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Matteo Salvini in pole per il ministero delle Infrastrutture: ecco il suo programma per l'automotive

matteo salvini in pole per il ministero delle infrastrutture: ecco il suo programma per l'automotive

Matteo Salvini in pole per il ministero delle Infrastrutture: ecco il suo programma per l’automotive

Sono cominciate oggi le consultazioni con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Quirinale per la formazione di un governo di centrodestra, guidato da Giorgia Meloni. Oltre a Meloni e ai capigruppo di Camera e Senato, sono presenti anche Silvio Berlusconi e Matteo Salvini con i capigruppo di Forza Italia e della Lega. Già prima che iniziassero i dialoghi i principali quotidiani italiani hanno fornito indiscrezioni sulla composizione della squadra di governo, azzardando una lista dei Ministri. A occupare il dicastero delle Infrastrutture, secondo voci insistenti, potrebbe essere proprio Salvini, che non ha fatto mistero delle sue posizioni per quanto riguarda il settore automotive.

In sostanziale accordo con l’intera coalizione costituita con Fratelli d’Italia e Forza Italia, il Carroccio ritiene fondamentale incentivare anche le endotermiche di nuova generazione, e non solo le vetture elettriche. Questo nella convinzione che, con la graduale installazione di punti di ricarica e di nuovi edifici già equipaggiati con wallbox, l’auto eletttrica possa prendere piede senza forzare la mano. C’è di più: in caso di vittoria delle elezioni, Salvini aveva proposto un referendum per chiedere agli italiani un’opinione sullo stop alla vendita di vetture nuove benzina e diesel entro il 2035 in Europa.

“Alcuni lavoratori me l’hanno proposto e io lo rilancio – aveva detto Salvini in campagna elettorale durante un comizio a Rivoli, in Piemonte -. Visto che i geni dell’Europa hanno approvato una norma che mette fuori legge le auto a benzina e diesel dal 2035, io dico che se vinciamo faremo un referendum per bloccare questa follia e per evitare di distruggere l’industria italiana. È giusto che siano gli italiani a decidere e non burocrati e parlamentari a Bruxelles. La via democratica è un referendum”. “Un referendum per dire sì o no alla Cina – aveva aggiunto -. Questa è la capitale mondiale dell’auto: perché bisogna andare in giro con le auto elettriche fatte in Cina, con la prospettiva che i cinesi comprino le nostre fabbriche e i nostri concessionari?”. Per legge, però, un referendum abrogativo non può riguardare decisioni prese a livello internazionale, come lo stop alle endotermiche disposto dall’Unione Europea.

In collaborazione con Automoto.it

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