fuga in avanti francese dia una scossa a tutti i Paesi Ue. Italia inclusa. Mai come in questo momento sarà indispensabile un ragionamento corale.

Fonte: Reuters

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