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Mercato italiano – Cardinali (Unrae): “La tendenza si è invertita, adesso acceleriamo sulla transizione”

mercato italiano – cardinali (unrae): “la tendenza si è invertita, adesso acceleriamo sulla transizione”

Mercato italiano – Cardinali (Unrae): “La tendenza si è invertita, adesso acceleriamo sulla transizione”

Tre mesi di crescita delle immatricolazioni, dopo tredici cali consecutivi, indicano che la tendenza si è finalmente invertita, dice a Quattroruote Andrea Cardinali, direttore generale dell’Unrae. Secondo il quale il 2022 chiuderà con circa 1,3 milioni di nuove targhe, un dato analogo all’annus horribilis 2013. Ma, sempre secondo il numero due dell’associazione delle Case estere, è proprio questo il momento di accelerare sul fronte della transizione ecologica. Anche con strumenti innovativi, come il leasing sociale.

A ottobre il mercato dell’auto ha registrato il terzo incremento consecutivo. Adesso possiamo parlare di inversione di tendenza?

Sì, a questo punto possiamo dirlo. L’incremento, stavolta, è a doppia cifra, direi che non vi sono dubbi, quantomeno nel confronto con il 2021. chiaro che se si allarga lo sguardo agli anni precedenti il sorriso si spegne.

Dunque, come chiuderà il 2022? E come vede il 2023?

Che l’ultimo trimestre non avrebbe mai potuto colmare il buco pregresso di immatricolazioni si sapeva, ed è impossibile immaginare che il mercato possa recuperare 173 mila unità in due mesi. Il 2022 dovrebbe chiudersi con circa 1,3 milioni di nuove targhe. Sul fronte dell’offerta, in particolare nella crisi della supply chain, si intravede un po’ di luce in fondo al tunnel. Ferme restando le sfide della transizione energetica e della recessione tecnica che abbiamo davanti a noi, almeno la disponibilità di prodotto dovrebbe un po’ migliorare. E quindi anche i numeri, in termini di immatricolato, dovrebbero crescere nel 2023.

 

Dai numeri di ottobre emerge un dato interessante: il terzo record consecutivo del noleggio a lungo termine, che ha superato il 24% di quota di mercato…

Come sempre, preferisco guardare dei dati più consolidati, e quindi più stabili, di quelli del singolo mese. Nei primi dieci mesi la quota di questo canale sfiora il 22%. In quattro anni è passato dal 14,5% al 21,9%. La tendenza è solida, dietro vi sono numeri robusti che delineano un trend di lungo periodo molto chiaro.

 

A cui potrebbero contribuire gli incentivi…

L’apertura al noleggio non può che rafforzare questo trend, ovviamente con le inerzie del mercato, per cui vedremo gli effetti solo nei prossimi mesi. Potremmo effettivamente assistere alla stabilizzazione di un new normal, in cui il noleggio a lungo termine tende a rappresentare un quarto del mercato, quota che avvicinerebbe l’Italia agli altri Paesi europei. Questa apertura, però, si trascina ancora dietro due storture.

 

Quali?

Era necessario estendere gli incentivi alle persone giuridiche tout court. Oggi se un’azienda vuole prendere un’auto elettrica in leasing non ha diritto al contributo. Di fatto, l’iniziativa del governo è un incentivo al noleggio, cioè a una formula di acquisizione dell’auto, cosa che configura una distorsione del mercato.

 

L’altra stortura?

l’impossibilità di legare la formula, il noleggio, alle maggiorazioni a cui avrebbe diritto un privato, ossia quelle per rottamazione e per Isee inferiore a 30 mila euro. Eppure, da qualche anno, con l’obbligo di annotazione introdotto con la riforma dell’articolo 94 del Codice della strada, lo Stato sa benissimo se l’utilizzatore reale di una vettura in locazione è un privato o un’impresa. Bisognerebbe trovare il modo di consentire ai privati che noleggiano di accedere pienamente al contributo maggiorato, ancorché indirettamente attraverso il canone.

 

Il noleggio, però, ha poco appeal su persone con reddito basso. O no?

La penso diversamente: quella categoria di acquirente non spende 30 mila euro per acquistare un’auto. Però se c’è una chance di convertire all’elettrico quel tipo di utente, lo strumento da utilizzare è proprio il noleggio. Certo, gli operatori potrebbero ritenere poco solido quel cliente, ma in quel caso dovrebbe intervenire un terzo, che non può non essere lo Stato. D’altra parte, se lo Stato vuole veramente realizzare la transizione ecologica, deve dare una mano ai cittadini con tutti gli strumenti possibili, per esempio, appunto, facendosi garante. In Francia si parla da tempo di uno strumento, il leasing sociale da 100 euro al mese. In cui 100 euro li mette lo Stato e 100 il cittadino.

 

Non sono pochi 200 euro al mese per il noleggio a lungo termine di un’auto elettrica?

Sì, però la direzione è quella. Lo Stato deve fare in modo che l’auto non sia una cosa da ricchi mettendo una garanzia che consenta a tutti di accedere a questa formula. Lo Stato ha tutti gli strumenti per attivare un fondo sociale di garanzia dedicato alla transizione energetica.

 

Bisognerebbe riscrivere l’architettura dei contributi attuali?

No, basterebbe costruire un meccanismo che consenta di spendere i soldi stanziati, senza stravolgere l’architettura degli incentivi 2022-2024. Poi, ovviamente, resta impregiudicata la possibilità di ampliare la dotazione finanziaria. E, aggiungo, di allungarne inevitabilmente l’orizzonte al 2026, che peraltro è il traguardo del Pnrr ma anche quello operativo di un governo di legislatura. Ma se non aggrediamo lo zoccolo duro dei contribuenti, la pancia grossa della famosa curva di distribuzione delle dichiarazioni dei redditi, chi la fa la transizione energetica? Lo 0,1% della popolazione? E poi non dimentichiamo che parliamo di transizione, non sarebbe per sempre. La parità di prezzo tra modelli con motore termico ed elettrico un giorno arriverà. Auspicabilmente con un ribasso dei costi dell’elettrico, e non viceversa.

 

Adesso c’è un governo di legislatura. Oltre a quello di cui ha parlato, che cosa servirebbe al mondo dell’auto?

Dando per scontato che sarà un governo di legislatura, servono provvedimenti organici, strutturali. A partire da una revisione del fisco sull’auto privata e aziendale. Per carità, adesso ci sono altre emergenze, ma prima o poi le emergenze termineranno e bisogna fin da ora immaginare provvedimenti coerenti e armonici in quella direzione.

Alcuni ministri, penso a Giancarlo Giorgetti e a Gilberto Pichetto Fratin, hanno mostrato, in passato, una certa sensibilità al mondo dell’auto. possibile essere ottimisti su questo fronte?

Non escluderei che anche in questo governo vi siano ancora sensibilità in parte differenti. Ma soprattutto, quello dell’automotive è un mondo estremamente articolato e complesso, che va dalla ricerca e sviluppo alla componentistica, dalla produzione nazionale all’importazione di veicoli esteri, dall’aftermarket sino all’enorme indotto dei servizi. Ci sono temi scottanti come la riconversione industriale della filiera ma anche l’attrazione degli investimenti esteri. Ecco, bisognerà capire dove si concentrerà l’attenzione dell’esecutivo e del legislatore. In questo momento mi sembra presto per esprimere un generico ottimismo. Vedremo.

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