Il riciclo delle batterie è diventato in Sud Corea un business con enormi prospettive (economiche e sostenibili)
Del tema se n’è parlato anche durante la campagna elettorale italiana di queste settimane, culminata con la vittoria schiacciante del centrodestra e, in particolare, di Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni: fare all-in sull’elettrico significa condannare l’Europa alla dipendenza dalle materie prime “cinesi”?
Assolutamente no, ma bisogna giocarsi bene le proprie carte, magari studiando e imitando le esperienze di altre regioni. Un esempio arriva dalla Corea del Sud, dove si è partiti a tutta velocità sul riciclo delle batterie. Un business che sta fiorendo e che promette moltissimo.
Crescita a vista d’occhio
Si potrebbero definire “miniere urbane” quelle che stanno nascendo nella zona, forti di una domanda in rapidissima crescita: l’istituto di ricerca SNE Research prevede che il mercato globale del riciclo, con un valore di 400 miliardi di won nel 2020 (291,6 milioni di euro), raggiungerà i 21 trilioni di won nel 2030 (15,3 miliardi di euro).
Qualcuno triplica
C’è fiducia, tanto che il valore delle azioni di SungEel HiTech e della rivale Sebit Chem – principali player del settore – è più che triplicato dopo le quotazioni in Borsa, avvenute rispettivamente a fine luglio e inizio agosto.
“La domanda di riciclo delle batterie sta crescendo rapidamente, perché l’ambiente, la società e la politica lo chiedono”, spiega un dirigente al Financial Times. “Dobbiamo costruire un nuovo impianto quest’anno per soddisfare l’aumento della richiesta”.
I segreti del successo
Ma cosa fa da traino a questo business? Per cominciare, l’interesse di tutti a rendersi il meno dipendenti possibile dalle importazioni da Cina, Congo e altri Stati, soprattutto ora che i prezzi stanno salendo. Litio, nichel, cobalto e altri minerali resteranno “in casa”, una volta arrivati.
Chi ci crede
Sk On, per dirne una, ha già lanciato una joint venture con Ford da 7,8 miliardi di dollari (8 miliardi di euro) per costruire 3 impianti in Usa. A maggio, Hyundai ha annunciato un investimento di 5,5 miliardi di dollari (5,7 miliardi di euro) in Georgia, mentre Lg Energy Solutions si è alleata con General Motors per sbarcare in Michigan. Costo dell’operazione, 2,6 miliardi di dollari (2,7 miliardi di euro).
Ora gli analisti si aspettano che le aziende sudcoreane continuino gradualmente la loro espansione, con l’obiettivo di avvicinarsi sempre di più ai produttori di batterie e mettere mano alle materie prime del futuro, per non lasciarle più.
Lontane dai confini troveranno però la concorrenza degli operatori occidentali, come Li-Cycle, sostenuto da Glencore, e Redwood Materials, creata dal cofondatore di Tesla, JB Straubel. Intanto, però, Italia ed Europa sanno dove guardare per trovare un modello da seguire.
Fonte: Financial Times