I ministri Pichetto Fratin (Ambiente) e Urso (Imprese e Made in Italy) tracciano la rotta del nuovo esecutivo nel settore automotive
“Nessuna marcia indietro” e nessun “cambiamento di idea” sulla battaglia per la neutralità tecnologica, perché “bisogna ragionare con quella che è la realtà del sistema produttivo” e, quindi, “riuscire a conciliare il tutto”.
Ci si rivede nel 2024?
Interrogato da “Il Giornale” anche sulla possibilità che l’Ue riveda i suoi piani per il settore automotive, Pichetto Fratin non si sbilancia, ma non nasconde la speranza che il prossimo Europarlamento, in carica dal 2024, rimescoli le carte.
“Non ho la sfera di cristallo – dichiara –. Il problema viene comunque chiaramente posto. Sono tutte valutazioni da fare, a livello complessivo, dopo una verifica sulla capacità delle imprese di raggiungere l’obiettivo al 2035. Anche in considerazione delle criticità di approvvigionamento di microchip e batterie. Ma ci vuole la possibilità di ragionare sui tempi e sui modi per raggiungerlo, senza dimenticare i biocarburanti, l’idrogeno e deroghe a settori specifici”.
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Arriva la “sovranità tecnologica”
Proprio Urso ha parlato nelle stesse ore con il Corriere della Sera, indicando il mantra del suo mandato: “Sburocratizzare”. L’obiettivo è accompagnare le aziende negli investimenti, per “costruire l’autonomia strategica europea nelle principali filiere produttive”, comprese quelle di “chip, semiconduttori e batterie elettriche” per le auto del futuro. Il segreto del successo secondo Urso saranno le “partnership paritetiche con altre grandi Nazioni europee”.
L’altra parola chiave, che si legge invece in un’intervista dello stesso ministro a “La Stampa” è “sovranità tecnologica”: “Dobbiamo riportare in casa, sul continente europeo, quando l’economia di scala non permette una soluzione nazionale, alcune produzioni cruciali”. Gli esempi sono gli stessi, con un focus particolare sui semiconduttori, che “si fanno solo a Taiwan”. E adesso si parte.