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MotoGP | Marini: "Nessuno corre per fare 14° e portare a casa lo stipendio"

Luca Marini si sente pronto a cominciare a lasciare il segno in MotoGP. Secondo il portacolori della Mooney VR46 chi pensa che salire sul podio o vincere una gara possa portare ad un click nella carriera di un pilota, sbaglia. Lui è convinto di averlo già fatto quel click, a cavallo tra la seconda parte del 2022 e la pausa invernale, nella quale ha lavorato molto su se stesso, trovando una nuova consapevolezza nei propri mezzi.

Cosa che in un certo senso si è già vista in occasione dei primi test collettivi della stagione, a Sepang. Nel fine settimana si tornerà in pista a Portimao, per il secondo ed ultimo test pre-campionato e se le cose dovessero andare bene, sarà una bella conferma per Luca, che sembra confidare molto nel potenziale suo, della sua squadra e della sua Ducati Desmosedici GP22, presentata oggi a Milano, con la quale sembra aver instaurato davvero un grande feeling.

Hai fatto il miglior tempo nei test sia a Valencia che a Sepang…

“A Portimao ci proviamo di nuovo, anche se i test purtroppo non contano niente. E’ bello avere delle buona sensazioni quando guidi la moto, è bello divertirsi e lavorare bene, e tutte queste cose le abbiamo fatte. La stagione sta iniziando nel migliore dei modi e non vedo l’ora di provare la moto anche a Portimao. E’ una pista che mi piace molto ed è anche molto diversa da Valencia e Portimao. Se riusciremo ad essere tra i migliori anche lì, vorrà dire che abbiamo un pacchetto veramente buono, che funziona su ogni pista”.

Avere la moto dello scorso anno è un vantaggio o uno svantaggio guardando al campionato?

“E’ sempre uno svantaggio secondo me, però ti permette di avere più tempo per te per lavorare su piccoli dettagli che altrimenti non potresti curare. L’anno scorso era stato un test completamente diverso in Malesia, tutto di corsa. Una situazione molto più difficile, specialmente per noi che eravamo un team con persone che conoscevano poco la Ducati. Ti ritrovi con una moto ufficiale e all’inizio è faticoso anche per i meccanici. Invece quest’anno ho visto una situazione molto più serena per tutti. Proprio un clima dentro al box molto più disteso e questo aiuta noi piloti a rendere al meglio. Penso che all’inizio saremo competitivi, perché non credo che la GP23 sia troppo diversa dalla nostra moto in questo momento, ma sicuramente loro durante la stagione avranno sempre qualche aggiornamento che è difficile da quantificare sul tempo sul giro, ma poi nell’arco di una gara può fare la differenza”.

Tu che motore avrai? Quello che avevi anche l’anno scorso o quello che aveva omologato il team ufficiale?

“Io queste cose qui non le voglio neanche sapere. Ho detto ai ragazzi: ‘datemi la moto e io cerco di dare il massimo’. Ho cambiato il mio approccio, perché quando sai troppe cose ti condizionano. Nella MotoGP di oggi non devi pensare a troppe cose mentre guidi, deve già essere tutto pronto. Devi stare sereno e cercare di capire cosa fa la moto per dare dei feedback il più precisi possibile alla squadra, in modo che possano prendere le decisioni giuste. Non devi essere tu a pensarci”.

Giriamo la domanda: ti piace di più il motore che hai quest’anno?

“Quest’anno mi trovo meglio. Mi trovo molto bene (ride)”.

Luca Marini, Marco Bezzecchi, VR46 Racing Team con Valentino Rossi

Photo by: Media VR46

Seguendo un po’ il tuo concetto, si potrebbe dire che Bagnaia l’anno scorso ha cambiato passo quando ha messo un po’ da parte tutti questi ragionamenti ed ha pensato solo a guidare…

“Non ne ho idea. L’anno scorso è stato sicuramente un Mondiale stranissimo. L’unica cosa certa è che ha vinto il Mondiale, quindi è stato bravo e bisogna farsi i complimenti”.

Essendo entrambi membri della VR46 Academy, tu e Pecco vi allenate insieme. Com’è stato avere lì con voi il campione del mondo per tutto l’inverno?

