Ottawa ordina ad alcune società minerarie della Cina di abbandonare gli investimenti nel Paese: "Minacciano la sicurezza nazionale"
È l’alba di una guerra commerciale tra Occidente e Cina? Di sicuro, al momento, c’è che Pechino ha già visto il Nord America schierarsi contro la sua industria. Prima l’Inflation Reduction Act (IRA) degli Stati Uniti, che premia il “made in Usa” per allontanare la minaccia asiatica; adesso anche il Canada si dà al protezionismo.
Condividere interessi e valori
Si tratta di Sinomine Rare Metals Resources, Chengze Lithium International e Zangge Mining Investmen, alle quali viene chiesto di cedere i loro investimenti rispettivamente in Power Metals Corp, Lithium Chile e Ultra Lithium.
“Mentre il Canada continua ad accogliere investimenti diretti dall’estero, agiremo con decisione quando questi minacciano la nostra sicurezza nazionale e le nostre catene di approvvigionamento di minerali critici, sia in patria che fuori”, sono le parole con cui Champagne commenta la decisione.
La porta, quindi, non è chiusa a tutti i partner stranieri. Il ministro lo dice a chiare lettere: “Il Governo federale è determinato a lavorare con le imprese canadesi per attrarre investimenti diretti esteri da aziende che condividono i nostri interessi e valori”.
Sovranismo all’orizzonte
E così, dopo gli States, anche i vicini del nord danno il benservito ai cinesi. Il pericolo di una guerra commerciale c’è, con il rischio per l’Europa di diventare vittima collaterale, a meno che non convinca Washington a fare un passo indietro sull’IRA e tutelare le Case Ue. Il sovranismo dell’auto elettrica aleggia ancora.
Fonte: Reuters, Canada