La capostipite di una generazione di vetture europee pronte ad unire lusso e prestazioni al di sopra della media
Un’auto di lusso, grande e grossa, lunga 5 metri e dal peso che si avvicina alle 2 tonnellate, capace di raggiungere i 220 chilometri orari e di accelerare da 0 a 100 in 6,5 secondi, come le più sportive GT. Non si tratta però, in questo caso, di una “muscle car” americana, ma di una alto borghese e compassata Mercedes trasformata dalla cura anabolizzante che ne farà la capostipite di un genere ancora oggi, e sempre più, frequentato dalle marche premium europee.
La storia della capostipite di un nuovo genere
Siamo alla metà degli anni Sessanta quando Erich Waxenberger, del reparto esperienze della casa di Stoccarda, crea un prototipo che utilizza il corpo vettura della 300 SEL, variante a passo lungo di una berlina di categoria superiore, sostituendo però il 6 cilindri di serie con il motore V8 di 6.332 centimetri cubici della limousine 600, al vertice assoluto della gamma, rivale delle Rolls Royce e destinata a nababbi e capi di stato. L’ardito innesto convince la dirigenza e al Salone di Ginevra del 1968 viene presentata la 300 SEL 6.3, un concentrato di raffinatezze che vogliono rappresentare, all’epoca, il più alto livello d’incontro fra esclusività, comfort e prestazioni. All’esterno, soltanto qualche particolare distingue la nuova arrivata, che mantiene l’elegante fisionomia dell’imponente tre volumi disegnata da Paul Bracq. Ai lati del classico radiatore sormontato dalla “stella a tre punte”, doppi fari rotondi in verticale al posto della originale carenatura in vetro degli altri modelli e, in coda, cambia soltanto la sigla. All’interno, profusione di legni, pelle e moquette per i rivestimenti, oltre ad una dotazione di accessori ricchissima che comprende poggiatesta, quattro alzacristalli elettrici, condizionatore e, unico accenno sportivo, un piccolo contagiri tra i due strumenti principali di forma circolare. Comodissimo e spazioso salotto che, grazie ad un passo di 2,85 metri, ospita senza problemi cinque persone e la capacità del bagagliaio è notevole.
Mercedes GLC Coupè, nuovo ed elettrificato
Mercedes guardava lontano
La tecnica esprime la sintesi di quanto di meglio sanno fare i progettisti Mercedes in quegl’anni. Scontato lo schema a trazione posteriore, le sospensioni indipendenti si avvalgono di un complesso sistema pneumatico ripreso dalla 600 (comanda inoltre perfino la chiusura centralizzata delle portiere e l’apertura dello sportellino carburante), l’impianto frenante a quattro dischi è servoassistito e anche lo sterzo è dotato di servocomando. L’otto cilindri, testa in lega leggera monoalbero a camme in testa per bancata, è alimentato ad iniezione elettronica Bosch, il cambio è l’automatico Daimler-Benz a quattro rapporti e non manca il differenziale autobloccante. Notevole la potenza di 250 cavalli e poderosa la coppia di 51 chilogrammetri, valori che permettono di stare al passo, nonostante la stazza e in souplesse, di coupé aggressive come la stessa Porsche 911. Certo l’agilità non è prerogativa della 6.3 e in velocità sui tratti tortuosi o con la pioggia bisogna davvero saperci fare, mentre i consumi non spaventano i facoltosi clienti (la casa dichiara una media di 6,5 chilometri con un litro di benzina, dato ottimistico e il serbatoio da ben 82 litri si svuota rapidamente). Il forte temperamento spinge comunque ad osare addirittura qualche apparizione in pista e, complice la AMG che fa crescere la potenza a 420 cavalli per toccare i 285 chilometri orari, c’è pure un ottimo secondo posto alla 24 Ore di Spa del 1971.
Una tedesca per pochi
di MASSIMO TIBERI