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L'Euro 7 è (quasi) qui: cosa sappiamo e perché l'industria dice "no"

La Commissione Ue presenterà le nuove regole sulla CO2 di auto, furgoni e camion, in vigore almeno dal 2025. Ma le Case non sono d'accordo

Ci siamo. In viaggio da un anno e in ritardo per vari incidenti lungo il percorso, l’Euro 7 sta per bussare alla porta. Dopo aver varcato la soglia, darà un altro giro di vite alle emissioni dei motori a combustione interna; gli ultimi in commercio nel Vecchio Continente, prima dello stop alle vendite dal 2035.

Basta aspettare fino a domani, 9 novembre 2022, per conoscere la normativa che accompagnerà i veicoli endotermici al ritiro dai concessionari. Così ha promesso Thierry Breton, commissario europeo al Mercato interno e all’Industria, durante una chiacchierata con i media: occasione per lanciare più di una frecciatina al “tutto elettrico”. Ma anche le nuove regole sulla CO2 sono accolte con freddezza, tanto che arrivano dopo una lunga gestazione. Vediamo.

Appuntamento al 2025 (forse)

Chiamato a sostituire l’Euro 6, in vigore dal 2014, il regolamento sull’Euro 7 doveva essere presentato dalla Commissione Ue a fine 2021, ma era stato rimandato prima al 5 aprile e poi al 22 luglio 2022. Adesso è finalmente pronto a fare la sua apparizione. Ricordiamo qual è la sua missione.

Come accennato, dovrebbe dare la stretta finale alle emissioni dei motori a combustione interna immatricolati in Europa. E non solo auto, ma anche furgoni e camion. Proprio l’accorpamento fra i tre tipi di veicoli sembra essere uno dei motivi che hanno portato ai vari rinvii.

Se approvata da Europarlamento e Consiglio Ue, la normativa traghetterà gli endotermici fino alla totale elettrificazione. Già, ma da quando? In un primo momento, sembrava certo che l’Euro 7 sarebbe entrato in vigore nel 2025. Adesso, però, i ritardi potrebbe far slittare la data di 1-2 anni, al 2026-27. Perché? Perché è difficile rivoluzionare la produzione con così poco preavviso. Le Case hanno bisogno di tempo per mettersi in regola.

C’è però da sottolineare un fatto importante: come anticipato qualche giorno fa dal sito Politico.eu – che cita un documento interno dell’Unione Europea – Bruxelles sembrerebbe indirizzata verso un ammorbidimento delle norme Euro 7, creando una sorta di Euro 6 “plus”, con valori molto meno stringenti. Staremo a vedere.

Euro 7, perché no

E poi, soprattutto, servono i soldi per gli investimenti, in un periodo storico non esattamente felice per il mercato, nonostante qualche segnale di ripresa. Ecco perché il regolamento non è visto di buon occhio. L’Euro 7 è una tecnologia che obbliga i costruttori a fare un doppio sforzo: sui motori termici e su quelli elettrici. Si tratta, fra l’altro, di un sistema che rimarrebbe in vita per pochi anni, al massimo una decina.

Sono perciò diversi gli oppositori al regolamento: dal ceo di Stellantis, Carlos Tavares, a Eric-Mark Huitema, ex direttore generale di Acea, associazione che riunisce le Case europee. Persino la politica conosce i suoi detrattori ai nuovi standard. È il caso di Roberto Cingolani, ex ministro della Transizione ecologica, ora consigliere per l’energia a Palazzo Chigi.

Difficile, ma non impossibile, che siano colpiti anche gli automobilisti. Alcuni costruttori potrebbero infatti decidere di anticipare l’addio ai veicoli endotermici e concentrarsi solo sull’elettrico, anche se, in quel momento, non tutti potranno permettersi una vettura a batteria.

Euro 7, perché sì

Ovviamente l’Euro 7 ha anche le sue ragioni. Ratio del regolamento è ridurre al minimo le emissioni di veicoli che non solo verranno venduti fino alla fine del 2034, ma che continueranno a circolare sulle nostre strade anche dopo, magari per molti anni.

Lo spettro del cambiamento climatico è sempre più minaccioso, mentre l’inquinamento atmosferico continua a costare decine di migliaia di morti premature ogni anno. Solo il tempo dirà se l’Euro 7 sarà stato una semplice voce in più ai capitoli di spesa delle Case auto o avrà aiutato davvero il Vecchio Continente a raggiungere i suoi target climatici. Ai posteri l’ardua sentenza.

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