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MotoGP | Ecco i motivi che spiegano i tanti unfit in Argentina

Sono passati otto mesi dall’annuncio dell’introduzione delle Sprint Race in vista di questa stagione. Questo margine di tempo ha suscitato un’infinità di dibattiti e discrepanze tra uno e l’altro circa l’idoneità del format che alla fine ha debuttato lo scorso weekend in Portogallo. La valutazione di questa prima esperienza è stata più che positiva dal punto di vista dello spettacolo, del commerciale e della promozione. La conclusione non può che essere buona per i promoter del campionato.

“La verità è che siamo molto contenti. Le reazioni sono state molto positive, sia da parte dei titolari dei diritti televisivi sia dei partner che dei team. Come è normale che sia, ci sono delle cose da affinare, soprattutto qualche protocollo. Ma in generale siamo contenti del risultato”, ha riassunto Carmelo Ezpeleta, direttore sportivo di Dorna e CEO della MotoGP in una chiacchierata avuta con Autosport nel paddock di Portimao.

“Il venerdì già si lottava per cose importanti. Il sabato è una rampa che sale verso la tensione che raggiunge il picco con la Sprint Race. Questa, a sua volta, funge da gancio per la gara della domenica”, ha aggiunto Ezpeleta, che nonostante la soddisfazione non è estraneo all’aspetto più negativo della prima tappa di questa stagione. “La notizia peggiore è stata rappresentata dagli infortuni, ma penso che siano tutti estranei al format”.

L’opinione di Ezpeleta contrasta con quella di chi nelle ultime ore ha segnalato senza dubbi che il nuovo format sia la causa principale dei tanti infortuni che la gara dell’Algarve si trascina. Il più grave di tutti è quello di Pol Espargaro, che non correrà per diversi mesi. Il pilota del team GasGas ha avuto un incidente venerdì pomeriggio in cui ha rimediato la frattura della mandibola, di una vertebra e un trauma polmonare.

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Enea Bastianini, Ducati Team

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

All’assenza di Pol si è aggiunta anche quella di Enea Bastianini, che nella Sprint Race si è rotto la scapola destra dopo una caduta nelle prime fasi di gara. Fuori dai giochi anche Marc Marquez e Miguel Oliveira, protagonisti dell’incidente causato dal pilota Honda al terzo giro della gara di domenica. In quella carambola è stato coinvolto anche Jorge Martin, che però sarà a Termas de Rio Hondo nonostante il piede destro rotto. L’errore di Marquez però difficilmente ha qualcosa a che vedere con il format del fine settimana.

Chiaramente, le critiche con maggiore rilievo sono state quelle dei piloti, per esempio Fabio Quartararo ha definito “giungla” la voragine in cui si è visto coinvolto nelle prime fasi di gara del sabato. “Presto ci sarà un incidente molto grave”, ha detto il pilota Yamaha, condizionato da una qualifica poco soddisfacente che lo ha portato a partire 11° in griglia, proprio nel mezzo del traffico.

Di diverso avviso è Jack Miller, per esempio, che ha riconosciuto di sentirsi entusiasmato dal cambiamento. Al netto dei gusti di uno o di un altro pilota, generalmente condizionati dai risultati, bisogna compiere un’analisi un po’ più esaustiva prima di additare il format come unico responsabile di quanto accaduto in Portogallo.

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Incidente tra Miguel Oliveira, RNF MotoGP Racing, e Marc Marquez, Repsol Honda Team

Per cominciare, si deve tenere in considerazione lo scenario in cui sono avvenuti gli infortuni, e il caso ha voluto che fossero alla prima gara dell’anno. Portimao è la pista dove si sono svolti gli ultimi test di pre-stagione, questo ha fatto sì che da un lato si girasse più veloce, dall’altro il gruppo fosse più equilibrato, quindi compresso. Domenica, il giro veloce l’ha conquistato Aleix Espargaro (1’38”872), che però ha avuto cinque dei suoi rivali capaci di girare sui suoi stessi decimi. Tanta uguaglianza democratizza le opzioni di ottenere un buon risultato e questo, logicamente, ha un impatto nella predisposizione a voler prendere rischi.

È anche importante sottolineare le caratteristiche di un circuito che non è pericoloso, ma ha un layout che non lo rende il più sicuro del mondo, né una larghezza sufficiente nelle vie di fuga. A questo, bisogna aggiungere il tremendo errore di non aver collocato degli air fence nei punti critici, come quello della Curva 10 in cui è caduto Pol Espargaro. Inoltre, c’è stata la mancanza di impegno del tracciato nella sostituzione della ghiaia nelle vie di fuga, che aveva già provocato diverse complicazioni lo scorso anno. “In Qatar, per esempio, non sarebbe accaduto niente di simile per le caratteristiche della pista”, ha sottolineato Aleix.

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Aleix Espargaro, Aprilia Racing Team

Le voci che sostengono che il nuovo format sia stato un detonatore per gli infortuni di Portimao, ragionano su una posizione che come teoria di base ha l’aggressività dei piloti nella Sprint Race, incrementata dallo stress e dall’accumulo di nervi. Tuttavia, l’unico unfit del Portogallo è stato quello di Enea Bastianini, come conseguenza di un contatto con Luca Marini, che ha portato alla frattura della scapola destra per il pilota ufficiale Ducati, caduto con un colpo secco, ma a bassa velocità.

“So che ci sono state lamentele, ma io non ho visto che il sabato siano state fatte pazzie. Gestire l’aggressività dei piloti è compito loro, è tutto nelle loro mani, non nelle nostre”, ha sostenuto Ezpeleta, che qui si trova d’accordo con Aleix Espargaro. “Controllare i livelli di aggressività, soprattutto nelle prime curve, è una cosa di cui dobbiamo discutere tra noi. All’ultimo giro puoi andare al massimo, ci possono essere contatti, ma non è normale quando succede all’inizio”, ha spiegato il pilota Aprilia. Il catalano non collega direttamente i tanti infortuni al nuovo format, ma sottolinea l’incertezza che una modifica così profonda porta con sé. “Tutti dobbiamo abituarci, perché un cambiamento di queste proporzioni provoca molto stress e nervi. Una volta passate alcune gare, si stabilizzerà tutto”, ha concluso Espargaro.

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