“E’ stato bello, è stato davvero un inverno stimolante. Penso che siamo cresciuti tanto noi quattro piloti della MotoGP (gli altri due sono il compagno Marco Bezzecchi e Franco Morbidelli, ndr). C’è una sana competizione, ancora di più rispetto agli anni scorsi, perché siamo arrivati ad un punto in cui siamo tutti pronti per lottare per il podio in una gara di MotoGP ed è uno stimolo importante nella quotidianità”.

Il fatto che tu e Bezzecchi avrete la stessa moto quest’anno a differenza dell’anno scorso pensi che vi permetterà di collaborare di più anche nei weekend di gara?

“In realtà quello no, ma sarà sicuramente più facile guardare i dati. Quando hai due moto completamente uguali, le cose si riescono a vedere con più precisione. Quando le moto sono diverse, magari le linee della telemetria sono uguali, ma in quelle linee ci sono tantissime cose differenti. Per esempio, con la linea del gas noi vediamo cosa fa il pilota della manopola, ma non come reagisce la farfalla e questo può essere molto diverso. Quindi sì, quando hai la stessa moto, è molto più facile confrontare i dati. L’anno scorso, infatti, tendevo a non guardare la telemetria di Bez, guardavo di più quella dei piloti che avevano la mia stessa moto”.

Guardando alla Sprint Race, ti sei allenato in maniera particolare?

“Ho cercato di allenarmi sui sorpassi quest’inverno. Anche al Ranch, in una situazione che reputo molto sicura, ho provato a battagliare un po’ con gli altri per cercare di fare un po’ più di bagarre. Anche vedendo le dichiarazioni che sta facendo Petrucci in Superbike, ho la sensazione che Sprint Race sia un disastro. In MotoGP quindi penso che sarà ancora peggio, conoscendo il livello delle moto e dei piloti. Il problema è che permetterà di essere competitivi anche a quelli che magari non possono esserlo domenica nella gara lunga: si può correre con la mescola più morbida, perché la soft può durare una decina di giri praticamente su tutte le piste. Chi ha problemi di degrado quindi può essere lì se fa una buona qualifica. La Sprint Race è una cosa che si allenerà solamente facendola, ma la qualifica ora sarà veramente il 75% di un weekend”.

Luca Marini, VR46 Racing Team

A proposito di gomme, c’è la novità che da quest’anno le opzioni al posteriore saranno solamente due e non più tre. Secondo te cambia qualcosa?

“Cambia molto ed è un peccato, perché io e la mia squadra siamo molto bravi a lavorare sulle gomme e non abbiamo mai sbagliato una scelta. Il pilota ed il team possono fare la differenza sulla scelta giusta della gomma. Quando nei hai tre, delle volte due sono molto simili, ma devi essere bravo a scegliere quella giusta e l’anno scorso l’abbiamo azzeccata molte volte. Averne solo due penso che livellerà ulteriormente la categoria, perché finiremo per andare più o meno tutti con la stessa gomma in ogni gara”.

Siete tutti molto vicini. Uccio parlava di 15 potenziali vincitori in base ai tempi di Sepang, anche se questa è un’analisi che non contempla i sorpassi. Con tutta questa aerodinamica, è diventato troppo complicato farne?

“Io sono uno di quelli che già dall’anno scorso dicevano che diventerà sempre più difficile, ma non solo per le ali. Quando segui un’altra moto, le gomme si scaldano, ma è tutta la moto in generale che si scalda. Quando sei dietro alla Honda, sembra di essere in un forno, e ovviamente il motore della tua moto soffre, quindi diventa sempre più difficile superare quello davanti. Sicuramente anche l’aerodinamica influisce, ma come l’abbassatore e l’elettronica. Finché il regolamento sarà questo bisogna che noi piloti proviamo ad inventarci nuovi sorpassi. Però sicuramente andremo incontro ad una MotoGP più complicata, nella quale bisognerà rischiare tanto per superare chi ti precede”.

Si dice che il primo podio o la prima vittoria ti fanno fare quel click in più…

“A me in realtà non è mai capitato. Anche quando ho vinto in Moto2, il click lo avevo già fatto prima di vincere. Quando sarà il momento, la vittoria arriverà”.

