L’airbag anti-valanga è utile ma non assicura la salvezza
“L’airbag è uno strumento di ultima generazione, sicuramente di sopravvivenza ma non garantisce la vita”, spiega all’AGI Giorgio Gajer, presidente di lungo corso del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico dell’Alto Adige. “Lo zaino è ingombrante, è costoso che non tutti possono permetterselo, aumenta la possibilità di non essere sepolto ma non può sostituire l’attrezzatura di autosoccorso”, avverte.
“Lo zaino è uno strumento con funzione di galleggiamento, di restare sopra la valanga ma comunque negli anni sono decedute tante persone”, sottolinea Gajer, “diciamo che aumenta la percentuale di non essere sepolto. C’è poi una questione di spazio e di costo che va da 500-600 euro a salire. Devo dire che non se ne vedono tanti sulle Alpi, sono più comuni proprio in Norvegia dove le distese sono molto vaste e quindi c’è meno possibilità di chiamare i soccorsi”.
Normalmente è collocato nello zaino con una maniglia per il rilascio nella tracolla e un cuscino d’aria compresso in uno scomparto separato. Da uno studio canadese condotto nel 2014 emerse che su 245 incidenti in cui persone con e senza airbag erano state coinvolte nella stessa valanga, il 22,2% delle persone senza airbag sono morte, a fronte dell’11,1% di chi era riuscito a gonfiare l’airbag. Va detto, peraltro, che in un caso su cinque gli escursionisti non erano riusciti a dispiegare l’airbag.
L’airbag, se ci si addestra al rilascio e si tiene lo zaino regolarmente revisionato, può essere un aiuto a patto di non dimenticare l’apparecchio Artva per la geolocalizzazione e di pianificare comunque le escursioni tenendo conto dei rischi. “È uno strumento importante ma non è il patentino per salvarsi perché dipende da come la valanga colpisce la persona, se ci sono blocchi di ghiaccio o massi, e la pendenza del pendio”, rileva il numero uno del Soccorso alpino altoatesino.