La mancanza di trazione della Honda e il profilo del circuito di Montmeló, con curve molto lunghe che costringono i piloti a guidare con la moto in piega, evidenziano la principale debolezza della RC213V e, di conseguenza, lasciano i suoi piloti in assoluta difficoltà. Particolarmente evidente nel caso del marchio dell’ala dorata, i cui quattro piloti si sono piazzati nelle ultime quattro posizioni della classifica dei tempi nel primo giorno di test sul “Circuito”.
Il primo di loro è stato Marquez, che ha chiuso ad un secondo e mezzo da Aleix Espargaró e con sette decimi di vantaggio su Takaaki Nakagami, 20°. Iker Lecuona ha chiuso al 21° posto, mentre Joan Mir è arrivato ultimo nel giorno del suo 26° compleanno.
Dopo aver deciso di non correre né al Sachsenring né ad Assen, il numero 93 scende in pista con l’intenzione di guidare e di essere utile alla Honda con le informazioni che trasmette, ma senza superare il limite che potrebbe farlo finire a terra. Con il mirino puntato sul test di Misano dell’11 settembre, quando guiderà la prima versione della Honda 2024, la domanda è quanto a lungo il giovane di Cervera riuscirà a sopportare questa nuova mentalità che va contro il suo DNA.
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“Questa è la domanda. Non c’è altro da fare che resistere. Quando si è così lontani è molto facile rilassarsi e perdere la tensione. Ma è per questo che non voglio perderla e cerco di spingere in determinati momenti del weekend, come alla fine del secondo turno. Al momento devo fare così”, ha riassunto Marquez, che in mattinata è caduto di nuovo, anche se senza gravi conseguenze.
“Se tre mesi fa mi aveste detto che avrei avuto questa mentalità avrei pensato: impossibile, non sono io. Ma alla fine bisogna cercare una soluzione per evitare che ci sia uno spargimento di sangue. Alla fine, altrimenti è solo un incubo”, ha aggiunto il pluricampione, che concorda pienamente con Mir, suo vicino nel box del team ufficiale HRC, sui passi che Honda deve compiere per iniziare il suo ipotetico recupero.
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