Un dealer auto
«L’industria automobilistica è pronta a raccogliere la sfida delle emissioni zero in applicazione del principio della neutralità tecnologica. Ma tale obiettivo potrà essere raggiunto solo attraverso un coordinamento stabile e programmato tra industria, mercato e istituzioni e attraverso i necessari sostegni». Lo afferma Michele Crisci, presidente dell’Unrae, l’associazione che rappresenta in Italia le Case automobilistiche estere, «Senza queste condizioni – osserva Crisci – l’Italia rischia di diventare il fanalino di coda in Europa e di trasformarsi in un paese di serie B, con seri problemi a livello industriale e occupazionale, L’industria italiana va difesa e rilanciata non con azioni protezionistiche, anche di tipo commerciale, ma creando le condizioni per portarla tecnologicamente all’altezza delle altre aziende europee e mondiali. Il nostro Paese non merita di perdere questa opportunità di crescita e sviluppo», In questo senso vanno anche recuperati i ritardi accumulati nel campo delle infrastrutture, per cui: «serve accelerare per le colonnine di ricarica pubbliche, potenti e veloci, in particolare lungo le autostrade o strade statali, ma anche di quelle private».
«La transizione dice ancora Crisci – va fatta recepire al consumatore fornendo rassicurazioni circa piani e strategie per la cui realizzazione sono necessari incentivi che però, secondo l’Unrae, devono essere meglio congegnati rispetto a quelli attuali». «La rotta imboccata dal mercato dell’ auto è quella giusta», ma è lontano «il ritorno alla normalità per un Paese come l’Italia che ha un parco circolante di 40 milioni di auto e una domanda di sostituzione largamente insoddisfatta negli anni della pandemia e di tutte le sciagure che l’hanno seguita». È il commento del Centro Studi Promotor. «Occorrerebbe- spiega – una forte accelerazione della ripresa che, secondo i concessionari interpellati dal Centro Studi Promotor nell’inchiesta congiunturale mensile, è ostacolata nell’immediato dall’esaurimento dei fondi per gli incentivi alle auto con emissioni di CO2 da 61 a 135 grammi al chilometro (indicato come fattore di freno dal 73% dei concessionari) e, in una prospettiva di più lungo respiro, dall’insufficiente disponibilità di auto (64%) e dai livelli dei prezzi raggiunti dalle automobili (53%). Per i primi due fattori si nota un leggero miglioramento rispetto a fine 2022, che spiega la ripresina in atto, mentre resta invariato il peso del livello alto dei prezzi delle auto. Il 55% dei concessionari si attende ulteriori aumenti e il 45% stabilità, nessuno prevede diminuzioni».
Lo afferma Adolfo De Stefani Cosentino, Presidente di Federauto, la Federazione dei concessionari auto, ricordando che «mentre gli ecobonus destinati all’acquisto di veicoli tra 61 e 135 g/km di C02 sono terminati nel giro di quattro settimane, al contrario, le risorse che dovrebbero consentire di spingere su elettrico e plug-in continuano ad avere tassi di utilizzo molto limitati». « Per questo continuo a sostenere che vadano riviste al più presto le regole di accesso agli incentivi dei veicoli non inquinanti introdotti con il DPCM 6 aprile 2022, sia in relazione ai beneficiari della misura che alle condizioni di acquisto. Inoltre, resta il perenne problema dello svecchiamento del parco auto circolante vetusto e inquinante, costituito per circa il 25% ancora da veicoli ante Euro 4, che una seria riforma della fiscalità dell’ auto aziendale potrebbe rinnovare in chiave green, rappresentando un vero e proprio boost per le alimentazioni a zero e bassissime emissioni».