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Lamborghini e Aston Martin: dai trattori alle supercar. L'incredibile parabola dei due fondatori

lamborghini e aston martin: dai trattori alle supercar. l'incredibile parabola dei due fondatori

Ferruccio Lamborghinitra la Jarama e un trattore della serie R

Non c’è dubbio che il Novecento sia stato il secolo dell’Automobile e, aggiungo io, del Cinema. Queste due invenzioni, che si basano sui principi opposti di trasformazione del moto alterno in un moto circolare uniforme e viceversa, si sono tenute per mano nel corso della loro crescita e delle loro malattie, nella buona e nella cattiva sorte, proprio come due sposi promessi e contrastati. Si sono sviluppati impetuosamente fino alla fine degli anni 60, quando per entrambi sono cominciati i guai seri: la crisi petrolifera per l’auto, l’avvento dell’era televisiva per il cinema.

Prima c’erano state crisi anche gravi – come il crollo di Wall Street del ’29 e l’arrivo del sonoro un paio di anni prima – ma si trattava di malattie esantematiche legate alla crescita, anche se furono capaci di mandare a gambe all’aria parecchie case automobilistiche e cancellare divi che non seppero rinnovarsi. Tocca dire che le guerre – orrende e detestabili – furono anche occasione per risollevare le industrie boccheggianti grazie alle commesse militari e, per quel che riguarda il cinema, per rispondere alla fame di evasione, speranze e sogni di tranquillità degli spettatori di tutto il mondo angosciati dai conflitti.

Vorrei raccontare di due industriali appassionati, due uomini che più diversi non si potrebbero immaginare ma simili nel carattere e – benché appartenenti a generazioni, nazioni ed estrazioni diverse – dominati dalla stessa implacabile energia. Si tratta di Sir David Brown (Huddersfield, 1904 – Principato di Monaco, 1993) e di Ferruccio Lamborghini (Renazzo, 1916 – Castiglione del Lago, 1993), venuti al mondo a distanza di vent’anni e mancati contemporaneamente dopo essersi ritirati dall’attività.

Condividevano non soltanto l’aver prodotto alcune fra le auto sportive più belle e celebrate al mondo, longeve ben oltre i loro creatori e attive ancora oggi, ma il provenire dalla costruzione di macchine agricole e ingranaggi, attività che sembrano assai brutali e rozze, molto lontane dalle raffinatezze dell’automobilismo d’élite. Tutto il contrario! Doversi misurare con materiali resistenti a enormi sollecitazioni costringe i “trattoristi” a una progettazione sofisticata, molto più severa degli standard richiesti dagli autoveicoli “normali”.

La David Brown Engineering Limited era stata fondata dal nonno (si chiamava anche lui David Brown) e si era specializzata in ingranaggi e commesse militari che l’avevano smisuratamente ingrandita. Alla morte del padre Percy nel 1931, il venticinquenne David assunse il comando della società e diede vita alla costruzione di trattori che ne divenne il core business. Nel 1947 David Brown acquistò la Aston Martin (per 20.500 sterline!) e l’anno dopo la Lagonda, altra marca leggendaria (la pagò un po’ più cara: 52.500 sterline). Nel 1955 si assicurò anche la carrozzeria Tickford, rendendosi così del tutto indipendente, e chiamò a sé alcuni eccezionali collaboratori: il direttore generale John Wyer, il progettista Harold Beach, l’ingegnere polacco Tadek Marek (che aveva lavorato in Fiat, General Motors e Austin) per i motori, l’austriaco Eberan von Eberhost (ex-Auto Union) per i telai, il designer Frank Feeley (che aveva dato forma alle Rapier da record di sir Malcolm Campbell) per lo stile, affiancandoli al veterano Claude Hill.

Con questo parterre de rois darà l’avvio a una serie di vetture che saranno il suo fiore all’occhiello tanto da portare iscritte nello stemma le sue iniziali, DB circondate dalla rosa bianca dello Yorkshire e da quella rossa del Lancashire. Le varie serie DB – celeberrima la DB5 di James Bond – continuano a essere prodotte tutt’oggi in mirabolanti desiderabili reincarnazioni.

La storia di Ferruccio Lamborghini è invece quella di un self-made man. Figlio di agricoltori, studi a Bologna da tecnico industriale, viene subito impiegato da una ditta che revisiona autoveicoli militari. Durante la guerra è meccanico riparatore a Rodi nel Dodecaneso, dove rischia di esser fatto prigioniero dai tedeschi. Nell’immediato dopoguerra, fiutando la necessità di un’imponente meccanizzazione agricola, utilizza i residuati bellici lasciati dagli Alleati per costruire i suoi primi rudimentali trattori, integrati con cambi e riduttori di fabbricazione propria. Nel 1948 fonda la Lamborghini Trattori che ben presto sarà in grado di fare tutto in casa: progettazione e costruzione di trattori, motori, pompe idrauliche e bruciatori, diventando uno dei leader del settore. Vuole la leggenda che, umiliato da Enzo Ferrari (che lo rimproverava di sbriciolare le frizioni dei gioielli di Maranello col suo pesante piede da trattorista), avesse giurato vendetta, tremenda vendetta, decidendo di sfidare il Drake sul suo terreno.

Radunati i migliori tecnici dell’epoca – geni come Giotto Bizzarrini per il motore, Gian Paolo Dallara e Paolo Stanzani per il telaio, Franco Scaglione per la carrozzeria – Ferruccio Lamborghini fu in grado di presentare al Salone di Torino del 1963 la sua prima 350 GT. Sarà tuttavia nel 1966 che scoppierà la rivoluzione con la mirabolante Miura, l’auto che rivolterà tutte le consuetudini del segmento: motore 12 cilindri disposto in posizione centrale-trasversale, cambio in blocco nel basamento, linea avveniristica e stupenda (opera di Marcello Gandini, capo designer della Bertone). La Miura farà ingiallire di colpo tutte le altre e il suo clamoroso

Entrambi hanno dovuto ritirarsi dalle loro aziende. Brown ricavandone un utile notevole, anche se in seguito la marca dovrà fare i conti con mille difficoltà, Lamborghini perché queste difficoltà le ha incontrate da subito, con gran gioia dei rivali che mal tolleravano il suo carattere fumantino.

A distanza di trent’anni esatti dalla loro morte, queste aziende godono invece di ottima salute e impinguano di utili i loro acquirenti finali: per l’Aston Martin il magnate canadese Lawrence Stroll, l’industriale farmaceutico svizzero Ernesto Bertarelli e la Mercedes-Amg Petronas Motorsport, mentre la Lamborghini è saldamente in mano all’Audi. Chissà come saranno compiaciuti i loro creatori mentre, al volante dei rispettivi bolidi, rivaleggiano lassù nei grandi pascoli del cielo.

 

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