Pensi che sia lontana per te la prima vittoria in MotoGP?

“No, perché sono contento della crescita personale che ho avuto negli ultimi tre mesi. Come pilota ancora non lo so, ma mi sono divertito di più in questi mesi che in tutta la stagione scorsa, quindi arrivo con una bella mentalità all’inizio di questa stagione. Anche grazie ai risultati dei test, che mi hanno dato uno stimolo in più”.

Quindi il click pensi di averlo fatto in questi tre mesi di pausa?

“La sensazione è che mi sento molto bene, poi vedremo. Alla fine il test è una situazione molto diversa rispetto ad un weekend di gara. Ma mi sento pronto, mi sento carico. Insomma, mi sento bene”.

I rumors continuano a pagare di un’interesse della Yamaha per il vostro team. Ma tu ti senti più un pilota Ducati o un pilota VR46?

“E’ una domanda difficilissima. Parto dicendo che la Yamaha dovrà trovare per forza un team, perché in questo momento è un loro grande problema. Con due sole moto è tutto più complicato. Anche l’Aprilia quest’anno avrà grandi benefici nell’avere altre due moto in pista. I piloti secondo me comunque non si sentono legati ad un marchio o ad un team, perché il nostro alla fine è uno sport individuale. Fai parte di un team, ma alla fine guardi sempre a te stesso. Anche guardando al passato, molti piloti hanno preso decisioni importanti di cambiare squadra e lanciarsi in una nuova sfida, per un qualcosa che senti dentro di te. Anche la scelta che ha fatto Valentino (Rossi, il fratello) di cambiare tante volte moto nella sua carriera, è forse una delle cose che lo ha reso il più grande della storia. Un pilota non è un dipendente, deve essere sé stesso e lavorare insieme alla sua squadra”.

Tu però hai il contratto in scadenza alla fine di quest’anno: ti guarderai intorno?

“Non so chi è che abbia il contratto in scadenza oltre a me, ma sinceramente mi sembra di stare bene dove sto. Se i posti liberi sono tipo in KTM, non mi lancerei in un’avventura strana, perché alla fine quello che vuole ogni pilota è lottare per vincere. Anche perché è l’unico modo per avere una carriera lunga, perché se non stai lì davanti, dopo un po’ diventa difficile. I sacrifici sono tanti e se non ti torna mai qualcosa indietro, è dura. Anche perché non si guadagna neanche più niente: o corri per vincere, perché correre per fare 14° e portare a casa lo stipendio non lo fa più nessuno adesso”.

Nel calcio invece si guadagna parecchio…

“Eh si, infatti ripensando al mio passato, quando ero indeciso su cosa fare, sarei potuto andare a fare un provino tipo al Cesena e vedere come andava (ride). Alla fine però le moto sono la cosa che mi dà più emozioni ed è quello che cerco nella mia vita come stimolo”.

Hai detto che negli ultimi mesi hai trovato una maggiore consapevolezza, ma che tipo di lavoro hai fatto per riuscirci?

“Non è stato solo un lavoro attivo, è stato anche un lavoro passivo. Avendo avuto così tanto tempo per stare a casa, molto di più di quello che abbiamo abitualmente, ho avuto modo di ripensare a tutta la scorsa stagione, di riguardarmi le gare e ripensare alle sensazioni che ho avuto. Le ho riconfrontate con quelle che ho avuto nel test a Valencia. Mi trovo molto bene con tutti i membri della mia squadra, mi diverto molto a parlarci. Sono stato con loro nel tempo libero, quando sono venuti in VR per montare le moto. E’ stato bello ed è servito anche a dare una carica in più a tutta la squadra. Finalmente sei lì, vicino al tuo obiettivo e al tuo traguardo. Hai tempo di pensare e dirti: ‘cavolo, guarda dove sono arrivato. Devo essere fiero di tutto il lavoro che ho fatto’. Ed è importante avere questa consapevolezza, perché siamo davvero fortunati ad essere dei piloti di MotoGP, poi correndo in un team così buono con una moto così buona. E’ una cosa unica, perché siamo davvero pochi al mondo a provare queste emozioni”.

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