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Maserati MC20 Cielo: un capolavoro di tecnica e dinamica di guida. Prova su strada

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La nuova Maserati MC20 Spider si chiama Cielo, e onestamente non potevano darle un appellativo più azzeccato. Perché è sempre “aperta” verso l’infinito e oltre, anche quando è chiusa. Com’è possibile?

Prima di tutto, non è la semplice versione cabrio della coupé. Guai a pensarlo anche solo per 2,9 secondi, che è anche il tempo che ci mette per andare da 0 a 100 km/h. Ha qualità diverse e per questo verrà scelta dalla metà dei fortunati compratori di MC20, che si vedranno chiedere un supplemento di 25.000-30.000 euro rispetto ai 231.000 di listino.

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Destinazione diversa, stesse prestazioni esaltanti dal V6 Nettuno e dalla scocca di carbonio. La linea da chiusa sembra cambiata poco, eccetto naturalmente nella coda che deve ospitare la capote ad azionamento esclusivamente elettrico. Dove prima c’era lo sfogo d’aria del motore c’è una silhouette diversa, ma che solo per un nulla ha inficiato l’invidiabile Cx della MC20 chiusa, appena il 2% contro una media universale del 4%.

E, si, è più pesante. Ma anche qui un semplice alito di carbonio in aggiunta, 65 kg, che gli ingegneri si sono preoccupati di mettere dove non possano essere notati, almeno dal punto di vista delle prestazioni, che rimangono inchiodate sul supersonico. Il tetto è rivoluzionario: scompare in appena 12 secondi in un fragoroso silenzio. Solo aria che fruscia, si può fare con i cavalli in passeggiata a 50 km/h, ed è grande, gradissimo: oltre mezzo metro quadrato di scuro vetro scintillante.

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Un attimo, ho detto scuro? Di certo mi sono sbagliato, perché è trasparente. Ma è anche scuro. Insomma, è elettrocromatico e sfrutta la tecnologia PDLC (vi risparmio l’acronimo, è analoga agli schermi a cristalli liquidi) e nel giro di un touch sullo schermo cambia di trasparenza. Una spider che è “open to view” anche quando è chiusa, non ce ne sono mica in giro.

Senza ombra di dubbio, una fra le macchine più interessanti che mi sia ritrovato a guidare: uno sterzo “pieno”, incisivo e rapidissimo, con il carico capace di trasmettere tutto ciò che succede alle ruote senza ritardi. Una tecnica raffinata a dir poco anche per quanto riguarda il telaio, ben tarato e sviluppato nei minimi dettagli a favore dell’handling, così come il reparto sospensioni perfettamente all’altezza della situazione. Più rigide di quanto ci si aspetterebbe, ma in positivo, per il massimo del trasferimento di coppia all’asfalto e lasciando a chi guida il compito di decidere quale comportamento debba avere la macchina in ogni curva. Quando si suol dire, “comunicativa”.

La possente voce del Dio Marino che alberga sotto il cofano posteriore, per quanto mi riguarda il miglior V6 non elettrificato in circolazione, l’ho ascoltata e riascoltata e vi invito a immaginare con me un fondo scala a tetto aperto (aperto davvero) in una galleria. Roba da fare Milano – Genova solo per la colonna sonora da Serravalle in corsia sud . E per scoprire il resto, a voi il mio video.

In collaborazione con Automoto.it

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