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Lasciare il motore acceso quando l’auto è in sosta è tre volte un danno. Ecco perché…

lasciare il motore acceso quando l’auto è in sosta è tre volte un danno. ecco perché…

gas scarico auto

Ambiente, salute e danno economico sono i temi da elencare a chi seduto alla guida di un’auto in sosta tiene il motore acceso. Ecco come spiegarlo ai più riottosi

Arriva il caldo e sempre più spesso nei parcheggi, ma anche ai bordi dei marciapiedi, si trovano auto con il motore acceso e con il guidatore comodamente seduto al suo posto – ma la situazione non è diversa con il freddo e il riscaldamento.

Spesso gli fa compagnia il cellulare che assorbe completamente la sua attenzione. E, intanto, i pedoni che gli passano accanto assorbono i gas di scarico che escono dalla sua auto.

Rimanere in auto con il motore accesso è 3 volte un danno: all’ambiente, alla nostra salute (i gas di scarico delle auto contribuiscono al 72% dell’inquinamento in strada) e al portafoglio.

Non solo perché si consuma carburante, ma perché si rischia anche una multa. Bella salata. Il codice della strada, infatti, prevede un’ammenda che varia da 223 a 444 euro.

Ricordiamo che la sosta con il motore acceso è regolata dal Codice della Strada, articolo 157, paragrafo 7-bis, che enuncia: “è fatto divieto di tenere il motore acceso, durante la sosta del veicolo, allo scopo di mantenere in funzione l’impianto di condizionamento d’aria nel veicolo stesso“; dalla violazione consegue la sanzione amministrativa.

Lo diciamo da tempo. E non siamo i soli. In molti bussiamo ai finestrini delle auto in sosta con motore acceso: la frase di prassi è “può spegnere il motore, per favore?” (il per favore è un optional dei più educati di noi).

Le risposte che si ottengono sono delle più variegate e vanno da una scala da 1 a 10 rispetto al nervosismo di chi siede al volante.

Nel caso dei più riottosi ecco qualche argomento tecnico in più per convincerli. Si rovina anche l’automobile. La risposta l’ha raccolta Parclick, giustamente interessato all’argomento perché i propri clienti consultano la sua App per parcheggiare velocemente e senza inquinare.

Quindi, lasciare il motore acceso al minimo per molto tempo è dannoso per l’auto, perché il tipo di combustione, senza il “moto”, produce più residui che possono danneggiare diversi componenti come il catalizzatore o i filtri antiparticolato.

Inoltre, – affermano i tecnici di Parclick – mantenere il motore al minimo può ridurre l’efficienza dei lubrificanti, per cui il conducente dovrà cambiare l’olio prima del previsto.

Questione di tempi?

“Mi fermo solo un secondo“. A questa risposta vale la pena fare osservare che, comunque, conviene spegnere il motore perché bastano 30 secondi per aver già consumato più carburante rispetto a quello necessario per riavviarla.

E Parclick fa anche due calcoli: nonostante il consumo di un veicolo fermo con il motore acceso vari molto a seconda dell’auto, in generale oscilla tra uno e due litri all’ora a seconda delle dimensioni, del tipo di motore e dello stato di manutenzione, oltre a diversi altri fattori.

Dicevamo che i gas di scarico inquinano producendo CO2. Sì, ma quanta? Ovviamente dipende dall’auto, da quanto è vetusta, da che carburante usa. Ma una media, sempre calcolata dai nostri esperti, parla di quattro chili all’ora di CO2 prodotta da un’auto con motore acceso.

A questo si aggiunge il fatto che, mentre è in funzione, l’auto continua a emettere gas, che verrà respirato sia dai passeggeri dell’auto (a meno che i finestrini non siano chiusi) sia da chi si trova nelle immediate vicinanze. Anche in questo caso, la quantità di CO2 emessa varia in base al veicolo, ma può superare i quattro chili all’ora.

Tutti insieme possiamo farcela a diminuire il malsano comportamento di tenere il motore acceso in sosta, anche magari quando si scende per acquistare velocemente qualche oggetto o fare due chiacchiere con un conoscente: c’è anche il rischio che l’auto venga rubata.

Crediti immagine: Depositphotos

L’articolo Lasciare il motore acceso quando l’auto è in sosta è tre volte un danno. Ecco perché… è stato pubblicato su GreenPlanner Magazine.

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