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Perché ci piacciono così tanto le auto abbandonate?

Trascurate, dimenticate e ricoperte da polvere, ciclicamente sollevano discussioni online, sui giornali e in TV, ma perché?

perché ci piacciono così tanto le auto abbandonate?

Le auto abbandonate stanno spopolando sul web. È un dato di fatto, se ne parla ormai ovunque e nel corso del 2022 sono nati molti profili social di spotters o di nuovi restauratori. Ne abbiamo parlato tantissimo anche su queste pagine e quindi mi sono chiesto; perché ci piacciono così tanto? Perché ne siamo così attratti?

Auto vissute, che hanno fatto il loro tempo, lasciate marcire sotto dita di polvere all’interno di garage o rimesse, mai reclamate dai proprietari (come quelle nei tanti aeroporti del mondo, per esempio), oppure auto, anche più recenti, che semplicemente sono state dimenticate. Ma perché ci attira così tanto l’idea (anche a chi sta scrivendo questo approfondimento) di portarne una a casa per sistemarla e donarle una seconda vita?

Per capirlo ho provato a fare un piccolo ragionamento, interpellando anche alcuni psicologi in merito e analizzando la situazione da un punto di vista esterno. Fatemi sapere cosa ne pensate.

Una moda senza tempo

Partiamo dagli ultimi fatti. Il nome The Dizzy Viper vi dice qualcosa? Se siete assidui lettori di Motor1.com Italia probabilmente sì, perché ne abbiamo giusto scritto pochi giorni fa. Si tratta dell’ultimo caso che ha fatto alzare un enorme “polverone” mediatico tra i tanti appassionati, e non, sui social. Ne hanno parlato testate giornalistiche di tutto il mondo e anche alcuni telegiornali.

Sì perché il caos che ha generato (proporzionalmente alla sua importanza, ndr) è stato talmente eclatante da fare il giro del mondo e tornare proprio qui, in Italia, dove il creatore del progetto ha svelato che si trattava solo di ricostruzioni grafiche molto accurate e che quelle tante e belle supercar e hypercar non erano realmente state abbandonate in una rimessa di Dubai.

Ma perché tutto questo clamore da parte del pubblico? Ok, in questo caso erano auto molto speciali da diversi milioni di euro, solo apparentemente abbandonate. Un rumore simile, però, era stato sollevato anche pochi mesi fa alla scoperta di un’enorme autorimessa abbandonata nel Regno Unito, ricca di sportive mai utilizzate, come alcune BMW Alpina (dal fascino sicuramente inferiore).

Restringendo il campo di ricerca alla sola Italia, poi, Dal Pollaio alla Pista di Davide Cironi è diventato in poco tempo tra i programmi di motori più famosi, andando in Europa la voglia di trovare auto mal messe e donargli una nuova vita ha di nuovo fatto il giro del mondo con Affari a Quattro Ruote, il programma “storico” dell’imprenditore Mike Brewer che negli anni ha riportato su strada tanti esemplari che meritavano una seconda vita.

Questi casi, così come quello dell’enorme garage del Sultano del Brunei Hassanal Bolkiah, che proprio pochi mesi fa era tornato in cima alle pagine di giornale, ci devono far riflettere.

Perché ne siamo attratti?

La risposta più semplice a questa domanda potrebbe essere data, in breve, con una frase che siamo abituati a dire e che ci sentiamo dire fin da bambini; non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace. Quante volte lo abbiamo anche solo pensato? Probabilmente per giustificare alcune nostre o altrui scelte e per convincerci che alla fine i gusti, non solo estetici,sono qualcosa di totalmente personale.

Analizzando però nel profondo questo concetto, se è vero che è bello ciò che piace, allora perché a volte ci piace ciò che è (oggettivamente) brutto? In poche parole e ancora una volta, perché ci piacciono così tanto le auto trascurate e dimenticate se, almeno sul primo momento, non sono poi così belle?

perché ci piacciono così tanto le auto abbandonate?

Le supercar abbandonate a Dubai

Una risposta più precisa alla domanda potrebbe essere data analizzando l’aspetto meramente economico della questione. Potremmo inconsciamente vedere in questi veicoli trascurati una porta d’accesso a qualcosa di speciale a poco prezzo, risparmiando qui e ora, magari senza ricordarci sul momento che sicuramente in futuro ci chiederanno un investimento non proprio alla portata di tutte le tasche. Secondo me, però, il discorso non può fermarsi a un aspetto così “banale”.

Il parere degli esperti

Per scavare più a fondo nella questione, ho chiesto un parere a due esperti; il Dott. Federico Cuculachi, psicologo clinico specializzato nei millennials e sui social con il progetto Psicologo Espresso, e alla Dott.ssa Eleonora Pera, psicologa e psicoterapeuta specializzanda in psicoterapia cognitiva-costruttivista.

Secondo gli esperti, una valida risposta alla nostra domanda originale potrebbe essere trovata nella volontà naturale dell’uomo di andare contro tendenza rispetto alle mode del momento, cioè, in tempi attuali, alla cultura di massa del consumismo usa e getta.

Riassumendo le loro risposte, siamo tutti d’accordo nel considerare il nuovo come un qualcosa di migliore, parlando in senso tecnologico, e pulito, in senso di emissioni e in relazione all’ambiente circostante. Tuttavia, se comunque siamo disposti a pagare per trovare e restaurare un’auto apparentemente distrutta potrebbe essere perché la nostra volontà di escluderci dal mainstream e differenziarci è, spesso, molto più grande della comodità che può darci un’auto più recente. In poche parole, la passione di noi cultori dell’auto è più forte di ogni altro sentimento più razionale.

In conclusione quindi, è bello ciò che piace, ma ci piace anche il brutto, perché il brutto che a noi piace permette di differenziarci dal consumismo di oggi, con qualcosa di molto più esclusivo e “raro”. Ciò che non possiamo avere tutti allo stesso modo ci da quella sensazione di specialità che permette di allontanarci dalla massa. In pochissime parole, le auto abbandonate, rare e speciali ci rendono felici, perché vederne di simili in strada è molto difficile e con l’avvento dell’elettrificazione diventerà pressoché impossibile.

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